Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979

30 Pluto 10. Mi ritrovo a spasso. Le ferie erano finite. I miei amici lavoravano o erano im- pegnati tutto il giorno. lo non avevo nulla da fare. Passavo le giornate tirando a sera per vedere e parlare con qualcuno. Mi rompo le palle. Ritorno in piazza, l'unico posto dove potevo scambiare due parole. E ritorno a bucare. È la vita di sempre. Rubo, buco, rubo, buco. Mi riprendono nel gennaio del '78. Mi danno quattro mesi. Ne faccio due e mezzo. Un giorno mi dicono che posso uscire. Mi succede un fatto strano. Quando scendo in matricola per le con- segne, mi sento a disagio. Ero spaventato di dover uscire. Avrei preferito starme- ne in cella con i miei amici. Fuori non c'era nulla che desideravo. Esco. Un quar- to d'ora dopo mi infilo una siringa in vena. Alla salute della società. Mi riprendono nel settembre del '78. Esco assolto il 22 novembre. In questo periodo comincia a bucare anche mio fratello più giovane. Per paura che lui fi- nisse in galera, io rubavo per due. Gli portavo la roba a casa. Ad un certo punto mi rendo conto che non poteva andar avanti così. Se ne stava rintanato in camera per settimane, aspettando che io arrivassi con le dosi. Stava partendo per la tan- gente. Era prostrato ed esaurito. Per farlo uscire, muovere e pensare gli dico di venire con me. Andiamo a rubare insieme. Di tutto questo oggi mi faccio una colpa. Se aveva scelto questa strada, dovevo lasciare che si arrangiasse. Avrei molti rimorsi in meno. Il 2 febbraio di quest'anno, verso le nove di mattina, stiamo facendoci un ap- partamento. Un vecchio ci vede. Arriva una macchina di vigili urbani. Lasciamo cadere la roba e scappiamo attraverso i campi. Un dispiegamento incredibile di vigili e carabinieri batte la campagna. L'inseguimento è forsennato. Faceva un freddo d'inferno. Attraversando un fosso ci bagnamo e ci infanghiamo fino al collo. Appesantiti e infreddoliti continuiamo a scappare. Ogni tanto ci vedono e sparano. Sentivamo le pallottole fischiare sulle nostre teste. Mio fratello non ce la faceva più. La caccia è durata due ore e mezza. Verso mezzogiorno siamo sfiancati e distrutti. I carabinieri ci prendono mentre ormai spompati tentiamo di nasconderci in una corte. Ci portano direttamente all'ospedale. Sembravamo due cadaveri. In reparto restiamo quattro ore. Per fortuna riusciamo a bere mezza boccetta di methadone. Tiriamo un r~spiro. E ci portano in galera. Al processo, mio fratello, incensurato, viene liberato. lo prendo nove mesi. Li sto scontando. 11. È la prima volta che scelgo volontariamente di non stare con gli altri tossicodi- pendenti. Entro in una cella insieme a persone con una morale di vita solida e quadrata. Sarà il loro comportamento a farmi rivivere un mondo di valori che io avevo completamente dimenticati. Non faccio propositi per il mio futuro. Sono profondamente convinto che BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==