Ombre Bianche - 1979 - numero unico
82 Federico Bozzini . . giovani. In questa proposizione il lavoro è presentato come un bene prezioso, ad una bri- ciola del quale gli operai occupati rinunciano generosamente per elargirlo in do- no alle giovani generazioni. Il lavoro salariato vien concepito come una condizio- ne di privilegio sociale. Ed è su questo che forse varrebbe la pena confrontarsi e discutere con i destinatari ideali del regalo. Per molti, giovani e meno giovani, il lavoro è semplicemente una triste e fastidiosa necessità. Di ben altra levatura era la motivazione con la quale i nostri nonni hanno rivendi- cato la giornata lavorativa di otto ore: otto ore per lavorare, otto ore per riposa- re, otto ore per vivere e sognare. Se i nipoti avessero avuto il livello d'autonomia dei loro avi, avrebbero dovuto chiedere semplicemente qualche ora in più alla set- timana da dedicare ai sogni e alla vita. Evidentemente qualcosa è cambiato nel frattempo. Non se ne è avuto il coraggio e ci si trova di fronte alla situazione assurda di do- ver gestire un obiettivo contrattuale che, così come viene presentato, non interes- sa direttamente agli occupati e del quale forse i disoccupati se ne fregano. Rimane infine da considerare la realistica previsione che l'incremento occupazio- nale derivato da questa richiesta contrattuale sarà, posto più posto meno, prossi- mo a zero. Si sta insomma promettendo un regalo che non si sarà in grado di realizzare, e per di più con argomentazioni totalmente estranee ai sentimenti del destinatario. Eppure, sarebbe bastato il pensiero. 2. Insistere sulle argomentazioni con le quali si è presentata questa importante ri- chiesta significa farsi carico delle lacerazioni culturali oggi presenti nell'organiz- zazione sindacale. La situazione ideologica nell'organizzazione è di totale disgre- gazione. Su dieci interventi in un direttivo si manifestano dieci campi culturali di- versi. La reciproca tolleranza, la rispettosa accettazione è sempre meno un fatto progressivo di buona educazione al pluralismo e sempre più la manifestazione al- lucinante del menefreghismo vicendevole. L'organizzazione in quanto tale sem- bra aver completamente abdicato ad ogni intendimento di omogeneizzazione cul- turale dei propri militanti, tanto in forme dirigistiche quanto in modi creativi. In questa situazione di sbando complessivo, in cui ognuno può tranquillamente partire per la tangente senza che nessuno dia segno di accorgersene o di curarse- ne, arriva, imposta dalla scadenza esterna del rinnovo contrattuale, la proposta di ridurre l'orario di lavoro. A questo punto la gente si divide fra chi è d'accordo e chi è contrario. Si vota e vincono i primi. Sembra già un grosso fatto d'omoge- neità. Ma, anche nel sindacato, l'organizzaione pratica per eccellenza, privilegia- re come elemento di unità operativa la concreta rivendicazione contrattuale è strategicamente illusorio e alla lunga insensato e perdente. Per larghi settori del sindacalismo industriale la richiesta di diminuire l'orario settimanale di lavoro è sembrata la fortunosa invenzione attorno alla quale com- BibliotecaGino Bianco
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