l’ordine civile - anno II - n. 19 - 1 ottobre 1960
_l_'o_r_d_i_ne_c_i_v_ile __ _ _ ___________ ____.:_ _ ________ ____.:_ _ ____ pag:_15 portato i francesi alla. rovina nel 1940. Ma in questo caso, oltre al terreno fa– vorevole, c'era pure una supe•riorità schiacciante di carri e di. pezzi contro– carro, c'erano mezzi corazzati più pe– santi e più modenii, e soprattutto un'a·rma ae·re'a che dominava il campo di battaglia, quasi senza contrasto da parte delle spa,rute forze aeree del– l'Asse. • Anche la ritirata dell'Armata coraz– zata Ìtalo-tedesca, fortunata se si pensa al risultato coT1Jseguito in condizioni tanto sfavorevoli, si spie•ga allo stesso modo. Bernard Lai~ Montgomery, da buon fante - non ci. riferiamo all'Ar– ma .di provenienza del Feldmaresciallo iroglese, ma aUe sue I doti tattiche - • combatteva e si muoveva con pruden– za. .7V on azzardava mosse, audaci in campo aperto. Non cJrto per mancanza di coraggio o di decisione, ma perché la guerra " corazzata 'F gli era estranea; ognuno ha la sua specializzazione; an– ch'egli av.eva la sua. 1, . Riguarll,o al lato tecnico della tesi del Carrelli Bar,:iett, 1 riguardo alla cri– tica militare dell'opf(-rato di. Montgo– mery. di nuovo c'è S(!lo quanto abbia– mo precisato sopra. l dati singoli che mostrano la sproporzione delle forze e le occasioni mancate .da " !,{ onty ", cii> su cui tanto i11;sistel'autore del libro in que.~tione, sono interessanti, ma niente affatto inediti. Il CorreUi Barnett ha il solo .merito di averli raccolti in un li– bro e· con essi demoi'ito " in toto " la penoT1Jalità del Feldfaresciallo. Ma i fatti citati, quelli su I cui poi sono. up.– puntati la meraviglia 1 e lo scalpore del pubbl-ico, erano già noti da tem.po . Ba– sta scorrere le pagine idi tanti libri zmb– blicati in Italia, sia all'estero ( ma an– che questi generalmeltte tradotti in i ta- liano ): • Vogliamo cit(J;rne 1 qualcuno? Ecco: Rommel, "·Guerra se,nza odio",· 2,tila– no, 1950 ; Liddel H art, " I generali te– de,schi narrano ... ", °A.filano, 1949; Ma– ravigna, "Come abbiamo pe·rduto la guerra in Africa", Roma, 1949; Cane– vari, "La guerra italiana", Rom-a, 1948; Churchill,_ "Lh seconda gnerr-a mondialé ", Mi-lan·o, l 948; "Decisioni • fatali", a cura del ,"en. S. W estphal, Milano, 1958. Sono i piu noti e i più esaurienti sull'argomento. I * * * L'altro aspetto della tesi del Carrelli Barnett è più propriamente "m~rale ". Da questo puntò di vista l'autore con– sidera l'inutilità della battaglia di el– ' Alamein, l'inu•tilità della morte di mi– gl-iaia di uo,mini, · immolatisi in quel– l'autunno del 1942 t~a le spiagge sab– biose della costa egiziana. e la depres– sione profonda di el-Qattarah. Anche senza la battaglia di el-'Alamein, so– stiene il nostro autor~, Rommel sareb– be ·stato costretto a ritirarsi - pochi giorni. dopo --'- ,per lo sbarco alleato . . bibliot . . . cag1no 1anco I nell'Africa Settentrionale francese, che lo prendeva alle spalle, minacciandolo da· occidente. Ma qui il pacifismo e l'umanitarismo del Carrelli Barnett, invece che "mo– rali", si mostrano come sono, perfetta– mente immorali. Senza la battaglia di • el- 'Alamein, Romme.l avrebbe portato in Tunisia le sue forze intatte, e. con essere avrebbe inflitto perdite sangui– nosissime !lgli eserciti alleati che, dopo l'operazione anfibia, muovevano da oc– cidente. I tredicimilq,cinqnecento ingle– si dell'VIII A•rmata non sarebbero ca– duti " inutilmente ", ma al loro posto sarebbero pqiti altri soldati. inglesi •e americani iro mimero f or:;e· 1naggiore. A questo punto, però, va tolto l'ac– cento dalla persona singola dell'autore in questione. !Altri libri di'tutto il mon– do hanno sostenuto tesi analoghe. Ma non solo lvbri. Anche film, giornali, cri– tiche ·espresse con altri mezzi e altre forme. E' uno dei temi preferiti del pacifismo e 1 de.ZZ' umanita_rismo falsi e deteriori di tutto il mondo. E' facile, • per essi, criticare le battaglie comlJat– tute con sanguinosa insistenza, e so– prattzitto le difese ad oltranza. E' fa– cile perché l'opinione pubblica, che è superficiale, resta colpita da simili te– si roboanti, non sa guardare a cosa si cela diet,ro grosse parole, dietro aJ " ditone " che accusa con fiero sdegno il solito, povero "spirito milita-rista ". Nessuno s_i chiede quante altre vite umane ab-bia salvato il sacrificio di un reparto o di una gùarnigione che si so– no immolati, secondo _gli ordini, in una resistenza a oltranza. Perché? Perché in genere il pacifi– smo e l'um•anitarismo si riducono a una questione di ma,lwfede, che serve altri interessi. Non parliamo necessariamen– te di mafofede spfcciola, voluta; spesso . si tratta di malafede inconscia, dovuta a un ce.rto orientamento ideologico che porta a prosp·ettare ùna realtà vista at~ traverso occhiali deformanti. La mag– gior parte dei cas,i, anzi, a nostro avviso va riferita a que·sta seconda categoria. Ciò nonostante la tesi resta sempre · fonda mentalmente errata, anzi assurda. Il peggio è poi quando l'assurdità, da teorica si riduce al campo pratico e assume la forma _di un giudizio incr,i– minante. Potrebb-e essere il caso del generale VOJl- Schlieben, giudicato e condannato nella Bundesrepuhlik per non essersi a,rreso a Cherbourg; aven– do, al cont,rario continuato a comba-tte– re . fino all'-~ltimo uomo e all'ultima c;artuccia, sacrificando così molti sol– dati ai suoi ordinL A parte il fatto che è compito del soldato combattere e non ar-rendersi, si è dimenticato in qu~sto caso di appurare quante altre· vite te– desche siano state salvat·e dal sacrificio dei difensori di Cherbourl{. , Qui dunque, il pacifi,smo e l'umani– tarismo diventano sostanzia1ment~ e p,rofondamente immorali. Così come è immorale una democrazia che tuona --1 contro il malgoverno dei re, l'oppres– sione delle classi. aristocra~iche sul po– polo "che soffre ", la mancanza di li– bertà; per poi instaurare la dittatura di Robespier.re •e il terrore, dare la li– bertà a una nuova e maldestra classe dirige,;_te càcciando tutti gli altri sotto un nuovo giogo, affettare e. ghigliotti: nare co•n la ma•ssima disinvoltura " ari– stocratici " e oppositori di nascita me– no nobile. Oppressione· per oppressio– ne, giogo per giogo, sono francamente preferibili i primi, che hanno almeno il "!antaggio di non assumere la ma– schera ìpocrita della "sovranità popo– ·lare ". Anche più immorale è il pacifismo dei giorni' d'ogg,i, perché non è moto singo.lo dei sentimenti di uno solo, ma f,a parte di tutta una • vasta campagna che si combatte sotto ·diverse 'forme contro la guerra, contro gl{ armamenti, contro ,lo spirito militare. Dovrebbe es– sere supe-rfluo rilevare che· una si,ffatta càmpagna propagandistica agisce con risultati rilevanti soltanto nel m~ndo occidentale; nel blocco sovietico non ha effetto alcuno. Non solo perché la propaganda occidentale non passa al di là del-la " co•rtina ,di ferro ", ma •anche perché le stesse critiche dell'antùnilita– rismo occidentale non si rivolgono mai al militarismo sovietico o a quello dei paesi satelliti, ma sempre al mondo oc– cidentale, di ieri o di oggi. Soprattutto • di ieri., perché solleva meno sospetti, passa più facilmente dal controllo . su– perfici-ale dell'opinione pubblica. In tal caso, la critica alla guerra e al militarismo divengono chiaramente "disfattismo di pace ", -perché induco– no i combattenti della .nostra parte a gettare le armi e ad arre-ndersi, mentre non ottengono alcun effetto sugli avver– sari. Tra la campagna antimilitarista di o,ggi e i sooia,listi italia11;i•del 1917 che grida-vano nell'aula di Montecitorio: " Il prossimo inverno. più nessuno in trincea!", non c'è differenza apprezza– bile. Comé il iacifismo' uma,11;ita,rio,"al di sopr-a della mischia" e "per bene" di allora non otteneva alcun effetto sui nemici austro-tedeschi,. incrinando solo la saldezza del fronte italia,no; così l'odierno "disfattismo 1 di pace " non indebo-tisce .il dispositismo militare so– vietico, mentre fiacca I ulte•riormente il già modesto apparato, di dife;rn occi– dentale. In effetti, c'è una sol-a posizione coe– rente, cosciente e a suo modo sincer,a, • di fare del pacifismo : quella dei " par– tigiani della pace". Ovvero, pacifismo palesemente ligio alle direttive sovieti– che, apertamente ·schierato. Ogni altra posizione è assurda e sleale. E qui sa– rebbe acc_oncio esaminare nel partico– lare qua·li sono le altre posizioni, da chi e come so-no so,stenute. Ma il di– scorso si farebbe lungo. Sa.rà forse op– portuno riapr.irlo in altra occasione. Gurno Gu.NNETTINI
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