Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

Le rivolte dei veneti 71 (16) Cfr. A. Spagnolo, La festa del Corpus Domini in Verona, Verona 1900, e dello stesso autore, La processione del Corpus Domini in Verona nei secoli XV e XVJJJ, in" Atti e Memorie dell'Accade- mia d'Agricoltura Scienze Lettere Arti e Commercio di Verona", Serie IV, Vol. II (Vol. LXXVII dell'intera collezione), Verona 1901-02. (17) "I veronesi - scrive "L'Arena" - si ricordavano che il clero non volle concorrere alla festa dello Statuto, e senza ppunto rinunciare ai sentimenti religiosi individuali, pensavano che la cerimonia, po- tesse restringersi fra le mura del tempio, libero ognuno di prendervi parte, ma non decorso per la città intera come corpo morale. La dignità nazionale era stata ferita al vivo dal clero pochi giorni or sono, perchè voleva egli pretendere che Verona se ne dimenticasse così presto?" (22 giugno 1867). (18) "Gli svariati e molteplici rapporti del Comune colla Chiesa in oggetti di culto si possono classi- ficare in tre categorie: 1° Interventi e rappresentanze della Giunta in molti riti e festività religiose. 2° Spese per pratiche pie, funzioni ecclesiastiche ed offerte votive. 3 ° Giuspatronati ed ufficiature". (Relazione al Consiglio Comunale di Verona sui rapporti del Comune con la Chiesa e relativa discus- sione e deliberazione. Estratto della seduta 24 aprile 1868, Verona 1868). (19) "L'Adige", 16 settembre 1867, Consiglio Comunale - Seduta consigliare tenuta il giorno 18 giugno 1867. (20) A.S.VR. , cit., Prefetto a Ministero dell'Interno, Disordini in occasione della processione del Corpus Domini, 20 giugno 1867. (21) Questo gruppo di ispirazione garibaldina aveva come proprio organo il periodico "La Berlina" e faceva capo organizzativamente al "Circolo democratico". Sul loro foglio, ad esempio, compare un telegramma da Venezia: "Municipio deliberato negare tendoni ai preti processione Corpus Domini. Così altre città venete. Verona invece paolotta e clericale. Vergognatevi!". ("La.Berlina", foglio agro - dolce ebdomadario, 15 giugno 1867). (22) A.S.VR ., cit., Questore a Comandante Carabinieri, 19 giugno 1867. (23) A.S. VR., cit., Questura di Verona al Prefetto, Inconvenienti per la processione del Corpus Domini in Verona, 20 giugno 1867. (24) A.S. VR., cit., il giudice istruttore al Prefetto, 9 luglio 1867. Quali promotori del taglio delle tende verranno arrestati tre personaggi qualificati: l'ingegner Nodari, il luogotenente della Guardia Nazionale Mastini, e tal Berti agente della Stamperia Franchini. In favore del Nodari interviene con una lettera perfino Giuseppe Garibaldi. Nel settembre c'è il processo e, come era prevedibile, fra il trionfo entusiasta degli anticlericali, tutti gli imputati vengono assolti. L'arringa dell'avv. Tullio Me- stre difensore dell'ing. Antonio Nodari è al processo di estremo interesse politico e porta ulteriori no- tizie in merito allo svolgimento dei fatti. Egli infatti cita come scusanti per il proprio cliente elementi che costituiscono veri e propri capi d'imputazion~ per tutte le autorità politiche cittadine. "L'atterramento delle tende - sostiene fra l'altro il difensore - non va giudicato nella sua materiali- tà", ma come simbolo di lotta alla tirannide. "Così fu esso giudicato da tutti i savi della città, da tut- to il sensato giornalismo d'Italia, dalle note della Questura (!) esistenti in atti, dal primo onesto del nostro paese, l'eroe Garibaldi, così deve essere ritenuto da voi" ("La Berlina", 26 settembre 1867). "Ma tanto è vero che la fu una pacifica dimostrazione sentita dall'intera città, che presenti erano all'atterramento delle tende i Reali Carabinieri, e non fiatarono, e le Guardie di Questura vedevano e lasciavano fare, ed anzi apparì al processo che il R. Questore fosse contento che in parte avvenisse questa protesta". Il Nodari, racconta sempre il difensore, si era recato in questura poco prima dei fatti. Secondo la testimonianza di un delegato egli aveva detto che ''tornerebbe meglio che la Questura non mettesse la notte guardie a custodia delle tende, che correrebbero pericolo". E, secondo la deposizione di un al- tro delegato, il Nodari avrebbe affermato che egli "veniva in Questura, perchè ella non spedisse guar- die sul luogo, essendochè doveva succedere una dimostrazione" ("La Berlina, 28 settembre 1867). La connivenza politica fra imputati e autorità è dunque evidente. Il difensore non fa altro che rendere palese la concertata ripartizione morale dei compiti. E al giudice non rimangono che due strade prati- cabili: o chiamare a correi Questura e Prefettura o dimostrare il proprio spirito patriottico assolvendo tutti. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==