Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

54 blocco delle assunzioni. La FIAT ha nostalgia del passato, non vuole l'ufficio di collocamento, vuole ritornare alle schedature: vuole ritornare a quei metodi, quelli del commissario Romano, del vicequestore Bessone, delle spie di fabbrica, della corruzione. Voi ricordate che contro quelle schedature si fece un'altra grande assemblea qui a To- ·rino, ricordate che si impose un processo ricordate anche che il sindacato si costi- tuì parte civile. E sapete anche tutti che quel processo, dopo anni in cui si è trasci- nato, spostato di sede, è stato insabbiato e nessuno ha pagato. Vogliamo ritorna- re a questo? Abbiamo nostalgia di quei metodi? E voglio dire che questa nostal- gia mi sembra sia chiara nell'intervista di un dirigente nazionale della sinistra che dice che ''assumendo studenti e disadattati, la FIAT ha raschiato il fondo del ba- rile". Che linguaggio è questo? Questo non è un linguaggio di un partito operaio, questo non può essere un linguaggio di chi prima ha detto che i disoccupati, i gio- vani, quelli della legge 285, devono poter entrare in fabbrica. Gli operai della FIAT e noi tra quelli, abbiamo lottato, contro gli straordinari, per sei sabati con- secutivi ai picchetti, proprio per imporre quelle assunzioni. E non per ritornare indietro ai tempi di Valletta. ·Questo secondo me è il quadro che emerge dalla nostra vicenda. E io mi augu- ro che si sia discusso così anche dalle organizzazioni sindacali. Noi non ci nascon- diamo le difficoltà. Sappiamo bene che lo sciopero non è andato bene sappiamo ché lo sciopero c'è stato in molte squadre dove i compagni erano conosciuti e sti- mati,- ma che altrove ha pesato il clima imposto dalla FIAT, ha pesato il terrori- smo degli attentati, ha pesato una situazione di stanchezza, di difficoltà, legata a tante cose, legata agli straordinari, al carovita, alla confusione, al doppio lavoro. Sappiamo che molti hanno detto "se la FIAT l'ha fatto, avrà i suoi buoni motivi''. La FIAT non ha buoni.motivi. Se li avesse, li avrebbe già tirati fuori. Le prove che dice di avere, non sono altro che la realtà delle lotte di fabbrica. E se sono queste, noi le respingiamo, e respingendole vogliamo essere riassunti. Noi non vogliamo permettere che la nostra difesa sia rimandata nel tempo, sia circondata dal silenzio. A questo tipo di principi vogliamo sia ispirata la difesa da parte dei giuristi democratici dei licenziati. Non vogliamo che il nostro caso sia insabbiato come è avvenuto per le schedature, o che sia dimenticato come è avvenuto per tanti altri compagni licenziati durante quest'ultimo e altri contratti, o arrestati come i compagni Trozzi, Pisano e Guerrieri. Noi pensiamo che per far questo sia necessario partire in tempi brevi con una vertenza .che insieme agli obiettivi degli operai, insieme alla discussione generale sulle scelte della fabbrica, abbia tra i suoi punti anche la riassunzione di noi.licen- ziati. Vogliamo infine, perchè di queste cose immediate qui si deve decidere, che ci sia uno sciopero generale qui a Torino e che si costruisca, ci si mobiliti per una manifestazione in piazza. Compagni, io ho finito, Una ultima cosa voglio aggiungere. Molti discutono ore se in fabbrica si sta oggi meglio o peggio di dieci anni fa, quando ci ritrovam- mo in questo stesso palazzetto. Io dico che abbiamo ottenuto molte conquiste e che queste le abbiamo ottenute con le nostre lotte, non perchè la FIAT ce le ha re-

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