Ombre Bianche - 1979 - numero unico

Venero è bello 33 Solo che per costruire questo flash pubblicitario è stata necessaria la lunga stret- ta collaborazione di un grosso apparato culturale, con capacità interdisciplinare. La precondizione di questa negra veneta sono le analisi politiche liberalcomuniste ed i lavori storiografici di De Rosa e Lanaro. 6. Contro i predicatori della nostra nazionale vocazione alla servitù. Finora ci siamo proposti, non di negare il clichè in cui sono stati stilizzati i nostri tratti nazionali, ma di capirne le ragio11i. A questo punto possiamo constatare che le argomentazioni esplicite offerte dalla storiografia ortodossa, cattolica e marxista, semplicemente non tengono. A ben guardare, entrambe le posizioni che abbiamo descritto finiscono per alludere alla probabilità proprio di quella causa che, a parole, intendono escludere: l'inferiorità razziale è l'unica argomen- tazione che sembra reggere. Ha lo stesso potere di convinzione logica di un pugno battuto sul tavolo, ma è chiara. Il vero problema e di decidere se è realmente pensabile quell'enorme bizzarria storica che consiste nel ritener probabile che un'intera popolazione abbia patito e sofferto i livelli di oppressione e di miseria che fanno parte del nostro patrimonio nazionale senza ribellarsi. È veramente concepibile che tutto un popolo sia stato ridotto all'inedia ed alla servitù senza che abbia mai tentato di resistere? L'ipotesi razzista, tanto che la si collochi nella "natura", tanto che la si cerchi nella "struttura", quanto che la si individui nella "sovrastruttura" è l'unica che può fondare una simile affermazione. I veneti sono stati ridotti alla servitù perchè, da qualche parte, ne avevano lavo- cazione. Abbiamo visto più sopra due storici accademici affermare, con la categoricità concessa dall'analisi scientifica, che la conquista piemontese del Veneto non ha provocato nè reazioni, nè tensioni. Fedeli alla propria caricatura odierna, i nostri contadini nell'ottocento si sono levati il cappello di fronte al nuovo padrone. Sa- rebbe il caso si riscrivere la storia concreta degli anni immediatamente successivi all'occupazione piemontese, ma non è questo il luogo. Osserviamo soltanto che, se i veneti sono pecore docili per natura, non dovrebbero aver avuto bisogno di cani pastore. Come spiegare allora che lo stato italiano, nel periodo successivo al- la conquista, con tutti i bisogni di economia che aveva, è costretto a mantenere nei nostri territori un apparato poliziesco tre volte più numeroso di quello au- striaco? Ecco come un giornale patriottico è costretto a lamentarsi della situazio- ne: "Fra le mille ragioni per cui noi abborrivamo l'austriaco regime, ci infastidiva sommamente la complicazione e il profluvio delle leggi e dei regolamenti, l'ecces- sivo numero di impiegati, e specialmente di guardie e di gendarmi, di poliziotti, di spie. Chi di noi avrebbe mai atteso che il governo italiano avesse tre volte tanto di regolamenti, tre volte tanto di personale di pubblica sicurezza, carabinieri, ecc." (L'Arena, 9 Gennaio 1868). La presenza di questo formidabile apparato di repressione è un indice indiscuti- 8 ibiiotecaGino Bianco

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