Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

DUE LETTERE DI MASSIMO TRAMONTE Nelle pagine che seguono pubblichiamo del materiale che riguarda un imputa- to minore del processo "7 aprile": Massimo Tramonte. È minore nel senso che non ha fatto notizia, che di lui si preoccupano solo ifamiliari ed una ristretta cer- chia di amici: più o meno quello che succederebbe a ciascuno di noi in simili fran- genti. Proprio questo carattere minore gli attribuisce una funzione esemplare e ce lo fa sentire molto simile e molto vicino. È minore nel senso che, costretto al si- lenzio, paga gratuitamente con mesi della propria vita il "corso della giustizia". Paga tutto quel tempo che la nostra pigrizia intellettuale e politica ci mette aspa- zientirsi. Lo paga con la stessa moneta dei maggiori, senza però che il suo dolore e la sua rabbia riescano a coinvolgere qualcuno al di là dei destinatari della sua corrispondenza privata. Per questo ci è sembrato doveroso offrire le nostre pagine perchè lui potesse in totale libertà far conoscere il proprio pensiero a quelle persone con le quali ha sempre cercato di vivere e lottare. Con le sue idee: certo, come ognuno di noi. Su queste idee discuteremo e magari ci scazzeremo, ma solo quando ci sarà possi- bile farlo assieme a Massimo in un'osteria di Este, davanti ad un'ombra di bian- co. L'ultimo pezzo di questa parte che riguarda Massimo Tramonte è stato scritto dai suoi amici coi quali conviveva in totale intimità politica e umana. Ci raccon- tano come han vissuto il loro "7 aprile". Cosa si prova quando lo Stato, sparan- do nel mucchio, tifa scomparire da sotto gli occhi un amico. Ci sembra una testi- monianza atroce. Vivi con una persona dalle sette del mattino alle due di notte, mangi, discuti, fai politica assieme. Sei convinto di conoscere tutto di lui. Un bel giorno non lo trovi al solito posto e leggi sul giornale che quel Massimo, che tu supponevi di conoscere politicamente e umanamente come poche altre persone, era in realtà un oscuro agente del terrorismo. I conti non ti tornano. Ti trovi solo e in crisi difronte ad un apparato dello stesso che vanta fior di prove documentali e testimoniali. Non è solo l'identità dell'amico che viene distrutta, è la fiducia in te stesso, nelle tue capacità di giudicare le persone che vien messa in discussione. Questa è una delle più alte affermazioni del potere dello Stato sugli individui. Riteniamo importante questo pezzo perchè ci racconta, in maniera puntuale, co- me han dovuto procedere un gruppo concreto di persone per ritrovar fiducia in se stesse, nella propria capacità di giudizio e, quindi,· malgrado tutte le testimonian- ze a carico, anche nel proprio compagno. Ancora una volta ci vien chiarito quan- to sia dura la strada de/l'autonomia e quanto sia facile quella della subordinazio- ne.

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