Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979

Il mio viaggio nelle droghe 29 la pizza, le cento lire per l'autobus. Sei costretto a fare un genere di vita che ti sfianca. Un tossicomane lo riconosci fisicamente. Ma non è l'eroina, è la vita che sei costretto a fare per procurarti l'eroina che ti distrugge. La realtà a questo pun- to non esiste più. O sei fatto o devi rubare. on hai tempo per pensare. L'unico problema è procurarti la dose. Tutto il resto passa in secondo piano e diventi di- sponibile a tutto. 9. Nel giro i rapporti sono infami. Ognuno è costretto a pensare alla propria do- se. Le relazioni di amicizia non esistono quasi più. Ci si abbrutisce. All'inizio dell'estate del '76 in piazza succedono una serie di scontri. Volano botte e coltel- late. Il motivo è banale: un maglioncino rubato. Vengo coinvolto e mi tagliano la faccia. Mi faccio cucire all'ospedale. Mentre son lì decido di farmi ricoverare. Provo a disintossicarmi. La cura è semplice. Mi passano il methadone e ne dimi- nuiscono progressivamente la dose. el giro di 15 giorni sono ripulito. Sto bene. Nello stesso reparto è ricoverata una ragazza. Anche lei prova a smettere. Ci in- namoriamo. Sulla porta del reparto ritroviamo tutti i nostri casini. Dopo una settimana ricominciamo a bucarci. Il resto della mia storia è tutta una ripetizione di furti, buchi, galera, tentativi di smettere e riprese. Finchè nel '76, in un processo che accumulava più reati, tut- ti furti, mi becco 22 mesi. Ne passo alcuni in isola, a Pianosa. La galera mi è ser- vita. Sono tornato indurito. Quando esco rimango otto mesi senza bucare. Provo perfino a lavorare. Trovo un posto in un distributore di benzina. Ma la polizia mi fa il servizio di avvisare il padrone del mio passato. Questo stronzo mi licenzia su due piedi, senza spiega- zioni. Prendo la mia liquidazione e me ne vado a casa in bicicletta. Mentre pedalo mi accorgo di avere in tasca 25.000 lire. Erano soldi ricevuti dai clienti. Giro la bicicletta, ritorno al distributore e davanti a tutti consegno i soldi al signor pa- drone. È diventato rosso fino ai capelli. Quel coglione. Resto a spasso. Si avvicina l'estate e parto per le ferie con gli amici. Quando torno riprovo a lavorare. Trovo un contratto a termine in una tipografia. Dopo due mesi il contratto temina e mi ritrovo sulla strada. Un medico che mi aveva sempre seguito con amicizia mi trova un posto dentro all'ospedale. Lavoro nel la- boratorio dove si facevano gli elettroencefalogrammi. Sfigatamente un giorno capita in reparto una guardia di Pubblica Sicurezza. Questo onesto funzionario dello stato mi riconosce. Va di corsa dal direttore sanitario e zelantemente riferi- sce che in neurologia c'è un pericoloso tossicomane, un pregiudicato che lavora. L'onesto dirigente scrive una lettera al mio medico. Dice che lui è d'accordo sul reinserimento sociale degli emarginati, che queste son tutte belle cose, ma che vanno fatte fuori dall'ospedale. BibliotecaGino Bianco

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