Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

Ipotesi per un "sindacato popolare" 13 gente, corrispondente alla dimensione della vita della gran parte della gente. La politica non parla nella realtà concreta un solo linguaggio e non è detto che chiunque voglia interloquire debba imparare la lingua ufficiale. Dare una dimen- sione locale all'intervento del sindacato è una delle condizioni di quell'aderenza al tessuto sociale e culturale di cui si parlava più sopra. E a nulla vale l'obiezione che le culture non esistono più, annegate dalla società urbano-industriale e dalla televisione, poichè in realtà la cultura di massa viene filtrata, metabolizzata dalle culture tradizionali: ad esempio, le abitudini e i comportamenti concernenti la fa- miglia, il sesso, l'educazione dei figli di quanti sono inseriti da meno di una gene- razione nel modo di vita urbano-industriale risentono vistosamente della cultura contadina, e comunque pre-urbana. Inoltre, tra il livello locale e quello nazionale della politica, esistono prof onde diversità di meccanismi e di criteri di rilevanza: a livello locale la politica non è pensabile come una riduzione di termini (da macro a micro) di quanto succede a livello nazionale, il comportamento politico è intimamente legato con azioni che sono intraprese per fini non politici e può essere isolato da questi altri aspetti so- lamente per necessità di analisi. Pensiamo, per fare un esempio, al modo mecca- nico con il quale le formule politiche nazionali vengono trasferite a livello locale: che cosa significa governo di solidarietà nazionale in un comune di 6.000 abitan- ti, dove quelli che contano in primo luogo sono i rapporti di amicizia, parentela, clientela, comparaggio, ecc.? Questo tipo di proposta corrisponde alla consapevolezza che la società è diver- sa da come la immagina chi ritiene che tutto si risolva con la presa e il controllo dell'apparato dello stato. Oggi il sistema sociale non ha un centro, ma si presenta come una rete complessa di relazioni tra pezzi diversi di società, in parte autono- mi tra loro. Ne consegue che, abbandonando ogni visione totalizzante del muta- mento, è necessario attrezzarsi, anzitutto culturalmente, per gestire una trasfor- mazione che, lungi dal muovere dal cuore del sistema per rovesciarne la struttura complessiva (come forse molti di noi pensavano anche nel sindacato fino a non molti anni fa), deve attraversarne tutti gli aspetti e meccanismi. L'intervento sul "piccolo", la micro-politica assume dunque un valore e un si- gnificato in sè, e non solo in funzione di ... Ogni volta che nasce una cooperativa autogestita c'è il solito furbo che minimizza dicendo: '"Ma non penserete di gesti- re in cooperativa la Fiat! ". In realtà, quell'esperienza politica, per quelle 9, 15 o 400 persone è un importante, unico e irripetibile momento di liberazione; mette in moto profondi meccanismi di mutamento sociale; tesse nuove reti sociali; crea un linguaggio politico. Impostare in questo modo il discorso sul sindacato popolare e locale significa, a nostro avviso, rispondere ad un'obiezione secondo la quale è contraddittorio e paradossale, in una economia e in una società che assumono sempre di più di- mensioni mondiali, mettersi a parlare di localismo (''non rispunta il vecchio vizio cattolico di fuga dalla politica, che significa poi delegare ad altri (cioè alla DC) la grande politica e le grandi scelte?"). BibliotecaGino Bianco

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