Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980
Esperienze di un militante omosessuale 29 Nel sindacato trasferii lo stesso impegno e gli stessi problemi che avevo in par- rocchia. Cominciai a condurre una vita nuova. Non ricordo quali furono i "salti" e la progressiva maturazione. So che smisi di colpevolizzarmi, cominciai ad accettarmi ed a condurre una doppia esistenza. Ero un sindacalista dal lunedì al venerdì ed un omosessuale il sabato e la domenica. Mi giustificavo con la mia coscienza ripetendomi che il ''sabato è fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato". Il rapporto con i compagni del sindacato era molto semplice. Non si parlava (e non si parla) mai del proprio privato. Per me, come per tutti, quello era relegato all'intimità e nessuno se ne curava. _PeLllQi (negli anni 68:2_3) ~ "politica" significava '·azione politica" non c'era una ''teoria politica'' se questa non si trasformava im1nediatamente in ''azione''. A1501amovissuto il problema del ''potere'' delle classi egemoni come il responsa- bile su cui trasferivamo tutte le nostre ansie e le nostre preoccupazioni anche pri- vate. Non abbiamo mai voluto individuare quanto il sindacato fosse intimamente legato al potere, nel cui spazio è nato ed è cresciuto. E per quante teorie e lotte facessimo, non potevamo intaccare questa realtà strutturale del sindacato. Abbiamo giudicato nostri avversari stupiti e quel giudi- zio è ricaduto nelle nostre lotte e sulla nostra vita. Tra di noi abbiamo sempre pri- vilegiato il confronto politico ed abbiamo rifiutato, come un valore piccolo bor- ghese, il confronto umano. Quante battaglie antifasciste abbiamo fatto! Dovevamo difenderci dagli attac- chi della ''strategia della tensione''. È triste pensare che quelle (giustissime) lotte ci hanno fatto spostare l'obiettivo. Abbiamo individuato il fascismo nell'MSI e in quell'arrogante potere democristiano che non vuole essere messo in discussio- ne. Le nostre analisi si sono fermate lì. Non abbiamo proseguito e non siamo sta- ti capaci di affondare il bisturi dell'analisi anche nella nostra carne, per mettere in luce (almeno fra di noi) che cos'è il fascismo, quello vero, più sottile e veleno- so, quello che portiamo dentro di noi, nella nostra mentalità nel nostro modo di fare, di pensare di parlare. Abbiamo sprecato fiumi di inchiostro per parlare della violenza e della non violenza. La nostra violenza l'abbiamo chiamata non violenza. Alla violenza ma- schilista e fallocentrica del sistema abbiamo sostituito la violenza maschilista e f allocentrica del sindacato, costringendo così i giovani a scegliere tra la nostra violenza e quella del sistema, tra il terrorismo ed il disimpegno.<) -- - Vita di fabbrica . Nonostante la violenza che esiste negli atteggiamenti degli operai nei confronti degli omosessuali, il mio inserimento nella fabbrica avvenne senza troppi conflit- ti. Ero abbastanza politicizzato e avevo un'alta coscienza dello sfruttamento capi- talista come lavoratore e nessuna coscienza del mio sfruttamento come omoses- suale. Ero ormai abituato agli atteggiamenti antiomosessuali e non mi meravi- BibliotecaGino Bianco
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