Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

Lavoro e soggettività delle donne 57 to così: le donne di stabilimento, cara, quelle di una volta, niente da fare perchè dicevano 'quella lì è una donna da stabilimento'. Allora io l'ho saputo( ... ) e allo- ra io l'ho impiantato questo butel, ci volevamo un bene che non si sa, ma l'ho la- sciato perchè ho detto 'non voglio che tua mamma dopo ... ! (... )dopo mi doman- da un altro, la vecchia lo stesso 'niente da fare perchè le ragazze che vanno in sta- bilimento non le voglio in casa' ... ecco". (40) "Allora ha detto di me a suo padre 'ci sarebbe la figlia di F. che mi piace tanto' e lui: 'chi è? ah! ma va in stabilimento, no caro, no, non stare a prendere quelle che vanno in stabilimento' (... )e se suo papà non vuole non c'è niente da fare ... sa!. .. andavo in stabilimento ... " (41) E un'altra donna, che pure ha avuto delle soddisfazioni tangibili e delle gratifi- cazioni esterne dal mondo del lavoro in fabbrica, che, secondo i valori attuali di emancipazione è più realizzata di altre e che di sè e del proprio lavoro in stabili- mento dice: "È venuto dentro in stabilimento anche mio papà e tra me e mio papà mante- nevamo la famiglia( ... ) Maria Vergine, se ero contenta! Vuole che le dica che do- po che sono rimasta vedova sono andata a vedere se lo trovo ancora quello stabi- limento ... perchè il direttore non voleva mica che andassi via, quando me ne sono andata, diceva 'è una che rende più di tutti quasi, e adesso che vada via! ... adesso che ha imparato bene!' Mi godevo per il lavoro( ... ) si vede che io avevo passione per le macchine, bisogna che abbia avuto passione( ... ) me ne intendevo e mi pia- ceva". e il cui padre la nega agli aspiranti fidanzati motivando: "È quella che mi paga la bottega, se mi manca quella lì sono per terra( ... ) bisogna che vada in sta- bilimento ( ... ) questa qua è quella che mi mantiene la famiglia", ebbene~ questa donna, nonostante e al di sotto di queste dimostrazioni ed esplicite dichiarazioni di stima e apprezzamento, ha così interiorizzato l'immagine dominante di di- sprezzo per la 'dona da stabilimento' che, narrando di un momento difficile in cui ci sono da prendere delle decisioni nella 'fameia' acquisita, si esprime così: "Allora io che sono una povera operaia, continuo a pensare anch'io ... che qua che là ... e allora ho pensato e ho detto: 'sentite, volete che dica una parola? Per- chè io sono una che è andata in stabilimento, non avrò certe viste, sono una pove- ra operaia, dico anch'io il mio parere, dopo fate voi ... (... )' Mio messere taceva e dopo diceva: 'casso! mi pare che parli bene quella lì'." (42) ... E nella sua voce c'è ancora stupore e nel suo sorriso c'è ancora incredulità che suo "messere" l'abbia non solo ascoltata ma anche approvata. BibliotecaGino Bianco

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