Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979

Il mio viaggio nelle droghe 27 mio caso, ci fosse una condizione particolare. Poichè avevo alle spalle una lunga esperienza di acido, quando mi sentivo in merda, riuscivo a viaggiare col solo pensiero. Questa è una dote che rimane per molto tempo a tutti quelli che hanno fatto una buona esperienza di LSD e mescalina. Con la sola volontà riesci a met- tere in moto le doti che con gli stupefacenti hai sviluppato. 6. Nel giro c'era già della gente che diceva di essere assuefatta, che raccontava d'aver la scimmia sulle spalle, che affermava di star una male d'inferno quando non bucava. lo allora non capivo questi discorsi, mi sembravano chiacchiere in- sensate, fuori dalla mia esperienza. Anche dall'esperienza che stavo facendo in quei giorni. Mi piaceva bucare, bucavo spesso, e quando volevo potevo smettere senza difficoltà. Così arriviamo all'agosto del '74. Nel giro scoppia l'epatite virale. In pochi giorni veniamo ricoverati in ventisette all'ospedale di Borgo Trento, al reparto isolamento. I medici diventavano matti. La roba arrivava in reparto. Le analisi sballavano. Le transaminasi si alzavano e si abbassavano a seconda che ci fossi- mo bucati o meno. Dopo 25 giorni vengo dimesso e per circa due mesi non buco e non fumo. Per vivere facevo affari, business. A questo punto perdo i contatti con i due amici con i quali .ero molto legato. Lentamente mi mangio i soldi che avevo da parte. Verso la fine del '74 arrivano sulla piazza le prime grosse partite di eroina. Io mi metto a far affari con questa nuova merce. Trovandomela fra le mani, comincio a farne uso. Ben pochi conoscevano questa nuova bestia. Era roba buona. Il flash era stupendo. Un giorno decido di smettere, come avevo fatto più volte con la morfina. Ma l'eroina è dieci volte più forte della morfina. Non buco. Il giorno dopo mi trovo in piazza verso le quattro del pomeriggio. Mi sento dei brividi nel corpo. Penso d'aver preso freddo. Torno a casa credendo d'avere un'influenza. Prendo un'aspirina, caffelatte con la grappa, mi infilo il maglione di lana e mi metto sotto le coperte. Aspetto di sudare e di smaltire il ma- lessere. Ma i brividi non passano, il freddo resta e preoccupato faccio chiamare il dottore. Il dottore mi visita e non ci capisce un cazzo. Io, ovviamente, non avevo fatto parola dei buchi. A questo punto avevo quasi intuito la mia situazione. Ma non ero certo, mi sembrava assurdo. Il giorno dopo mi faccio un buco e tutto scompare. Torno a stare benissimo. Così ho capito la mia nuova situazione, ero tossicodipendente, eroinomane. Ecco - mi son detto - questo è il colore della mia scimmia. 7. È facile accettarsi. Eppure sentivo che, da quel momento, la mia vita sarebbe cambiata. D'ora in avanti dovevo fare i conti con questo animaletto che avevo BibliotecaGino Bianco

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