Ombre Bianche - 1979 - numero unico

36 Federico Bozzini questa menzogna è comprensibile. In questo modo essa restringeva il numero dei propri nemici, reali e pericolosi perchè pensanti, alle tonache nere. Ma questo parto fantasioso prodotto da una gracilissima classe dirigente, che non voleva ammettere di trovarsi storicamente nella condizione di dover fare i conti con tut- to un popolo, ha trovato buona accoglienza e nuova vitalità nel pensiero contem- poraneo. 'La storiografia di certa sinistra, continuamente alla bramosa ricerca (per i suoi pruriti gramsciani) dell'intellettuale organico, si trova spontaneamente allineata e disposta ad accogliere "interpretandola" questa versione di parte borghese. Del resto, chiamare il prete sobillatore o intellettuale organico delle masse rurali di- pende unicamente dalla dose di anticlericalismo o di spregiudicatezza di classe che uno si ritrova. L'esito politico di questa ricerca storiografica di una testa so- cialmente determinata e distinta nei movimenti di massa è la premessa per decapi- tare, non solo culturalmente, le masse ed i movimenti. La responsabilità storica è direttamente proporzionale alla capacità di riflettere e pensare. Se le masse rurali venete hanno semplicemente subito la totalitaria ege- monia culturale dei preti, la loro responsabilità umana, nel bene e nel male, è nul- la. A livello storico il loro valore sarebbe esattamente quello che la storia ufficiale ha loro attribuito: quello del due di coppe quando la briscola è bastoni. Lo scheletro di questa interpretazione della storia delle classi subalterne è che, alla fine, le masse, malgrado la generosità e l'eroismo della loro azione, vengono battute perchè la testa tradisce il corpo. In Renzo Del Carria questa "interpreta- zione" assume toni da barzelletta. Superare questa storiografia tardoleninista al- la Menenio Agrippa significa porre il problema della comprensione del pensiero della gente. Significa assumere come ipotesi di ricerca quella enorme banalità che è la presa d'atto che ogni uomo pensa. Può pensare delle cose stupende o delle cazzate, può pensare in maniera banale, superstiziosa, ottusa, geniale, cretina o bizzarra, ma pensa. E con questo pensiero siamo tenuti a fare i conti. C'è però un altro passo da fare. Limitarsi ad esaltare la capacità culturale della gente comune, l'attitudine diffusa a produr ideologia può essere estremamente deviante proprio per la banalità della scoperta. Il vero problema è rendersi conto che, mentre lo schema intellettuali-popolo deresponsabilizza la gente imbestia- lendola e attribuendo tutta la responsabilità ai preti malvagi, la scoperta di una testa da piazzare sulla statua popolare monca che la storiografia ortodossa ci ha tramandato ci mette semplicemente nella condizione di fare realmente con essa i conti compiuti. Restituire la testa a nostro trisnonno significa anche comprendere come è avve- nuto che lui, e non il suo parroco, sia stato sconfitto e come proprio lui abbia partecipato attivamente a costruire un largo pezzo della sua/nostra oppressione. BibliotecaGino Bianco

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