l’ordine civile - anno II - n. 23-24 - dicembre 1960

Patria La scomparsa delle dittature fasciste pare che abbia seppellito definitivamente il concetto di cc patria ii. Se• guardiamo alla storia recente, non possiamo negare il repentino e forse indecoroso tramonto di una idea che,· si potrebbe dire, è nata con l'uomo. Non occorre, infatti, essere dei profondi stonc1 per ac– corgersi come la coscienza di cc patria ii, non sia mai al di fuori di ogni conquista umana. La parola che deriva dal greco, e a sua volta dal latino e< pater >), trova già una suà realizzazione politica nella città– stato della Grecia, e questa forma embrionale si sviluppa, via via che saliamo nei secoli, in una forma sempre più perfetta, più estesa anche territorialmente e più cosciente della sua funzione storica e pedagogica'. Sparta, Atene, l'Ellade, e gli altri mondi dell'antica e medioevale civiltà non sono che concretizzazioni politico– giuridiche di un vincolo naturale che, unendo l'uomo alla sua terra, supera i limiti del tempo. Allora, come oggi, il sacr'ficio per la patria, a-d esem- • pio, viene chiesto esclusivamente in nome di un imperativo e di una finalità etica. Nessuna costrizione giuridica, anche sfociando nella vio– lenza o nella prigionia, può pretendere dal cittadino il -sa– crificio della propria vita alla patria, alla terra ove è nato e .in cui crescono i figli. Agli eserciti che combattono, in qualsiasi parte del mon– dò e sotto qualsiasi regime, si chiede sempre di prendere le armi solo per la salvezza e la gloria della patria e li si convince a partire ( ma in realtà il convincimento è già maturato nell'intimo di ciascuna coscienza) solo facendo ' perno sul loro dovere morale di difendere una terra· così come un buon padre difende la famiglia dall'assalto di un ladro. Le stesse rivoluzioni interne si alimenfano, in tutto o in parte, di questa verità, che può apparire retorica solo a un osservatore superficiale. La lotta civile e l'assunzione violenta di un potere vengono sempre giustificate dalla necessità di migliorare le condizioni interne o addirittura di riscattare la dignità di una parte della popolazione i cui diritti venivano cal– pestati. E tutte le rivoluzioni, anche se frutto di una minoranza, sentono la necessità di legittimare il loro conquistato po– tere col sostenere e diffondere che il loro operato era ne– cessario all'interesse della maggioranza, e quindi del popolo. Nella sto)·ia della nostra civiltà non ~i è mai dato il caso, ( e pensare che molte volte è successo!) che un potere abbia apertamente ammesso di governare contro la volontà e l'interesse del popolo. Ma « popolo i> è' un concetto collegato a quello di pa– tria; è una definizione che non ha senso se non è limitata dai confini di una terra. Sarebbe come uarlare di cc famiglia i>, s~nza voler rico– noscere la figura del cc padre » ! Lo stesso Marxismo, che dietro alla mistica frase « pro– letari di tutto il mondo spezzate le vostre catene >i, ,vorreb– be porsi come movimento internazionalista non può, nei mo– menti più gravi della sua storia, non ricorrere. al çoncetto della <e Grande madre Russia», e si appella a sentimenti patri allorquandÒ vuol scuotere l'abulia di certi_ popoli. Oggi, dicevall}-O, questo concetto è tramoptato .. ,o•_ • E uer usarlg: ancora è necessario un discreto coraggio dato che pare essere divenuto sinonimo di_, nefandezze e sopra tutto un meschino espediente •a cui ricorrono i rea– zionari, i quali, per oscuri interessi, o per. arretrat~zza di mente, non vogliono cht;, H !lW!l.'fo vada avanti. e Verità. In realtà, la questione è moltq pm -seria e profonda. Il classico concetto di patria ( eJ quando si dice « classi– co )) si vuole intendere qualcosa di' stilisticamente perfetto, 1 qualcosa che è rimasto immune dalla propaganda estremista 1 e dalla degenerazione politica) non è ancora superato e non è nato ancora quell'uomo che sa~lrà soppiantarlo e rile– gar lo. nell 'oblìo. Noi da parecchio tempo, ossia! da quando un partito politico accentra m se tutta la vitJ nazionale, ci poniamo una domanda. . I Se domani dovessimo trovarci coinvolti còsa chiederemmo ai soldati? I • Forse di combattere per la Dejmocrazia comunismo? ! in una guerra; Cristiana o ili I No. Chiederemmo di difender~ la Patria dalla tiran-'I nide di coloro che hanno soffocato lf rivolta ungherese, e se gover~assero . gli altri,_ chi:derebber? di sacrif_ica~e la vita, 1 p_erche l'Italia non diventi una ba1e del capitalismo ame- 1 ncano. 1 E quello che più è tragico è c~e quel popolo, toccato! m un amore non spento del tutto, I probabilmente -si fasce– rebbe convincere, e brontolando partirebbe una ennesima volta. e anrlrehhe a morire proprio! per ·coloro che negano l'evidenza dei vincoli naturali sinq a quando non hanno 1 l'interesse a richiamarli in vita. • Questo sul piano umano. i Mentre sul piano logico, si potrebbe validamente so– stenere che le idee, giuste o erratel che siano, non -si can-1 cellano dalla storia solo negandole, jma assimilandole e no– bilitandole in una idea superiore, che sappia comprenderle e sappia servirsi dell'insegnamento ~assato. La negazione di qualcosa è sempre un 'affermazione, p_erchè in realtà non si può negare 1 ciò che non esiste real- mente. I Solo che un 'altalena impostata çosì è un gioco di bimbi che non ha mai fine; è un'espediente vuoto che nega la storia e lo spirito umano. I ~ E' indubbiamente vero che siamo stati p'ortati a guar– dare con scetticismo il concetto d~ patria da quando c~ siamo ritenuti in diritto di identijicarlo con il cieco na-1 zionalismo, frutto delle ultime dittature, e in particolare r 1 i crnella nazista. I 1 E se il .clima arroventato di passioni di venti anni or' sono, poteva giustificare il momen~aneo annebbiamento di idee, oggi non è uiù presto per indagate c·on rinnovata se-! renità e rendere giustizia. I ; Siamo caduti in un equivoco. ibbiamo creduto che la: patria fosse colpevole della nascit~ -di certe teorie, come rmella del super-uomo o della nazione superiore e predi-, letta. da cui sono partiti tanti in~iustificati delitti. , La verità è fortunatamente un'altra. 1 -Pe:rchè se quella degenerazion~ è una realtà storica, è altrettanto vero che da lungo t~mpo gli uomini hanno' imp,iri,to a !'ervirsi di idee giuste e 11 :itu:rnli ner ,.fini inidusti. Hanno imparato a tramutare il bene in male, così come la madre può diventare egoista n~i confronti del figlio,. nell'istante stesso in cui convince se !stessa cli amare meglio e di più deU-e altre. . I · • ' Anche i sentimenti più nobili , 1 possono diventare cie– chi, e allora l'amore diventa odio, la generosità egoismo. Ma di questo ne sono colpevoF solamente gli uomini che non hanno ancora imparato "-ove debbono fermarsi. Non le idee, non i sentimenti. I E giunti a questo punto, non ~i sostenga che il chiu– dersi nei limiti di una patria ci impedisce di guardare più in alto. i- - •

RkJQdWJsaXNoZXIy