Ombre Bianche - 1979 - numero unico
18 Federico Bozzini 4. La crisi, la follia e la cultura. Rivendicare il diritto alla crisi ideologica e ad una pratica conseguente dentro l'organizzazione significa garantire ai militanti lo spazio per ridiscutere tutto da capo. Solo la possibilità di buttar per aria dalle fondamenta l'angusto gabinetto di lucidi concetti al quale siamo riusciti ad adattare per lunghi anni la nostra esi- stenza culturale ci può permettere di prendere in considerazione un materiale da costruzione ben più ampio. La fretta di ricostruire è la maniera in cui normal- mente si frega ogni serio riesame: si finisce per riedificare una stanza culturale di foggia più moderna, ma con soltanto i vecchi mattoni e soprattutto sulle vecchie fondamenta. Dobbiamo rifiutare l'identificazione di crisi e follia. E non dobbiamo accettare neppure provocatoriamente che la nostra buona dose di follia sia la garanzia del- la nostra libertà nell'organizzazione. Non possiamo permetterci che venga identi- ficata follia e libertà, perchè con questo accetteremmo pure che la libertà sia una follia. La crisi non è la pazzia. La crisi è semplicemente il momento drammatico nel quale ci rendiamo conto che le redini culturali con le quali pensavamo di control- lare, governare e dirigere il mondo, si rompono. Il vecchio caro mondo di perso- ne, luoghi, cose e relazioni che ci siamo costruito con una lunga e paziente opera di adattamento e di educazione assume tinte e comportamenti insoliti. Il vecchio somaro dalle abitudini consolidate, tanto da divenir "scientificamente" prevedi- bili, ci appare improvvisamente come una mandria di stalloni selvaggi. Il loro senso, la loro direzione è assolutamente imprevedibile. La crisi è la perdita del ca- rattere domestico, sereno, rilassato che eravamo riusciti ad applicare sul mondo. È la tragica scoperta che non esistono più luoghi comuni. Il corpo enorme di un mondo pieno di vita selvaggia sfonda la corta bara culturale nella quale pensava- mo di aver sistemato un cadavere pienamente conosciuto. La crisi è dunque la perdita del senso domestico delle cose, delle persone, delle relazioni. È una situazione dolorosissima ed insostenibile. La.follia è invece una maniera di uscire dalla crisi. È il tentativo tutto individua- le di riconoscere il mondo, è lo sforzo soggettivo di ridefinire il senso delle cose. Quando il tentativo di rendere sensato l'universo che ci circonda lo si compie in due si produce cultura. In buona sostanza la follia è semplicemente una cultura individuale, la scoperta di un senso non comunicabile della realtà. Per questo il pazzo, per quanto la sua follia risulti dotata di metodo, appare agli altri come in- comprensibile e insensato. Nel significato letterale che gli altri non riescono a comprendere e condividere il senso che lui ha scoperto esistere nella realtà. La cultura si distingue dalla follia per il solo fatto di essere vissuta collettivamente: a stretto rigore non importa la quantità degli individui che la condividono, purchè siano più di uno. L'unica garanzia che un certo senso lungo il quale ricostruire un'immagine del mondo che non sia folle non è data da nessun carattere specifico eccettuato il suo essere sociale. Anche dalla crisi di destrutturazione più profonda e più individualizzata c'è una sola maniera per uscirne in modo soggettivamente soddisfacente ed è quello, per usare le parole di Don Milani, di sortirne insieme. BibliotecaGino Bianco
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