Ombre Bianche - 1979 - numero unico

32 Federico Bozzini "In realtà, non conosciamo molto degli effetti che perduranti regimi di denutri- zione, carenze alimentari, vita promiscua avevano sulla psicologia e la mentalità del contadino pellagroso, del suo mondo morale e della sua capacità di compiere uno sforzo di ribellione. Non diciamo, pertanto, nulla di nuovo se indichiamo nella depressione umana del contadiname veneto una delle ragioni della sua ras- segnazione" (pp. 204-205). Ed ecco disegnato alla perfezione quel coglione di nostro trisnonno, appoggiato col mento alla zappa, che, per i brontolii della pancia digiuna, non riesce a capire i discorsi che gli fanno il repubblicano o il socialista di passaggio. Ha l'occhio inebetito del contadino boliviano che, masticando coca, se ne sta a contemplare la barba del Che Guevara mentre questi parla di rivoluzione; e che, quando la banda guerrigliera scompare nella foresta, si rende conto di non aver capito una madonna. 5. li Carosello dell'Olio Sasso. Prendiamo atto fino in fondo del carattere abbietto di questo tipo di manipola- zione. La pubblicità televisiva è riuscita a costruire l'immagine più perfetta della servitù quando, a propagandare l'Olio Sasso, ha piazzato una donna di servizio negra che parla veneto. In questo caso non ci troviamo di fronte ad un personag- gio, ma ad un concetto sublimato, alla concentrazione delle tre astrazioni che co- stituiscono i luoghi comuni nei quali 1'italiano vede la servitù. La nostra lingua è divenuta lo stereotipo del linguaggio dello schiavo. Dobbiamo fare una prima ammissione. È vero che siamo stati educati a rispon- dere "comandi". È sufficiente una corta memoria per sentircelo ancora risuona- re nelle orecchie. È poi altrettanto vero che, da qualche tempo, abbiamo smesso di usare questa espressione reverenziale. Non è però il caso di prenderne atto con sollievo, ma è bene porci come problema questo mutamento di comportamento. Tento di spiegarmi, formulando un'ipotesi. In primo luogo, possiamo ben ridere dello stravolgimento che la subcultura ita- liana ha fatto di noi stessi, ma è difficile negarne il carattere violent'J e repressivo. L'efficacia educatrice di questa maschera che gli italiani han costruito stilizzan- do e ridicolizzando i nostri tratti nazionali è indubbia. Quando abbiamo deciso di levarcela di dosso abbiamo reagito esattamente come gli inventori di questa maschera-trucco-didattico si aspettavano. Non ci siamo semplicemente liberati di una caricatura superficiale, ma abbiamo definitivamente rinunciato alla nostra personalità più profonda. Quando abbiamo smesso di rispondere "comandi", abbiamo finito di essere veneti per assumere il comportamento disincarnato di quell'astrazione televisiva che è l'italiano medio. Solo a questo punto si è realiz- zato per la nostra regione il desiderio-programma di Cavour: solo per reagire alla violentissima pubblicità dell'Olio Sasso siamo stati costretti a farci italiani. 11 Ca- rosello è stato il primo messaggio culturale dello Stato che è giunto efficacemente nelle nostre teste. La sua efficacia è stata tale da farci mutare comportamento. BibliotecaGino Bianco

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