Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

\. 34 Avevo capito che l'esperienza era esaurita e che dovevo ricominicare da capo. Iniziò per me una nuova vita, una ricostruzione naturale e totale di tutto, della vi- ta di ogni giorno e della esperienza umana. Mi accorsi che io avevo molte cose da dire e da insegnare agli altri. Nessuno meglio di me sapeva cos'è il fascismo, la re- pressione, l'emarginazione. Non volevo e non voglio che questa mia esperienza debba concludersi nel ghetto. Decisi di aprirmi. Un segretario provinciale sa che un militante non si fa dalla sera alla mattina. Ci occorrono anni di lavoro politico, di esperienza concreta, di formazione. Ogni militante lo garantisce rispetto ad un mosaico della realtà provinciale che lui co- nosce nella sua interezza. Il suo potere si fonde con quello dell'organizzazione che rapresenta in prima persona e si basa (dopo la costituzione della F.L.M.) non sul numero degli iscritti, ma sulle realtà politiche e produttive che i suoi militanti riescono ad esprimere, come numero e come qualità. Un segretario responsabile non può permettersi di perdere un quadro senza combattere. Il segretario responsabile della FLM, si accorse che io cominciavo a sbandare e forse per quello che ho detto e per sincera sensibilità, cominciò ad in- teressarsi di me ed ai miei problemi. Lui era convinto che se mi fossi sposato, tut- to si sarebbe risolto. Mi parlò anche dei suoi problemi. Io raccontai la parte con- fessabile dei miei e nacque un rapporto che non esitai a definire amichevole. No- nostante tutto, amichevole è rimasto. Decisi di raccontare tutto. La presi alla lar- ga. Parlai di Pasolini, della sua barbara uccisione, delle strumentalizzazioni. Lui riprese le mie argomentazioni, le trovò giuste e rilanciò più avanti la problemati- ca omosessuale, molto più in fretta di me. Parlai della omosessualità in generale. Lui mi colpì per la sua preparazione. Era molto più filo-omosessuale di me. Le cose mi sembrava si mettessero bene, così parlai dell'omosessualità che ''potrebbe'' essere anche nel sindacato e il ''no- stro" comportamento che forse era scorretto. Lui mi dette ragione dopo poco ag- giunse: "Vorrei vedere la faccia che faresti tu, se durante una riunione sindacale ti sentissi una mano sul culo". Fine del confronto. Molto più recentemente, mi sono aperto con alcuni compagni. Ho ancora la sensazione di averli violentati. Ma soprattutto la sensazione di essere stato solamente accettato. Conclusioni Tutti sentono la necessità di parlare del sindacato diverso. Ma invocano, prima che le "norme" scritte, i "valori" della normalità intesa in senso statico da cui è illecito discostarsi. Ma io continuerò a condurre questa vita ambigua e dovrò re- primere l'ossessionante bisogno di non ingannare gli altri. E questo, se non ci si deciderà ad aprire un discorso culturale e nuovo in tutte , , le stru~ture del sir:idacato. ~on su!l'omosessualità, ma s~l~a vita, sul_fascismo,-. ·A · sulla violenza, sui rapporti umani, sulla natura "masch1hsta" del sindacato .. 'l"p Marx dice clie per creare lo stato socialista è necessario fare l'uomo nuovo, com- pletamente rinnovato, autenticamente "rivoluzionario". . U sindaca Q nuo~Q, il sindacato egualitario oggi passa attraverso la messa in di- Biblioteca 1noljlanco .

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