Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

58 Federico Bozzini Da questo punto di vista, era di estrema conseguenza l'affermazione che La Repubblica riportava in un titolo della prima decade di ottobre, che grosso modo recitava ''Chi non ha pianto ai funerali di Rossa non ha diritto di stare nel sinda- cato". Chi afferma questo concetto tenta semplicemente di rendere concreto, in gesti e sentimenti simbolici, un criterio di giudizio sul livello di violenza sindacal- mente tollerabile o, il che è lo stesso, intollerabile. Non ci può essere.niente di più preciso del criterio suggerito, anche se l'apparenza emozionale det~mportamen- to preso come indice può sembrare difficilmente traducibile in norme razionali. 3. La razionalità non ha niente a che vedere con i criteri con cui si stabiliscono i sistemi di misura. I sistemi di misura sono il presupposto dei discorsi razionali. Per questo non possono essere concordati in forme ideologicamente e politica- mente, ragionevoli. Un sistema di misura, per quanto arbitrario e fortuito, lo si . impone. Il sistema metrico-decimale non si è diffuso per la sua indubbia utilità e per la sua semplice ragionevolezza. Ad imporlo ci son volute le baioi'1ette napoleoniche. Non a caso non è riuscito ad imporsi in Inghilterra, dove di francese arrivarono i testi scientifici ma non le pallottole. Tutto il dibattito che ci coinvolge in questi mesi, dal processo del 7 aprile al li- cenziamento dei 61 alla FIAT, può essere letto come il tentativo complessivo del- la nostra società di escogitare un sistema di misura per la violenza così come viene espressa in una situazione di sviluppo urbano-industriale in crisi. È in questa di- rezione che ci spingono brutalmente gli atti della magistratura e del padronato. L'evidente difficoltà, che spesso denunciamo, nel trovar spazi collettivi per una discussione libera ed appassionata è l'esito concreto e spiegabile di quanto abbia- mo detto più sopra. . Se il problema è di imporre un sistema di misura per la violenza, tanto lo stato quanto le organizzazioni sociali e politiche, anche quelle più democratiche, non hanno alcun interesse a far discutere la gente sul tema se il metro debba essere dieci o venti centimetri più lungo o più corto. Ogni gruppo dirigente statuale, sin- dacale e di partito ha il proprio metro per giudicare la violenza e desidera ovvia- mente che esso si generalizzi nella propria organizzazione e, possibilmente, nel resto della società. È esattamente contraddittorio a questo fine che la gente chiac- chieri e discuta. Chi vuole che passi un sistema di misura deve imporlo paraliz- zando le alternative. È quanto stanno facendo. Per questo lo stato di difficoltà in cui ci troviamo a·parlare non è affatto casuale, ma è l'esito concreto di intimida- zioni e di 111.inacceche tutti noi abbiamo molto presenti, anche (e specialmente) se . . ci appaiono un criterio autogestito di censure. Mi riesce difficile, ad. esempio, proseguire e dir le quattro boiate che ho per la testa senza aver precisato, almeno di sfuggita, il mio livello di tolleranza della violenza; senza aver fatto cenno, almeno con un giudizio sommario, alla mia po- sizione sul terrorismo. Mi rendo conto infatti che dovrei chiarire a questo punto

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