Ombre Bianche - 1979 - numero unico

20 Federico Bozzini all'interno del quale il gruppo si muove culturalmente. Sono solo gli assenti che possono inquietare. Chi se ne va chiarisce con i gesti la sua indifferenza proprio rispetto a ciò che sta più a cuore alla gente che rimane. Per questo nel ~indacato non si parla mai di chi fugge. Comprendere gli assenti, capire il discorso che fanno le sedie vuote, signi- fica fare i conti con i iimiti del proprio ambito culturale. Un gruppo non può ac- cettare che un suo membro fugga, se non è un traditore o un pazzo. Non può di- mostrar comprensione nei confronti del fuggiasco senza che il senso della propria esistenza come gruppo riceva uno scossone. Parlare degli assenti nel sindacato, magari discutere con loro le ragioni dell'assenza, significa porsi radicalmente il problema di sfondare i picchetti concettuali con i quali si è definito il territorio ideologico nel quale è "corretto" muoversi. Significa accettare l'esistenza legitti- ma di altre descrizioni culturali del mondo. Se ci si confronta con chi se ne va, si può capire chi non viene. Ci si pone in so- stanza il problema della solitudine sociale di un'organizzazione che per anni ha coltivato il sogno felice dell'egemonia e che oggi si sveglia nel deserto. Solo se confrontiamo il nostro ambito culturale con un altro costruito su basi diverse, e siamo fermamente interessati ad una ricomposizione possiamo sperare di ridise- gnare un senso del mondo più ampio che ci permetta di comprendere tanto chi è rimasto quanto chi è fuggito. Stiamo parlando di uno sforzo di ricomprendere il mondo che è entrato in ·crisi. Non intendiamo nulla che possa assomigliare all'es- sere comprensivi: che è semplicemente l'altra faccia dell'arroganza onnipotente e del menefreghismo. 6. Viviamo al cinque per cento. Formuliamo esplicitamente la nostra utopia: contro un'esistenza parziale e re- pressa, contro un modello di pensiero che ci obbliga contemporaneamente a fare i carabinieri di noi stessi e a collocarci socialmente come agenti culturali attivi dell'emarginazione, dobbiamo proporci di costruire un ambito di pensiero, un modo di esistere culturalmente nel quale ci possiamo stare dentro tutti quanti e tutti interi. Dobbiamo cercare un senso del mondo e della nostra esistenza nel quale sia possibile comprendere (non necessariamente "spiegare") tutti i possibili modi di vivere e tutte le parti vive di noi stessi. I problemi personali più intimi e reconditi hanno sempre un dispiegamento so- ciale. E viceversa. Noi comp:-endiamo realmente gli altri se in questi specchi esterni ritroviamo un'immagine trascurata di noi stessi. Per comprendere il delit- to d'onore del meridionale lasciamo perdere le analisi macroeconomiche e le "quistioni" gramsciane e facciamo i conti con la nostra gelosia, con il terrone selvaggio che manteniamo legato dentro di noi. Se noi abbiamo una linea per qualcuno, questo qualcuno non può porci problemi reali. Con costui non abbia- mo interesse reale ad un rapporto. Le donne non pongono realmente dei problemi fino a quando non obbligano il maschio ad interrogarsi sulla sua fragilità, fino a quando non lo costringono ari- BibliotecaGino Bianco

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