Ombre Bianche - 1979 - numero unico

Vene10 è bello 29 Nel 1884 scoppia violenta la rivolta delle masse rurali. È il movimento grandioso de "la boje", il cui centro è la provincia di Rovigo, e che influenza la bassa pa- dovana e veronese. Malgrado tutte le censure di cui è capace Ja storia ufficiale, questo fatto è conservato negli annali. L'idea di un veneto eternamente immobile dovrebbe entrare leggermente in cri- si. Ma niente affatto. L'interpretazione del materialismo dialettico realizzato è la seguente: "L'episodio si spiega col fatto che il Polesine vantava tradizioni diverse da quel- le del resto del Veneto, e che le sue caratteristiche sociali erano molto simili a quelle della contigua pianura Ferrarese e Mantovana: anche politicamente la campagna polesana era piuttosto emancipata per aver subito l'intensa influenza democratica e mazziniana e per aver mandato alla Camera - nelle elezione del 1882 - parecchi deputati della sinistra dissidente" (p.16, nota 5). ln buona sostanza la tribù polesana non fa parte della nazione veneta. Il pregiu- dizio di un clichè riesce a far violenza non solo alla scienza storica ma sconvolge il dato più banale della geografia. L'unico elemento certo è che il veneto di razza non si ribella. Se qualche veneto si è talvolta ribellato, deve essersi trattato di un lombardo o di un emiliano: comunque di un infiltrato. Il motivo di questa rasse- gnata accettazione della miseria? Eccolo: '' ln una regione in cui la povertà delle plebi rurali rappresenta una condizione normale di esistenza, i movimenti rivoluzionari sono deboli o evanescenti (... )" (p.16). 11concetto è il seguente: la miseria cronica porta alla rassegnazione, e l'incapa- cità di reagire all'azione espropriatrice della borghesia.-e del suo stato conduce le masse ad un livello ancor più basso di miseria. Ma se i contadini veneti non si ri- bellano perchè per loro la povertà era una condizione normale di esistenza i pole- sani, lombardi o emiliani che fossero, si ribellavano perchè nel delta padano le popolazioni erano storicamente abituate ad un regime di esistenza superiore a quello dei propri cugini veronesi, vicentini o padovani? Per sostenere la tesi del nostro autore bisognerebbe rispondere di sì. Ma è complicato. Torniamo al cli- chè. Come spiegare "la muta docilità degli abitanti delle campagne" venete? l "so- ciologi umbertini" la scambiarono "per una forma inguaribile di inferiorità raz- ziale". Accettare questa tesi risolverebbe un sacco di questioni. 11veneto non si ribella perchè è razzialmente inferiore ai lombardi, agli emiliani e ai romagnoli. Punto. 11pregiudizio sarebbe ammesso a chiare lettere e le posizioni sarebbero nette. Ma è un po' troppo per un autore di scuola marxista. 11motivo della bovi- na "muta docilità" dei contadini veneti bisogna cercarlo non nella razza, ma nel- la "struttura economica". In primo luogo nella "particolare utilizzazione dei prodotti del suolo - destinati all'autoconsumo - che attenua gli aspetti più im- mediati e brutali dello sfruttamento", e, in secondo luogo, nella "sistematica, organizzata espulsione degli elementi di perturbamento sociale operata tramite la valvola dell'emigrazione" (p.17). Quest'ultimo fatto non è particolarmente originale. In qualunque posto una classe dirigente che si rispetti ha sempre tentato di levarsi dai piedi i rompiscatole. BibliotecaGino Bianco

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