Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

Tra totem e tabù 29 La violenza, ci piaccia o meno, esiste. E con l'esistente è sempre cosa saggia fa- re i conti. Però alla violenza astratta, quella contro la quale siamo chiamati quotidiana- mente a pronunciarci, è assolutamente insensato essere favorevoli o contrari. Non ha molto significato appoggiare o condannare concretamente le astrazioni. Ciò che si rileva, anche per sprovincializzare il discorso sulla violenza, è che qualsiasi società industriale avanzata, a qualsiasi sistema appartenga, produce una violenza generalizzata e "diffusa" sconosciuta ad altre società, nelle quali essa era patrimonio di una classe dominante minoritaria. Ciò avviene in diretta dipendenza da una struttura nella quale viene stabilito un rapporto di identità tra massimizzazione dei consumi e massimizzazione dei bisogni, correlata ad una progressiva riduzione numerica delle classi produttive. Evidentemente questa considerazione porta ad una demistificazione della violenza come fatto politico, trasformandola in fatto sociale tendenzialmente fisiologico. Questa è la discriminante sociale contingente tra la violenza autonoma e quella istituzionale, anche quella sindacale. Se riflettiamo bene su questo, non ci è più concessa la pulizia politica che ci permette un'igienica astrazione. Al limite possiamo categoricamente affermare che la nostra violenza va bene, perchè sì; e che invece la violenza che gli autonomi arrestati sono accusati di legittimare culturalmente non va bene, perchè no. Op- . pure possiamo ancora appioppare sulla nostra violenza l'etichetta della sua origi- -necontrollata di massa; mentre quella che gli autonomi sono accusati di benedire ha anche i tratti dell'atto individuale o del piccolo gruppo. Oppure potremmo ri- discutere tutto, cercando prospettive nuove che ci facciano comprendere meglio questo pezzo di storia che assieme stiamo vivendo. Ciò che è certo è che si supera violentemente il dato della legalità, tutte le volte che si ritiene che il valore difeso dalla norma legale sia inferiore a quello persegui- to. Costituisce l'applicazione di un tale principio, per limitarci ad un esempio sin- dacale, l'attività di picchettaggio, con la quale si impedisce l'esecuzione del dirit- to costituzionale al lavoro al "crumiro", ritenendo che sia opportuno e necessa- rio sacrificarlo, per assicurare la riuscita dello sciopero. Naturalmente si dà per scontato e pacifico che esiste una differenza tra la violenza sindacale e la P 38; si vuole però sottolineare che la quantità di violenza è storicamente determinata in funzione della possibilità di incidere sulla realtà con metodi violenti. Soprattutto appare certo che è miope politicamente opporsi a certi comporta- menti esclusivamente per le modalità di espressione, fino a che non si sia riusciti a trasformare in garantita una categoria non garantita, ovvero ad assorbirne le istanze e le esigenze. È inutile aggiungere che chiunque concordi con ciò non può che ritornare ad una impostazione rigorosamente garantista del processo.

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