l’ordine civile - anno II - n. 23-24 - dicembre 1960

l'ordine civile I stata trov_ata nel romanzJ di idee, nel romanzo saggistico. Il pe~sonaggio, "il caratteri/' non è più qualcosa di co;;,. chiuso in sé, ma vive in funz,ione di un'idéa che lo investe tutto, è un sim– bolo, ha un valore emblematico, para- digmatico. ' j. ~ra si può _condivider~, come condi– vidiamo, che il mondo delle idee abbia liberato il romanzo da certo naturali– smo· deteriore e di maniera e dal pro– vincialismo asfittico nelle cui sabbie mobili affogava tanta parte dei nostri autori, ma d'altra parie il romanzo ha toccato allora le ,punte più avanzate della· sua crisi ed ha, nella logica •in– tellettualistica di una progressivà fran• . , I tumazwne, mostrato la corda ed ha • abdicato alla sua funzidne, che, come quella di tutte le arti, è essenzialmente catartica. · · 1 • Non si è _scritto più ''egli", ma "io" e nell'io si è continuato a scavare, nulla risparmiando, tutto illun,iinando di una luce sinistra e livida, fino a trovare,· in un: paese senza case, senza uomini, sen– za storia e. geografia, nel fondo della 1 psich,'.!, le zone istintive dove regnano - come era scritto dai cartografi me– diormali ·-'- i paventati, ma fascinosi leoni. .T ovce - e "l'Ulisse" è, a questo ri- . guardo, un documento 1 ~ignificativo ed eloquente della frattura tra il soggetto e l'oggetto, con. la sua insistenza ed il suo muoversi nell'area sematica de.I vo– cabolo, nella frantumazione lessical~, ·nella disgregazione della struttura del periodo, ci olfre il panframa squallido e suggestivo della giornata-odissea del– l'eroe del nostro tempo, nella sua cc,n– vulsa ed inane ricerca di un ubi consi– stam, di un'ltaca pietrosa è serena, nel. la quale riconoscere il fumo dei tetti che sale· nell'aria limpida. Ed· invece, per converso, e per una dannazione che lega l'Ulisse moderno alla sua piatta banalità quotidiana, il "fl,usso di coscienza" di Marion-Pene– lope, nella notte, prima di prender sonno; vanifica, in una prosa sconnessa e· senza divisione· di V:eriodo, · il sogno e la speranza. A questa crisi della narrativa èred·ia– mo sia id~almente riconducibile all'in– tervista, ·da cui peraltro abbiamo preso I lo spunto, che M oraviu, nel presentare 1 ' al pubblico il suo ultiko romanzo "La I noia" ha concesso all'Espresso là dove afferma che oggi solo i cattolici ed i comunisti credono nella realtà oggetti– va, dunque nella III persona, nel "ca– rattere". Probabilmente a Moravia -- ma ci pa!e impossibile - sarà sfuggito il si• gnificaio implicito nella ·sua constata– z.fone, cioè che la idoneità, la disponi– bilità - diremmo meglio la vocazione. - per l'oggetto, per il pe,:sonaggio, per la storia presuppone un ,quid trciscen– deif-te-,un'àncoru di natura religiosa. Né ci spaventa - e diremo il perché - l'accostamento paradossale in questa fede al comunismo, visto che questo - ed è stato tante volte ripetuto -· per la .ma dommatica bafqtq s11,lmateriu,U. IO o --smodialettico,, sia per l'espressione eti– cà e sociale basara sul regime di vha, può essere stato paragonato ad una re– ligione. 1 Si tratta di sapere se il comunismo abbia le carte in regola per possedere l'oggetto, il ,personaggio integralmente, in tutte le sue dimensioni, e non setto– rialmente, nell'assunzione di una sola sfaccettatura del prisma umano, l'homo oeconomicus, o, peccando per eccesso, creando il mito di classe, l'ipostasi del– l'uomo - classe. - Come è agevole comprendere, il co– munismo, preso nella sua religione ro– vesciata, denuncia nelle sue efficienze, la sua non idoneità a creare l'intero personaggio. "Per la prima volta nella storia" - scriveva Gorki ai !!empi delle facili il– lusioni dell'umanesimo socialista - '71 vero amore dell'uomo è stato organiz– zato come forza creqtrice... ( Pra– vda, •1934). Ma è chiaro, invece, che credere nel atto d'dmore e voler organizzare l'amo– re significa umiliarlo e privarlo di si– gnificato. TONINO GIAGNACOVÒ Pour qu'il regne Scopo del libro (1Pour qu'il regnc, ead La Cité Cathofrque, 1960), •è ;quello di mostrare la necessità di una "rinascita cristiana" della vita ,po.litica degli Stati moderni e particolarmenfie della Fran– cia e di pmsentare •una organizzazione pratica già avviata ed impegnata in que– sto compito. Nella parte critica della civiltà poli– tica attuale ne viene individuato~ l'ele– mento determinante, e dominante, nel natura1ismo; e il suo· realizzarsi stori– camente in un movimento a carattere continuativo definito con termine com– prensivo "la Rivoluzione". Essa costi– tuisce un processo unitario di scristia– nizzazio.ri, e del .,;ondo, pur attraverso le su,~ incarnazioni successive. concrete: ranpresenta lo sbocco storico di tutte le forze anticristiane manifestatesi nel cor– so dei secoli e. costituisce ormai uno "status" permanente, che· si caratterizza con la "procla-mazione dei diritti del– l'uomo senza curarsi dei diritti di Dio". Di fronte a tale situazione, riaffer– mati i diritti della sovranità di Cristo sul temperale, e la necessità per il mon– do di riconoscerla ed instaurarla nelle proprie istituzionali temporali, il libro propone la necessità di una "Controri– voluzione" cattolica e presenta l'opera che intende preparare gli eserciti per la èonquista. • Campo di azione per questa riconqui– sta dovrebbe essere il terreno "ideolo– gico''; far conoscere la dottrina della Chiesa in concorrenza con le ideologie diffuse dalla Rivoluzione; e, nota ori– ginale di questa operazione, il mezzo di lotta dovrebbe essere quello stesso del-. la diffusione, capillare c~n cui .!a Rivo– luzione è arrivata a conquistare il Mon.– do; costituire perciò dei sruppi di .5tu- pag. 25 dio, ,delle vere e proprie "cellule" .che discutano e diffondano sile 1 nziosame'nte la propria dottrina. La pa~ticolarità di questa intrapresa si presta, innanzi tut– to a qualche considerazione di caratte– re generale. La sostanza di una azione controrivo– luzionaria cattolica non può essere in– dividuata in una attività c6noscitiva, in una opera di "studio". Agire per instau– rare la sovranità di Cdsto, e studiare la dottrina della sovranità di Cristo" ra-ppresentano due operazioni che non si collocano sullo stesso piano, ma su due piani paralleli. Esse non si incon– treranno mai, se non sono già impli– citamente e preventivamente contenute in una adesione fideistica che la dot– trina di per se è insufficiente a deter– minare .. Lo "studio" no·n è l'esigenza • prelimÙwre di .un impegno cristiano nel mondo. Poiché l'essenza del cristiane– simo non ritiuarda la rae:ione ma la Fe– de, e non chi avrà "capito" sarà salvo, ma chi avrà "creduto"; ( e beati, anzi, aueT.li che crederanno senza aver vedu– to). Bisogna prima accettare la verità perché la ragione ci possa noi mostrare che si tratta della verità. L'esigenza del– la dottrin.a come preliminare e dell'in– nuadramento della realtà n< >a.li schemi della raeione è una caratteristica pro– nria del · razionalismo, tro-vpo spesso inwvertitamente accettata da parte dei cattolici. E' il processo di • derivazione dell'azione, dall'indottrinamento filoso– fico-ideologico è effettivo. e tipico pro– prio dell'ambito di quell'errore, cioè nell'ambito della Rivoluzione. Ma è processo inver;o a qu_ello per cui si /a strada la verità. De.I resto - e in ciò risiede l'insufficienza dell'errore e il suo fallimento finale -· la dottrina astratta è sempre insufficiente a conte- . nere la realtà; poiché l'uomo trascen– de sempre il concetto dell'uomo e l'azio– ne umann trabocca inevitabilmente dai margini degli schemi. L'essen·:;, de.ll 'im– pewiò del cristiano nel mondo è nella adesione della sua volontà nella volon– tà di Dio, cioè nello spirito di carità. Esso non è f!.en_eratodalla .•rmienza ma anzi la contiene in se, implicitamente; ma completamente. "Pienezza di legge è la carità". E l'azione caritativa per la realizzazione del Regno, appartiene indifferentemente ai sapienti come ai rozzi pastori. L'errore di prosp~ttiva razionalistica si ripercuote natziralmente anche sul . piano subordinato della tattica. Ché la diffusione per vie occultistiche, settari– stiche è pertinente ( ed efficace) appzm– to alla penetrazione dell'errore - e la "cellula" può ben essere valido mezzo di diffusione del comunismo -~ nw è inadatta e· falsificatrice, per il cammi– no della verità. Ad usare gli strumenti con cui si diffond°' l'errore, si finisce per imprigionare la verità ~,egli sche– mi razionalistìci, i quali rimangono co– sì fu.ori discussione, e quindi implicit~• mente accettati e valorizzati. Il male n- 1nane alla radice, e gli strumenti ripren– dono inevitabilme,nte la funzione di .5trumenti dell'errore.

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