Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

17 QuatLro Storie discontinuo; mica andavo in fabbrica per lavorare (non è vero andavo anche per lavorare, o no? Non ricordo, forse, però, ma ... ) Ci andavo per fare sindacato. Forse ero un idealista o più semplicemente con la testa fra le nuvole; ma anche gli ideali stanno su. La professionalità? Bruciata nei primi anni, la scelta dopo un po' era stata tutta per il ''movimento''. E la gente? Intanto la gente andava avan- ti con il suo lavoro e tu l'aspetta~i al varco delle assemblee, delle lotte, ecc., ecc. Due mondi quasi diversi. È un pezzo che quelli con cui hai ''vissuto assieme'· per tanti anni hanno sco- perto che il lavoro non è poi tanto gratificante, molte volte noioso, che i capi rompono (magari cambiando quadro politico chissà!? ... forse non rompono più, ma? ... ) ma visto che lavorare bisogna, che si fa? E poi se si pensa, rispetto alle condizioni di una volta ora è meglio o no? (un po' francescana la cosa comun- que ... ) E io disilluso fino alla corteccia mi ritrovo ''un po' fuori". Ma dico io è possibile che questi anni siano serviti solo per "migliorare" le condizioni di lavo- ro di tanta gente, e dare nel contempo maggior potere al sindacato al punto di farlo entrare nel palazzo e quindi necessariamente doversi imbrattare di produtti- vità, di compatibilità, di professionalità, ecc. ecc.? Sì è pos i bile. E non è poco! Anche se a un ex delegato, ancora potenzialmente vivo, non basta. Non è poco poi se si pensa a qualche decennio fa. È poco però, rispetto alle aspettative che avevo durante la mia militanza ad oltranza, allora si è poco. Ma ci sarà pure un posto dove è possibile riporre le proprie aspettative (speranze) darle gambe quoti- diane. Molte volte queste aspettative sono tentato di intravvederle nel mio "am- bito" creandomi un tram-tram sopportabile come molti penso lo facciano, pur essendo rimasti nel sindacato anche dopo la stagione buona. Questa realtà è solo la mia? E se per altri versi attorno a questa situazione ci si trovasse in più d'uno che si fa?, ora che delegati non lo siamo più? Credo che sia da scartare l'idea di una as- sociazione di reduci. Però incontrarci attorno ad un teina tipo: "per quali motivi iniziai, per quali motivi lasciai il sindacato", credo possa valerne la pena, maga- ri, quest'incontro promosso dal sindacato. Perchè ritengo che se da un lato esi- stono dei delegati che non essendolo più, hanno chiuso anche il rapporto di mili- tanza (a patto che serva ancora) con il sindacato, d'altro lato potrebbero esserci sempre dei delegati che non essendolo più non hanno nem.meno uno strumento per continuare a militare nel sindacato, magari perchè non rappresentano più nessuno. In definitiva per militare nel sindacato è proprio assolutamente necessa- rio dover rappresentare qualcuno? Quando ti viene difficile rappresentare te stes- so nel senso che di idee certe ... mah! Sono convinto che su questi temi, cioè sul rapporto militanza-organizzazione, proprio ora anche se questa è "l'aria che ti- ra" si debba "ragionare". E non potrebbe essere il sindacato, la CISL, a farsi promotore di questa iniziativa? Magari un po' fuori dagli schemi consueti. In definitiva la speranza è un po' questa: ciò che ci ha unito per tanto tempo sparpagliati nelle varie provincie, non può essere stato solo un ''errore di valuta- zione" ma qualcosa di più di cui è bene riparlarne assieme, fuori dall'assillo delle analisi, elaborazioni, lotte, magari per ricostruire le condizioni per continuare. BibliotecaGino Bianco

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