Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979
42 Francesco Se/min Comitato politico. È il caso del Cile, del Vietnam, della campagna referendaria per il divorzio, del licenziamento di Romito dall'UTITA, che avviene con le stesse motivazioni con cui oggi la Fiat licenzia i 61, ma anche della costituzione del Consiglio di zona della bassa, che è una precisa indicazione del Comitato fin dal '72. L'ultima volta che i giovani hanno incontrato il sindacato, è stato nell'ambito delle iniziative promosse da quell'organismo e questo non va dimenticato in un momento in cui un altro incontro non è all'ordine del giorno per il sindacato. Quando per noi è stato chiaro che la criminalizzazione dell'esperienza politica del Comitato di cui Massimo ed altri imputati sono stati protagonist, non può reggere, ci è sembrato più facile tentare di assumere delle iniziative. Come mili- tanti della CGIL Scuola, a una parte di noi è apparso legittimo portare il dibatti- to sul 7 aprile all'interno della Camera del Lavoro di Este. Il "pretesto" è stato il ruolo non secondario svolto da Massimo nel sindacato scuola della zona. Lo scontro è stato più duro del previsto. Ne siamo usciti con l'etichetta di "fiancheg- giatori", per il semplice fatto di aver proposto un documento timidamente ga- rantista. Allora abbiamo ripercorso mentalmente i nostri anni di militanza sinda- cale e ci siamo chiesti come è stato possibile arrivare a questa situazione. Non cre- diamo sufficiente far riferimento agli enormi danni provocati dalla teorizzazione e dalla pratica della lotta armata. C'è una battaglia che non abbiamo mai fatto o che non abbiamo fatto con sufficiente convinzione, quella per la democrazia nel sindacato. Quando nella tarda estate il fronte compatto dei "colpevolisti" o almeno di quelli che avevano messo il garantismo nel cassetto, ha mostrato le prime vistose crepe, si è aperta la possibilità di trasferire il dibattito sugli aspetti giuridici della vicenda in sede locale. Il terreno garantista è quello su cui abbiamo cercato e in- tendiamo muoverci. È una tematica nuova anche per noi, complessa e apparente- mente astratta. Non ci meravigliamo pertanto della difficoltà di coinvolgere la gente e di farla discutere. Non ci il~udiamo di aver risolto tutto con la scelta del ''garantismo''. Il 7 aprile ci ha riservato troppe sorprese e troppe scoperte. Capi- ta, ad esempio, che quando riusciamo a mettere in piedi una qualche iniziativa "garantista", gli autonomi ci vengono candidamente a proporre di collaborare al fine di evitare inutili doppioni. Il che è già un passo avanti rispetto all'atteggia- mento di chi il 7 aprile voleva gestirselo da solo, ma è anche la riprova di come sia difficile affermare la possibilità e la legittimità di una posizione che non si appiat- tisca sull'uno o sull'altro dei due fronti.
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