Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

L'AUTODIFESA DI MASSIMO TRAMONTE Il giudice Palombarini ha dunque depositato il dispositivo con cui non solo non ci proscioglie, ma neppure ci concede la libertà ·provvisoria. Certo proscio- glie la compagna Carmela e questo da un lato mi rende molto felice, dall'altro (con buona pace di Michele Sartorie Antonio Ferrari) dimostra tutta la labilità e la pretestuosità di questa "inchiesta", basata su una struttura da Comma 22. In una cosa sono perfettamente d'accordo con quanto dichiarato dal "dottor" Calogero nei giorni precedenti il 3 luglio: la liberazione anche di un solo imputato (lo ha detto lui) mina alle radici ''la filosofia della sua inchiesta''. Per questo la liberazione della compagna Carmela, al di là della gioia che mi (e ci) ha dato, mi ha anche ancor di più convinto della pretestuosità delle scarse e "misere" motivazioni (se così vogliamo chiamarle ... ) con cui poi Palombarini tiene in galera tutti gli altri. E infatti, subito ringalluzzito, Calogero parte con una sparata pazzesca - che esigo venga acquisita agli atti, unitamente ad una pe- rizia psichiatrica del suo autore - in cui afferma testualmente che contro di noi non ci sono ''prove concrete'', ma che pretenderle gli sembra ''ingenuo e sbaglia- to", perchè noi siamo "i dirigenti e mandanti del terrorismo" e quindi "è logico che non ci siano prove". Le prove che noi siamo i "dirigenti,ecc." sono date dal fatto che lui, i giudici romani (costretti a scarcerare il compagno Pino Nicotri do- po tre mesi in cui hanno tentato di distruggerlo anche professionalmente, senza riuscirci come abbiamo visto e sentito al TG2 - nè del resto avevamo dubbi in proposito) e il PCI (con la sua brillante tradizione stalinista alle spalle) lo pensa- no; e questo basta! Lo spazio della difesa è talmente ridotto (come conferma la "brillante" sortita della Corte di Cassazione) che provo un pò di pietà e moltissimo affetto per i compagni avvocati, che si sono assunti l'improbabile compito di tentare di difen- derci da accuse pazzesche e paranoiche, senza diventare pazzi a loro volta. Per questo, dopo aver avuto esplicita assicurazione dal giudice istruttore che quanto mi viene contestato (in questo processo le "sorprese" sono sempre possi- bili ... ) - come da verbali - è tutto quanto lui ritiene sia contestabile nei miei ri- guardi e dopo aver letto quell'incredibile sciocchezzaio con cui il giudice istrutto- re (che ha il pudore - o la furbizia - di attribuirlo, citandolo testualmente, al pubblico ministero) mi impedisce di tornare ai miei familiari, al mio lavoro, ai miei compagni, ho deciso di rispondere a quelle dieci righe con cui il ''democrati- co'' Palombarini mi condanna ad altri mesi di carcere preventivo unitamente ai miei compagni di carcere. Si dice (Palombarini e Calogero lo dicono) che dai verbali dei miei interrogato- ri "si desumono le prove del reato contestato"; i verbali dei miei interrogatori so- no lì a dimostrare il contrario. Si dice che esistono "prove documentali", ma quali? L'unica cosa che mi è sta-

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