l’ordine civile - anno II - n. 23-24 - dicembre 1960
pa,g. 18 paesi. Il pericolo non è qÙello generico e interessato della perdita della colo– nia e della sua potenziale ricchezza, ma quello di un prematuro rivolgimento politico che non potrebbe influire in modo positivo ·sull'avvenire della vasta regione africana. L'Angola ha ancora profondo bisogno di una guida, ma di una guida che sappia anche preservar– lo da bruschi -cambiamenti di rotta, per i quali la popolazione di coloxe •è at– tualmente imp-reparata. Le misure precauzionali prese dal Portogallo potrebbero sembrare a pri– ma vista per Io meno azzardate. Ma non bisogna assolutamente lasciarsi an– dare a giudizi troppo affretta'ti -in pro– posito. Il pericolo comunista è nell'at– tuale coll'giuntura politica assai grave in tutta l'Africa e tutti sanno il peso che un'eventuale adesione comunista dei paesi afric~ni potrebbe avere sulla bilancia politica mondiale. D'altra par– te l'arresto dell'offensiva sovietica in Africa non deve assolutamente avveni– re con la forza,· nel senso che non si <levono colpire i sentimenti nazionali– stici ed indipendentisti 1 lei >'.;ngoli pae• si, mettendoli in guardia ,di fronte al pericolo cui vanno incontro, aderendo, a-d esempio, agli ohbiettivi di unifica• zione di_ un Sekou Torè o aceettando per oro colato le rivendicazioni sociali dei sindacati comunisti. Da quanto sopra rilevato appare fa. cilmente intuibile come l'azione gover– nativa portoghese non può costituire s·emplicemente una sterile reazione ·di forza, i cui risultati sono sempre a danno -di chi se ne serve. Non si fa qui il solito generico discorso che è più facile abbattere o dominare il comu– nismo. con un piano pratico· di revisio•– ne sociàle e di intrapresa di partico– lari schemi politici che possano meglio corrispondere alla volontà popolare, si vuole soltanto fare notare che nella si– tuazione storico-politica in cui si tro– vano in genere i popoli africani e, in parti•colare, gli angolesi, una forma di oppressione che volesse_ ·colpire semp-li– cemente l'irnfrltrazione .comunista, po– tre'hbe ·colpire anche gli stessi interessi vitali della popolazione, causando ,quin. di continui disor-dini e ribellione, di cui potrebbero appro,fittare positivamente soltanto i comunisti. Si -deve cercare -di evitare che la situazione maturi nello stesso modo del Congo, che non si ar– rivi cio·è a ·concedere un'indi·pendenza politica,mente prematura, ma nello stesso tempo si deve indirizzare eoscien– temente verso -di ·essa la popolazione e~l eventualmente guidare eJquilibratamen– te '·fino a •quando non abbia - e !',espe– rienza del ·Congo fa testo - la ,concre-. ta capacità -di autogovernarsi e -di de– terminare spontaneamente l'indirizzo da dare alla propria linea politica: In conclusione, riteniamo necessario che si rivolga in modo più attento lo sguardo su quei paesi, come 'Angola, di non immediato e attuale interesse, se si vuole evitare il 1·ipetersi di inci– denti· e sollevazioni come è avvenuto negli ultimi mesi del Congo. Un inte- ibl10 ca inobi e • ressamento diretto e costrutti,vo dell'-oe– cidente è quanto mai necessario subito, se si vuole che sia realmente positivo e apportatore. di frutti: non si_ deve at– tendere l'ultimo istante e solo allora prendere misure, ch'é nel qual caso non possono essere che energiche, come è avvenuto con l'intervento in extremis dell • Nazioni Unite nel Congo. S.D.A. ENI-•URSS Le vie del _petrolio Fra tante altre cose discutibili, il 1960 ha fatto riemergere, specialmente dopo l'avvento dell'on. Fanfani alla Presidenza del Consiglio, le (< geniali velleità » dell'ing. Enrico Mattei, che erano rimaste cautamente sotto èenere dopo le interpellanze in Parlamento sull'attività .dell'ENI e delle sue pro• paggini industriali; commerciali. ed edi– toriali. .L'ultimo anello ci è fornito appunto dalla sua politica del petrolio, sia per · ciò che riguarda la ricerca e lo sfrut– tamento dei pozzi in Italia ed all'estero sia per le· stravaganti opinioni sulla ne– cessità dei rapporti diretti fra Stati produttori e Stati consumatori. Forse alcune reazioni ameri,cane al- !'accordo fra l'ENI e l'Unione Sovieti– ca posseggono una carica di esagerazio• ne e di ingiustificato allarmismo. Non per que.~to la questione può fruire, co– sì come è stata concepita e realizzata, di valide e concrete circostanze atte– nuanti. Lo specchietto per le allodole dei russi sapeva bene su quale allodola occidentale poter contare: e l'ing. Mat– tei, portandosi a rimorchio lo· stormo dell 'ENI, non ha -esitato a fare il buon gioco· dei· sovietici. E non solo si è li– mìtato a trattare notevoli forniture di g~ezzo russo per il nostro fabbisoµ;no, ma ha offerto. per conto della FINSI– DER ed a· titolo di presunta pezza giu– stificativa. migliaia di tonnellate di tu-. bi per gli oleodotti che i sovietici in– tendono costruire dalle loro fonti pe– trolifere fino all'Europa meridionale. _Mattei parla di prezzi di convenienza del petrolio, ma non ritiene cli spiegare l'altro importante elemento della co:rp– binazione: il prezzo dei tubi•. E' facile capire che, mancando questa precisa– zione, anche la presunta economicità del prezzo del petrolio pu9 andare a !!ambe all'aria; essere, cioè, negativa– mente compensata da uno sfioramento ~11 l prezzo dei tubi, favo_revole ai russi nei confronti delle quotazioni interna– zionali. Tutto questo grande affare po– trebbe finire, volendo far dell'ironìa minima. come l'acquisto di una Mer– cedes al costo di una FIAT offrendo in pagamento un oggetto· d'oro al costo di altro 011:"etto di m.inor valore ! L'accordo fra l'ENI e l'URSS n_on è soltanto un· buon affare per i fornitori cli petrolio iri -dumping, ma costituisce anche un cervellotico e spregiudicato attacco contro le grandi compagnie m- l'ordine civile • I ternazionali., E' assurdo, infatti, pre– tendere di eliminarle dalla •scena del mercato mondiale del petrolio, -in quanto sono. state esse e sono esse che hanno permesso agli Stati produttòri di valorizzare le proprie ricchezze mi– ne1·arie e di ricavare, attraverso il. si– stema delle royalties, la gran parte del– le entrate necessarie ad alimentare le esigenze dei singoli bilanci statali. Le compagnie, inoltre, garantiscono senza soluzioni di continuit~, fa migliore uti– lizzazi,,me dei giacimenti petroliferi, sia attraverso lo sfruttamento di quelli gi~ esistenti, sia attraverso Ja ricerca di nuove zone da valorizzare. Gli ingenti investimenti, che annual– mente le compagnie internazionali de– vono stanziare, autofinanziandosi attra– verso l'utilizzo parziale degli utili, per quest'opera di rafforzamento e di svil– luppo della produzione e clella distri- •buzione del petrolio grezzo, giustifi~a- 110 l'elevatezza congiunturale dei pro– fitti, che soltanto il sempli-cismo o la malafede possono definire costanti ed iniquamente esagerati. D'altra parte, il vigente sistema del– le royalties non si presta a facili di– sdette contrattuali, ammesso ma non concesso che· fosse veramente conve– niente realizzare Io sfruttamento ed il commercio del petrolio .direttamente fra Stati produttori e Stati consumato– ri. C'è ·da osservare ancora che glì stes– si Stati produttori hanno interessè ad avere rapporti con le grandi ,compagnie internazionali, perché esse solo posso– no assicurare la stabilità e la congruità delle royalties, in base alle quali que– sti Stati percepiscono il 50 per cento del margine fra prezzo di listino mon– diale del grezzo e costo di produzione, secondo il. tradizionale sistema chia– mato del fifty.fifty. Il fifty.,fifty ci impone un -breve di– versivo, ·rivolto ad un'altra « geniali– tà >> di Mattei, opinata per ottenere dall'Iran, alcune concessioni di ricerca. quasi monopolistica, in zone dì possi– bile sfruttamento. Si tratta del sistema del twenty-fi~e • seventy-fi;e, secondo il q:uale lo Stato produttore percepisce il 75%, in luoj!;O del 50%, del margine suaccennato. II tempo che ,è galantuo- • mo e che spesso non indugia a stigma– tizzare le megalomanie ,deirli ambiziosi ci dirà se il sistema -concordato da Mat– tei ,con l'Iran potrà -costituire un affare per l'Italia o· si risolverà in una ire• stione fallimentare, come sarebbe p;Ù opinabile attendersi dato che la ricer– ca dell'ac.cordo fu· ad ogni costo, per motivi di personale nrestigio, te~tata dal Presidente dell'ENI, dopo che gli erano state ne~ate da altri Paesi pro• duttori le possibilità di sfruttamenti diretti. Vi ,è infin~. in merito al tema che abbiamo trattato, opportunità di un ri– ferimento alle conferenze di Bagdad e di Bei:i-uth, organizzate in quest'anno dai Paesi produttori del petrolio. An– che dalle risultanze di "S-~l' ~ rmerso che le compagnie internazionali ed i Paesi produttori tendono a sviluppare i
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