Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

26 Oggi, numerosi compagni democratici, come te, parlano dell'omosessualità. Va di moda, ne parlano tutti i giornali. Tutti parlano (quasi sempre a sproposito) dell'omosessualità degli altri, mai di quella vera. Sempre di quella che si pensa sia o debba essere l'omosessualità. Una realtà esterna al movimento operaio, al sin- dacato, ai partiti, alle cose serie insomma. Si tende nella migliore delle ipotesi a ridurre tutto a questioni di gusto personale (c'è a chi piacciono le donne e a chi no). Questo tende a nascondere o a minimizzare una reale diversità, non solo nel modo di vivere la sessualità, ma anche sul modo di intendere la vita e sul modo di vivere i rapporti umani. Non voglio con questo affermare (almeno su questo arti- colo) che esiste una_"cultura" omosessuale. Intendo solo dire che esistono dei va- lori eterosessuali dominanti che vogliono negare anche il diritto di essere chiama- ti umani i rapporti omosessuali. Rive dico il diritto di affermare che non siamo noi quelli che vogliono imporre la nostra sessualità, ma voi eterosessuali che ci imponeté la vostra. Tanto è vero che se io ho voluto impegnarmi nel sindacato, ho dovuto non soTo ingannare te ed i compagni, ma rinnegare me stesso. Traumi infantili Quando sono nato ero omosessuale o eterosessuale? Restai orfano di padre a soli pochi anni. Mia madre era costretta a lavorare fi- no a tarda ora nel suo negozio artigianale per far sbarcare il lunario a me e ai miei fratelli tutti più grandi di me, ma tutti bambini. Non aveva tempo per le dolcezze e per le carezze, il suo comportamento era ne- cessariamente autoritario. Ho un tragico ricordo della sua quotidiana battaglia per la sopravvivenza. Le mie passeggiate (solo la domenica pomeriggio) andava- no da casa al cimitero. Le mie ribellioni iniziarono molto presto (non erano altro che l'esigenza di vivere tra i vivi). La mia prin1a vittoria fu quella di poter andare al cinema parrocchiale con i miei compagni. Ma questa vittoria costò solitudine e dolore per mia madre. Lei non diceva niente, perchè sapeva che avevo ragione, ma soffriva. lo lo sapevo e mi colpevo- lizzavo. Da questo racconto uno psicanalista potrebbe vedere un mio trauma infantile, e farebbe un'esatta diagnosi della mia omosessualità. Ho passato buona parte della mia esistenza a chiedermi ed a esaminare le cause della mia diversità. Tu non te lo sei mai chiesto perchè sei eterosessuale. Per te è cosa scontata. Anche il ricco non si chiede mai perchè ha i soldi anche per lui è naturale e scontato. Tu non hai mai avuto bisogno di metterti in discussione. Per te tutto è norma- le. Io non so fare altro che mettermi in discussione. Mi interrogo continuamente e non sono mai certo di niente. Gli psicanalisti, invece, parlano di traumi infantili e per 50.000 lire sanno spie- garti tutto. BibliotecaGino Bianco

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