Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979
48 Mario Laveto L'avv. Agnelli in un'intervista su "La Repubblica" afferma che quello che la • FIAT vuole è "dare un esempio" e l'avvocato con un pizzico di arroganza in più del necessario punta a dare un esempio a molti: alla nuova classe operaia, al sin- dacato, ai delegati, ai suoi capi reparto, persino alla Confindustria. A tutti vuol far vedere chi è che comanda, chi ha l'autorità politica e morale di giudicare i buoni e i cattivi, di premiare e di punire. La FIAT, come il sindacato, si trova a fare i conti concretamente con quella che viene definita la nuova classe operaia, con strati sempre più larghi di giovani che dentro alla fabbrica portano valori e cultura che non si possono comprare con qualche superminimo o con una qualifica più alta. È gente che entra in fab- brica ogni mattina con l'obiettivo di uscirne al più presto, che vive le condizioni ambientali come agressioni fisiche alla propria identità, che non sopporta le ge- rarchie aziendali e nemmeno quelle sindacali, che mal sopporta le "mediazioni" rispetto ai problemi di qualsiasi tipo. Il primo obbiettivo dell'avvocato è quello di ''educare'' al lavoro salariato questi giovani, essi hanno il dovere di capire che è il padrone. Il secondo obbiettivo che la FIAT si propone è quello di constringere il sinda- cato a risolvere rapidamente le proprie contraddizioni. Dice Agnelli nella già cita- ta intervista:"la linea dell'EUR mi sta benissimo, purtroppo non ha varcato i cancelli delle fabbriche. Lama lo sa e questo è anche il suo cruccio", e ancora ri- spondendo a Scalfari che lo accusa di aver messo in grave difficoltà il sindacato:"Lo so (dice Agnelli) e non me ne rallegro affatto. Sa perchè in Italia le cose vanno male? Perchè il sindacato è disunito e perciò spesso debole. Alla FIAT i lavoratori sindacalizzati sono il 41 OJo, rispetto alla media nazionale dei metalmeccanici che è comunque di oltre il 60%. Il sindacato deve fare,i conti con questa situazione. E sono conti duri, nessuno capisce meglio di noi. Se il sindaca- to vuole tenere insieme tutta la sua gente deve indebolire l'azienda, se vogliamo recuperare efficienza, criteri di merito, competitività, finiamo per indebolire il sindacato. Ecco il dramma della situazione italiana''. Difficile chiedere a chiches- sia di essere più chiaro, alla FIAT non si sono voluti licenziare 61 operai, ma il sindacato degli anni '70 quello dei C.d.F., dei blocchi delle portinerie, dei cortei interni. Un primo elementare risultato è stato raggiunto. Lo sciopero generale dei me- talmeccanici di mercoledì 24 ottobre alla FIAT Mirafiori è fallito. Il terzo obiettivo dell'"operazione 61" è più limitato ma meno dirompente nei suoi effetti generali. Si tratta per la FIAT di cambiare il sistema del collocamento in Italia. Il blocco delle assunzioni, operato il giorno dopo i licenziamenti, punta a rispristinare nell'azienda i vecchi metodi di reclutamento (per i quali è stata processata e condannata dal Tribunale di Napoli) fondati sulla indagine preventi- ve, e sulle schedature personali; qui si la FIAT insegue il sogno di retrodatare la società di 20 anni. Vi è infine un ultimo obiettivo, il più "politico", quello di utilizzare questa fa- se per consolidare nel paese la cultura della centralità dell'impresa e dell'impren- ditore. Non a caso in questi ultimi giorni si parla meno di violenza e più di pro- duttività, si mettono in discussione le libertà individuali e collettive sui posti di la-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==