Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

96 M. Carbognin e A. Castegnaro conseguente possibilità di identificazione tenderanno ad appannarsi ulteriormen- te, il problema di definire nuovi benefici aggiuntivi che premino l'iscrizione. A meno che non si pensi di dilatare ulteriormente il ruolo attualmente svolto dal sindacato nella distribuzione dei sussidi erogati dal sistema di sicurezza sociale controllato dallo stato. Già altri sindacati europei si sono posti tale problema sce- gliendo per lo più di fornire agli iscritti ulteriori servizi di carattere individuale. Occorre pensare fin da ora se esistono altre strade che incentivino non la fram- mentazione degli interessi ma la solidarietà. Le considerazioni appena svolte ap- paiono rilevanti anche per alcune scelte immediate che il sindacato si appresta a fare sul piano amministrativo. Sembra a noi che l'obiettivo, già di per sè discuti- bile, che le centrali confederali si sono poste, di raggiungere un livello di contri- buzione pari ali' 1 o/o del salario sia difficilmente perseguibile, date le condizioni esistenti oggi. Siamo il sindacato che fa pagare le quote più elevate rispetto ai be- nefici che l'iscrizione comporta: solo una forte dose di arroganza può farei crede- re che la "peculiarità" della nostra esperienza e la "fede" dei lavoratori italiani siano tali da garantire il successo di questi progetti. La "peculiarità" del sindacato italiano. Una conseguenza non secondaria delle riflessioni fin qui condotte è che risulta non del tutto fondata l'immagine che attribuisce al sindacato italiano una precisa ''peculiarità'', una sua specifica ''politicità'', patrimonio difficilmente aggredì- bile della ex-sinistra sindacale, teorizzato esplicitamente, anche di recente, da Trentin. Il dibattito su questo tema non può certamente essere liquidato con qualche battuta, ma c'è da chiedersi che cosa contraddistingua maggiormente l'esperienza sindacale italiana successiva al ciclo di lotte 1968/73: la lotta per il cosiddetto "controllo degli investimenti", conseguenza della conquista contrat- tuale del sistema di informazioni industriali, presente nella prima parte dei con- tratti del settore industria (e in qualche altro), o l'introduzione per legge della trattenuta per delega sindacale sui sussidi di disoccupazione speciale nel 1973? L'esperienza dei consigli di fabbrica o la crescita quantitativa dell'apparato a pie- no tempo? Esprimere questo dubbio non significa tranciare giudizi su questo e quel modello di sindacalizzazione, su questa o quella pratica organizzativa; al contrario significa proporre all'attenzione "particolarità" raramente oggetto di considerazione esplicita, le quali non è detto siano tutte coerenti con le dichiara- zioni di intenti del sindacalismo italiano. È forse opportuno abbandonare quella sorta di pudore ideologico che induce a non chiamare lç cose con il loro vero no- me. Le particolarità si sono, anche se non è detto siano sempre quelle ufficial- mente propagandate; questo non significa escludere l'esistenza di analogie con alcuni degli aspetti maggiormente consolidati delle esperienze sindacali dei paesi più industrializzati. . Analogie e diversità, dunque, vanno analizzate senza superficialità, evitando che diventino semplici alibi ideologici a sostegno della propria "linea".

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