Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

Le ipotesi di OB 7 1) - Anzichè continuare a piangere sullo smarrimento delle coordinate teori- che che ci avevano rassicurato e sostenuto in epoche storicamente più luminose, vediamo se non è il caso di vivere fino in fondo la situazione teorica di assenza di coordinate organiche, con valore (tutto ideologico) di verità, con cui impacchet- tare la realtà, accontentandoci più modestamente di ritrovare certezze verificabi- li, con valore esistenziale, vivibili e condivisibili. È quanto vogliamo intendere quando diciamo di voler cominciare a ragionare in un ambito culturale destrutturato, con grande rischio, certo, solo in parte attu- tito dalla volontà di intraprendere questo cammino collettivamente. Ciò impone la necessità per ciascuno da un lato di pensare autonomamente, senza stampelle salvo quella del confronto con gli altri, e, dall'altro, di recuperare come elementi centrali di riflessione i fenomeni che ci interrogano direttamente, le cose diretta- mente sperimentali e produttivamente scambiabili, a cominciare dalla propria condizione e dalle proprie esperienze: ricercadi senso, in cui ciascuno e tutti pos- sono libera-mente produrre e confrontare, non più garantiti da sacri testi, le pro- . . . . pne sp1egaz1on1. La sana arroganza radicata nella concretezza. 2) - Tutto ciò si regge su una seconda ipotesi che dice: cominciarea ragionare storicamente, dove nello "storico" stanno sia la storia che la quotidianità come terreni certi su cui instaurare un dialogo-ricerca dentro di noi, e fra noi e gli altri in condizioni di convergenza e verificabilità. Il che comporta due conseguenze importanti: la necessità di ridefinire l'uso del linguaggio in funzione dell'aderen- za massima alla storicità, alla verificabilità e dunque alla comprensipilità. Non solo. Perseguire quest'ipotesi significa inoltre operare con spirito desacralizzan- te, proprio perchè storia reale e quotidianità non rispettano le mitologie e le rap- presentazioni e riportano al controllo dell'esperienza individuale e di gruppo ciò che i riti sociali e ideologie tendono a sottrarre. Desacralizzare, rendere più umano il senso delle cose, significa quindi, di per ' se, provocare. Infine, come intenzione ma anche come conseguenza di quanto detto, indi- spensabile fine e mezzo nello stesso tempo della comunicazione che dovrebbe in- staurarsi attraverso OB è battere la noia: non annoiare, oltre che fine "politico", che rimanda al principio fondamentale della partecipazione reale, il coinvolgi- mento attivo, è anche strumento che consente la reciproca comprensione, presup- posto per un reale confronto. 3) - Generalissima ipotesi, tutta da riempire con la pratica sperimentale, che si configura ancora più nella veste di tensione-desiderio che in quella di ipotesi definita, è quella che si propone di ricomporre lapolitica con i significati concreti dell'esistenza di chi si trova ad operarepoliticamente, nella fattispecie del sinda- cato. Dove il problema è duplice: ridefinire in profondità il significato di quell'attività che chiamiamo "la politica", che pure è presente nella pratica di tutti i giorni, e scoprire la valenza ''politica'' (di trasformazione in funzione di un maggior equilibrio e felicità personale e collettiva) di tutti i momenti che concor-

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