Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980
Le rivolte dei veneti 65 ~ borghesia patriottica creano le precondizioni economiche perchè i clericali abbia- no buon gioco nel soffiare sul malcontento popolare. L'unica risposta giusta è proprio quella che i padroni non possono praticare: creare occasioni artificiose di lavoro e di reddito per le masse è contro il progresso capitalistico dell'agricolutra. L'avanzata di questa forma superiore di produzione richiede la formazione di una grossa fetta di sovrapopolazione relativa. I patrioti democratici vogliono conciliare l'inconciliabile, e predicano al vento suggerendo l'unica risposta giusta socialmente, ma economicamente impraticabile. ''Ed ai poveri devesi lavoro, lavoro, lavoro - scrive il foglio di Legnago preoccupato dalle mene clericali - non eccitamento allo sciopero,all'accidia, al tumulto siccome cercasi di fare quà e colà ... ( ... )sappiamo che da più di qualche sagrestia si va prendendo non l'elemosina, ma la parola di disordine pubblico". E chiude lapidario: "Memento di Albare- do" (10). Alla fame delle masse che l'accu1nulazione capitalistica rendevaprogressiva- mente popolazione eccedente rispetto al nuovo modo di produzione, lo stato uni- tario risponde con i carabinieri e i tribunali. Per spegnere il potere detonante dell'esempio di Albaredo l'autorità politica vuole montare una repressione altret- tanto esemplare, che serva di chiarimento indiscutibile alle masse rurali. Così il prefetto scrive al tribunale invitando il potere giudiziario alla massima severità "attesa la gravità del fatto e le presenti condizioni", ed esortando a esaltare il ca- rattere esemplare del giudizio ostentando "un certo apparato di forza e solennità di forme nella procedura contro i colpevoli ( ... )" (l lJ. 2. La festa della borghesia La festa dello Statuto, che scadeva il 2 giugno, era la festa per eccellenza del nuovo stato unitario; era l'occasione per dimostrare pubblicamente il patriotti- smo delle popolazioni e la devozione al nuovo ordine politico. Le autorità cittadi- ne avevano preparato con impegno questa prima solennità civile che assumeva un valore forse più grande dello stesso plebiscito d'annessione. In quell'occasione i brogli elettorali potevano far scaturire dalle urne un'unanimità che in questo ca- so solo l'adesione volontaria dei vari ceti poteva pubblicamente confermare. Ma proprio da questo punto di vista la giornata di domenica 2 giugno era stata deludente. C'erano state celebrazioni e manifestazioni ufficiali seguite con disin- teresse assente ed ostile dalla gente. In città ci sono parate militari, raduni di sol- dati ai quali rivolgono i loro discorsi il sindaco, il prefetto ed il luogotenente ge- nerale ( 12). Nei paesi della provincia l'atteggiamento di distaccato assenteismo delle masse è, se possibile, ancora più profondo. La presenza popolare alle cerimonie, quan- do esiste, è sempre troppo evidentemente utilitaria {13). Così il bilancio della festa era stato penoso per la borghesia patriottica. L'as- senteismo del popolo dalla celebrazione dei valori del nuovo stato era stato così BibliotecaGino Bianco
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