Ombre Bianche - 1979 - numero unico
34 Federico Bozzini bile del fatto che la docilità rassegnata della nazione veneta non era assolutamen- te un dato scontato per le autorità politiche e militari del nuovo stato. Almeno non tanto quanto lo sarebbe stato per i sociologi umbertini a fine secolo e per gli storici accademici contemporanei. A disegnare e costruire l'immagine di bovina rassegnazione sul volto di nostro trisnonno e su quello dei suoi nipoti han dunque contribuito attivamente, e nel loro specifico, polizia e carabinieri, sociologi e storici. I primi hanno imposto la sconfitta militare, i secondi l'han cantata come preesistente e quindi l'hanno eter- nata. Se si perde la memoria delle battaglie nelle quali siamo stati battuti, la no- stra condizione di sudditanza non sta più nella forza militare dell'avversario, ma dentro di noi. E non c'è posto migliore per conservare la debolezza del vinto che piazzarla dentro la sua testa, il suo cuore, il suo carattere. Dire che una cosa è sempre esistita, è lo stesso che dire che sempre esisterà. Solo se le situazioni ed i comportamenti han cominciato ad esistere è pensabile che un giorno possano terminare. Coloro che ieri ed oggi han costruito l'immagine di un veneto rincoglionito per natura, collaborano di fatto perchè esso rimanga o di- venga quello che essi ritengono o vogliono che sia. E questo risultato lo ottengo- no qualunque sia la convinzione politica alla quale i singoli studiosi si rifanno. O, meglio, questo risultato illumina il significato profondo e reale di queste posizio- ni politiche e delle loro conseguenze storiografiche. 7. Lenin e Menenio Agrippa. Gli storici che riescono a non vedere nel Veneto dell'ottocento le divise dei poli- ziotti e dei carabinieri che circolavano abbondatissime nelle nostre contrade, ri- mangono, per converso, generalmente impressionati dalle nere tonache dei preti. Tanto che, a seconda dell'appartenenza politica, il loro intento esplicito sia quel- lo di esaltarlo quale fenomeno di pietà popolare o quello di denunciarne il carat- tere imbonitorio, nella storia del Veneto l'aspetto "sovrastrutturale" finisce per avere sempre un'importanza enorme. È una sorte bizzarra quella toccata alla nostra terra. Tutta l'attrezzatura lucci- cante della metodologia storiografica scientifica, quando viene applicata alla no- stra regione, sembra ingripparsi. Le bussole rigorose, che tornano utilissime ed impeccabili se applicate su altri oggetti, problemi o territori, distinguendo oppor- tunamente gli elementi strutturali e sovrastrutturali, indicando con precisione i rapporti economici e sociali determinanti e le convinzioni e le costruzioni ideolo- giche, determinanti sì, ma solo in seconda istanza, quando vengono introdotte nei nostri confini regionali si mettono a ruotare impazzite. È come se al di qua del Po e della Ghiara d'Adda i poli d'attrazione e d'orientamento fossero incredibil- mente invertiti. Il passeggero storiografico che proviene da Modena o Milano, quando imbocca la Serenissima non cambia solo regione, ma, sembra quasi, emisfero. Mentre in Emilia e in Lombardia brilla ben chiara nel cielo della storia la Stella Polare strutturale ed hanno valore d'orientamento e di guida i cavalli vapore, i contratti BibliotecaGino Bianco
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