Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980
72Federico Bozzini Ma il ricatto politico messo in atto dal difensore è ancora più pesante. In seguito al fatto delle tende accaddero i disordini e i tumulti contadlini che verremo raccontando. "Un partito astuto, sotterraneo ed audace perchè sotterraneo, - racconta il difensore - s'impadronì dell'atterramento delle tende per intentare questo processo ai tribunali, e sguinzagliare il buon popolone delle ville contro le canne bianche (i cilindri bianchi, i signori, n.dl.r.). Si fece credere all'onesto villano che una setta atea e ricca di mezzi voleva torgli la religione. E l'abbindolata plebe insurse tremenda in varii paesi, insurse egri- dò: abbasso le canne bianche: morte ai signori". "L'accusa era terribile e sufficiente a destare una guerra di religione". I tumulti vennero faticosa- mente repressi dalla forza pubblica. "Ora (è la fine di settembre n.d.r.) tutto è tranquillo, e la tran- quillità cosa benedetta che conviene saper conservare. Date a questo processo - chiude l'avvocato ri- volto ai giudici - il nome di un reato qualunque, mettetevi accanto agli eterni nemici d'Italia, e la guer- ra alle canne bianche, ai profanatori del culto riapparirà più aspra e minacciosa di prima. Il tribunale avrà giudicato a favor di Lojola (... )". Di fronte all'alternativa di lavorare per i gesuiti, e, soprattut- to, di contribuire in qualche modo a sobillare le rivolte contadine contro i sognori, i giudici assolvono tre rei confessi e orgogliosi dei propri reati. Così si realizza il patriottico e progressivo desiderio di Giuseppe Garibaldi di "veder trionfare la causa della giustizia e del vero sull'immoralità e la menzo- gna". (Ibidem). (25) Esiste un controverso e ambiguo tentativo da parte delle autorità di bloccare la processione. Secondo la versione del capitano dei Carabinieri, alle 7 del mattino "il Maresciallo d'alloggio a caval- lo comandante questa stazione principale si recava al Duomo, per informarsi, se malgrado l'occorso nella notte antecedente, si persistesse nell'idea di fare la processione( ... )". Mons. Perbellini, che so- stituiva il vescono Canossa, in quei giorni a Roma, "riceveva il Maresciallo sulla soglia della porta della propria camera, e dopo aver ascoltato quali pericoli minacciassero la processione, rispondeva che alle ore 8,30 la processione sarebbe uscita dal Duomo". (26) A causa di questo sprezzante comportamento clericale "è dato ritenere che rimanesse offeso l'amor proprio degli astanti, per cui in piazza Erbe cominciò un parapiglia, la notizia del quale svisa- ta, immediatamente si diffuse per tutta la lunghezza della fila e ne restò in modo tale colpita da pani- co timore che voltate le spalle si sbandò, causando il tafferuglio ed il disordine che si lamenta, accre- sciuto dal fuggi fuggi di Preti e dei devoti, i quali - continua evidentemente divertito il questore - l'uno addosso all'altro si accavallarono, tanto storditi dall'avvenuto, che più d'uno di que' Reverendi cad- de stramazzone a terra riportando div1erseammaccature". Ridicolizzare preti e fedeli è un utile strumento per minimizzare gli eventi: "( ... )alcuni arredi sacri furono spezzati od altrimenti rotti( ... ) pegli urti che preti, divoti ed accorsi si davano l'un l'altro so- spingendosi ond~ veder modo di salvairsi da un pericolo più immaginario che reale" (A.S. VR., cit., La Questura al Prefetto, 20 giugno 1867). (27) Ibidem. (28) ','L'Arena", 26 giugno 1867, I fatti del giorno 20. (29) E una cronaca dell'" Unità Cattolica" riportata dall" 'Adige", 25 giugno 1867. (30) "L'Arena", 26 giugno 1867. (31) "L'Arena", 2 luglio 1867. (32) "L'Adige", 22 giugno 1867. BibliotecaGino Bianco
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