l’ordine civile - anno II - n. 23-24 - dicembre 1960

l'ordine civile . alle esigenze fondamentali dell'individuo e della collettività, ma che contempli anche le evoluzioni, ed i suoi riflessi, di una società in perenne trasformazione. Il· terzo confida ad un •solo uomo il compito di formulare e di applicare una ideologia completa o un sistema amministrativo sufficiente. De Gaulle non si appoggia su di una ideologia completa, salvo se si vuol prendere in considerazione le contraddito– rie ed estremamente povere idee nate dai cervelli dei 200 deputati formanti il gruppo degli ccubbidienti incondizio- nati », l'UNR. , De Gaulle è ben lungi dall'aver concepito le nuove for– mule per una amministrazione stabile e sufficiente, dato che preferisce demandare ai ccgrandi commessi » le bisogne cctec– niche»: Infine, in rapporto al terzo punto, i_l generale si con– sidera al di fuori ed al di sopra dei « movimenti politici » per volerne instaurare uno di sua fattura. * * * Consideriamo ora gli aspetti politici di questo biennio per valutare in che modo su questo piano stiano le cose, e come il Potere abbia sviluppato la sua azione. Con il 13 maggio si hanno i primi elementi d'analisi. Le forze giunte al potere hanno Ùn comune denominatore: mantenimento ,del- 1' Algeria nei confini nazionali ( discorso di De Gaulle ài mus– sulmani a •Mostaganem - giugno 1958: « voi siete francesi a parte intera, viva l'Algeria francese»). L'unità d'azione non è nata però da una cosdenza rivoluzionaria, ispirantesi ad ,una dottrina, o ideologia. Inoltre per molti componenti questa originaria «unità», anche il motivo cc nazionale» non aveva valore ( colloquio del generale con gli eletti di Niz– za • ottobre 1960: « non credo all'integrazione dell'Algeda, come non vi ho creduto nè prima, nè dopo il 13 maggio»). Il pòtere - gollista, comunque, si appoggia all'inizio sulla Destra, ed è poi che comincia la sua « scivolata » a sinistra. Si parla oggi di un ingresso dei socialisti nel governo. Ben– chè sollecitati, non sembrano disposti a farlo. Ritroviamo qui il ccpendolarismo » sistematico, tanto rimprqverato alle pas– sate repùbbliche, ma applicato con cura anche ora. Ma altre difficoltà si fanno strada. Non c'è pendolari~ smo che tenga ad esempio per- trovare una maggioranza rea– le ( esiste soltanto per il momento perchè 200 deputati dal- 1'« incondizionata obbedienza» seguono il «ritmo») per so– stenere l'isolamento della Francia dalla alleanza atlantica, _o per osteggiare -una più concreta politica di integrazione europea. Alla lunga ·se il Potere vorrà applicare i suoi piani, ispirantisi a motivi congiunturali o a piani ccpersonali », non troverà più una maggioranza parlamentare stabile. Il -Capo dello Stato si troverà P!!rtanto davanti ad un bivio. O ac– cettare questo stato di cose, correndo il rischio di trovarsi troppo spesso in una ccimpasse >>; oppure modificare sostan– zialmente il regime. L'attuale Costituzione gli offre ampie possibilità. Può applicare l'artico-lo 16, ed ottenere ipso facto i pieni poteri. Può prolungarli. Può ... tante ·cose. Può anche avocare a sè tutto il potere, al di là dei pieni poteri, instaurando un regime presidenziale assoluto o dittatoriale. Ma in -definitiva perché dovrebbe farlo? .Sarehbe ,questo utile per la Francia? Egli è un uomo del ccsistema >>,anche • • . IO ca 1n 1anc pag. 11 se il ccsistema >>è la sua bestia nera. E « sistema >> -,- notia– molo - non vuol dire soltanto corruzione, quanto soprat– tutto inefficenza o mancanza di un ideale e del conseguente corollario di formule pratiche per concretarlo su tutti i pia– ni. Per impiegare la terminologia corrente, I si può dire che qualunque « formula >> il generale vorrà a{lplicare domani, essa non ccterrebbe>> più .d'un'altra del passato. Tanto più che se questa ccformula >>dovesse avvicinarJi a quella cc<Jit– tatoriale >>c'è ben da chiedersi cosa succedetebbe in Francia alla scomparsa del ccdittatore >>. Quando cioè tra Potere e Paese si fosse consolidato uno ccjatus >>esiziale. * * * La Quinta Repubblica quindi, nata come ,elemento « rìp_– novatore », ha fallito in ,·quello che doveva essere il suo ob– biettivo numero uno: ccuna presa di coscienza coerente » della rapida decadenza •dell'istituto ,democratico parlamen– tare francese. Al contrario, essa potrà provocare ancor più bruschi sussulti, tanto più pericolosi quanto più essa ten• de, sotto l'impulso del suo Presidente, a colmare i « deficit » del suo bilancio generale con incoerenti prese di posizione e con assurde manifestazioni di indifferenza per i motivi ideo– logici che sconvolgano il nostro mondo' ( elenchiamo alcune di queste manifestazioni : « la Francia come equilibrio tra i due blocchi>> • conferenza del gen. De Gaulle al Centro Studi Militari; « l'Europa dall'Atlantico agli Urali>> • gen. De Gaulle, discorso; « la •Cina che inevitabilmente invaderà la pianura russa >>- idem; « la forza atomica nazionale >>• pro– getto legge). Vien quasi da pensare che oltre al disfacim~nto di una ideologia democratica, quella francese in questione, si sia aggiunto anche un ccdepauperamento >> di quel poco di buono che ancora restava. Chi può beneficiare dunque di questo stato di cose? E chi può, d'altra parte, contrapporre il nuo– va « quid >>che ricatalizzi le energie e le iniziative? A beneficiare di tutto ·questo cataclisma i~coerente, straor– dinariamente incoerente, può essere soltanto una ideologia che ovunqu; nel mondo aspetta e sollecita questo genere di decomposizioni: il comunismo. Alle alambiccate formule del generale De Gaulle. esso presta l'attenzione necessaria per determinare la « giusta>> crisi al ccbuon>> momento (buon per lui s'intende). Il comunismo infatti può attendere che De Gaulle passi, il contrario. non può succedere. E sarà là, do– mani, pronto a cogliere i frutti della sua paziente e non inu– tile attesa; i frutti di uno sconquasso senza conclusioni. Già oggi ritira i suoi primi benefici, _ritrovando nella sua massa elettorale più di un milione di voti del mili_one e mezzo, per– so nel '58. Se dunque non ,si troverà un _antidoto efficace a questa crisi progressiva, l'ineluttabilità di un « salto nel vuoto >> comunista può divenire realtà >>.Quanto a De Gaulle, l'unica speranza che i francesi d'oggi possano nu,trire in lui è che non esasperi la crisi prima che la Francia abbia tro– vato nel suo seno la ccvera >>strada contro la sovversiòne ideologica del comunismo. E' un problema questo, nella sua generalità, che interessa anche altri popoli, quello nostro -in primo grado. Vedremo quindi in un prossimo articolo quali siano gli elementi in Francia che p.ossanç> determinare l 'im– pulso novatore, e quali speranze ci ·siano per un riarmo ideologico_di questa-parte della vecchia Europa.

RkJQdWJsaXNoZXIy