Ombre Bianche - 1979 - numero unico
46 Chiara Ghetti E il senso di impotenza viene rimosso insistendo nel voler mantenere in piedi le forme (la polemica tra un segretario ed una compagna sulla necessità di prosegui- re l'assemblea), ma la sostanza del problema (chi, perchè e per che cosa eravamo lì) non viene affrontata. La linea va ribadita, semmai con parole aggiornate ma è pur sempre quella, la linea che ha reso vincente il movimento operaio in questi ul- timi anni. Non un attimo di esitazione, perchè sarebbe solo debolezza per l'avversario. Ma altre erano le aspettative. Il nostro discorso sulla specificità, seppur così caparbiamente presente, ci pare inadeguato. Già dopo via Fan i. A volte ho la sensazione che si proceda per frasi fatte: "ancora una volta hanno pagato le donne". Ma qui, ora, siamo in tanti a pagare. E dire questo, appena bi- sbigliarlo, sembra significare riconoscersi immediatamente e quindi aderire agli obiettivi ed ai metodi di intervento delle forze democratiche, cui viene oggi sfer- rato l'attacco terroristico, rinunciando alla propria specificità. Le prime sensazioni, dopo l'attentato a Radio Città Futura, sono state di rabbia, seguite da un senso di impotenza. Sentirsi disarmate rispetto al "fuori", che pure pesa materialmente nella vita di ciascuna e di tutti. Certo, quando la politica si rappresenta così, ci paralizza. Il terrorismo colpisce dunque nel segno. Penetra e agisce in quegli spazi non risol- ti: nello scarto tra la tensione al cambiamento e gli equilibri della politica italia- na, nella mancanza di sbocco alle lotte delle donne e dei giovani in un sistema po- litico troppo rigido, nella mancanza di modalità di partecipazione reali e non solo formali. Se è così, questo è il terreno dell'intervento. Ma qui viene fuori tutta l'inadegua- tezza (di noi donne o del sindacato?), assieme all'amarezza di un'occasione per- duta. Mi stupisce nei compagni questa loro abitudine (di mestiere?) a lasciare fuori dal- la politica i sentimenti. "È necessario ... .il ruolo .. .l'organizzazione .... .la linea ... ; non siamo piccolo borghesi, come dirigenti .... ". Non mi convince più la separa- zione della nostra umanità dalla politica. Almeno, l'esigenza è un'altra; se è pre- politica, è solo perchè a questa non consegue un modo diverso di intendere la po- litica. Poichè oggi si tende sempre più a identificare la politica con lo spazio isti- tuzionale e questo con lo spazio partitico e tutto ciò che non ha immediatamente sbocco in questo spazio, non è rilevante politicamente. E ne emerge un'immagine della Politica che si sovrappone ai bisogni della gente, anzichè raccoglierli per ca- pire se, come e quanto esiste l'esigenza del cambiamento. Invece nell'assemblea è accaduto qualcosa di diverso. Da una parte le compagne, un po' smarrite, molto incazzate. Disorientate dell'assemblea che non volevamo gestire, alcune desiderose di contrapporsi nettamente ("È un bluff, non diamo copertura a questa iniziativa, ce ne andiamo perchè solo fuori ha senso esprimer- ci"), altre, forse le più "storiche", deluse ma decise a provare, a non trascurare nemmeno quello spazio infimo di confronto. Nonostante tutto partecipare. Ma cosa significa oggi partecipare? Eppure ci credo! BibliotecaGino Bianco
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