Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980
Lavoro e soggettività delle donne 49 cristallizzazioni di ruoli che, ancor oggi vivi, ribadiscono il nostro essere discrimi- nate ed emarginate come lavoratrici. Da una parte infatti era considerato come lavoro solo quello che la donna svol- geva fuori casa, nei campi e nella stalla, tutte le altre attività, per quanto impe- gnative e specialistiche (cucinare, lavare, cucire, confezionare abiti, conservare prodotti ecc.) erano attività connaturate al suo sesso. D'altra parte il lavoro della donna fuori dalla casa aveva tali caratteristiche di manovalanza, mobilità, dere- sponsabilizzazione, che non poteva che essere svalutato. Ora, non si può fare un discorso preciso sul lavoro della donna contadina, sen- za accennare alla particolare struttura della famiglia in cui essa si trovava inseri- ta. Tale famiglia, oltre ad essere estesa, funzionava essenzialmente come unità di produzione: tutti i membri erano tenuti a lavorare ed a contribuire al buon anda- mento dell'azienda, come ricorda l'esplicito proverbio "qua l'è casa lasagna, ci lavora magna''. Questo non determinava tuttavia parità nei rapporti poichè, co- me nota la Saraceno, l'unico criterio di giudizio e di valore all'interno del gruppo era dato dalle caratteristiche del lavoro svolto (9): irapporti interni, il potere e il ruolo di ognuno erano dunque strettamente collegati alle sue mansioni, che d'al- tro canto non erano mai liberamente scelte, ma detenninate sulla base dell'età e del sesso. Vediamo allora, in specifico, quali erano le mansioni svolte dalla donna all 'in- terno della famiglia estesa, cominciando da quelle che le erano assegnate nella prima parte della sua vita, durante la permanenza nella famiglia paterna. Il lavoro della ragazza all'interno dell'azienda ja,nLliare Abbiamo già osservato inizialmente come il motivo del lavoro costituisca, nei racconti delle donne intervistate, un canovaccio su cui tessono gli avvenimenti della vita. 11lavoro è una realtà costante, sempre presente, non esiste una linea che separi, come per noi, l'infanzia dalla giovinezza: nessuna donna ci dice a che età ha incominciato a dare una mano in casa o nei campi, appunto perchè si trat- ta di un apprendimento ed esercizio graduale di tecniche, nozioni, conoscenze che si snoda per tutto l'arco della vita: "Ti mandavano fuori lì, con le 'sgalmarete' fatte d1 legno, alla mattina di da- vano, perchè latte ce n'era poco, un toco di polenta con qualcosa insieme, e dopo nel campo e via". (10) '"sti butini! ( ... ) facevano quello che potevano (... ) magari venivano con suo papà, montavano su sul carro (... ) anch'io ho insegnato a lavorare a tutti i miei figli: tagliare il frumento, zappare la polenta ... " (1 lJ "Cosa facevo da piccolina, cara! sa mica? Mi mettevano sempre a far qualco- sa. Dunque eravamo piccoline, vero? prima andava1no a pelar la foglia e dopo quando c'erano Je 'lissie' ci dicevamo 'voialtre bambine più piccole bisogna che facciate bollire il paiolo' c'erano di quei paioli grandi, cara, che ci facevano una paura ... (12) BibliotecaGino Bianco
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