l’ordine civile - anno II - n. 15-16 - agosto 1960

pa·g. 26 e dottrine· le quàli siano nate e si siano sviluppate fuori dal p 1 ensiero ispirato dal cattolicesimo, sono monche e parziarie, e non possono mai provvedere a un -integrale incivilimento. 4. - Noi dobbiamo anche osservare che, in alcune epo• che e situazioni, i cristiani si sono dimostrati incapaci di met. tersi al. passo della storia e incapaci di trarre ispirazioni dai Vangeli; e hanno mancato, stando inferiori agli altri~ di im~ piegare un loro· proprio sforzo di razionalità e una loro sin– cera sensibilità del tempo, non provandosi e non riuscendo nel fine di elaborare i principi e i mezzi e il metodo, con i quali risolvere i problemi politici, e giuridici, e economici, che incombevano, all'epoca, su loro e sui contemporanei. Talvolta vi hanno meglio provvisto gli altri che non i cristiani, e si deve riconoscere che talvolta un progresso può avvenire ed è avvenuto in s#uazioni di antitesi storici, con i cristiani. Queste temporali crisi, dei cristiani, e dei cattolici, nella formazione storica della civiltà, ,non mi hanno mai agitato e non sono mai riuscite a oscurarmi una verità più ampia e definitiva ; che l'incivilimento umano, non ,può larga mente e compiutamente attuarsi, nel corso_storico, se non :in vir.tù del cristianesimo come è custodito·, dalla Chie;a Cattolica Apostolica Romana, cui tocca difendere i valori deUa natura umana e tocca insegnare le verità rivelate, e tocca propagare • i mezzi perchè g~i uomini abbian,o ( e abundantius) la vita "soprannaturale" in loro stessi. . Può pertanto dirsi che ogni· sintesi umana; ogni conce• zio ne della vita politica, economica, culturale può de/ initiva– mente essere ricca, e feconda, può sovrastare ai limiti di wn ciolo di tempo e d,ì conti:ngenze, e correggersi dai suoi error:i e integrarsi oltre le sue deficienze, a condizione di accettare la verità cattolica facendola essenza propria. La verità cattolica è insostituibile. Anche la santità cat• tolica è insostituibile. 5. - Quanto sopra è dettò- mena i cristiani a riconoscere in pienezza quel che possano valere la libertà e la democrazia. Invero la libertà e la democrazia, ove siano rettaménte in atto, garantiscono al corso storico_ l'apporto più la-rgo e, se fosse possibile, generale delle energie, deUe potenze, dei pen– sieri e delle opere degli uomini. Tuttò quanto vi è di creato negli uomini di ogni epoca verrebbe, con il metodo de:mo– oratico sinceramente attuato, a essere. impiegato per formare la civiltà, ·e verrebbero tutte le energie e gli sforzi associa•ti onde si potrebbero meglio e • più sinceramente • raggiungere i fini, stabiliti a ·noi dalla nostra stessa natura. La libertà è una manier~, che appartiene al disegno di Dio, di attuazione della vita umana. Con la· democrazia è. dato alle perso,ne -umane un metodo perchè i loro vari ·pen– sieri, interessi, opere, sentimenti possano esplicarsi, contra– starsi, coritro-lforsi, correggersi, inte,grarsi. Tutto ciò riesce chiaro, '11W però no-i siamo, con questi pensieri, soltanto alla· soglia della scienz,a po-litica. Co·me debba formarsi lo Stato perchè corrisponda ai suo•i fini non hanno saputo dircelo .le varie do.Urine o concezioni politiche. Il liberalismo, il socialismo, il nazionalismo, il de– mocratismo in genere, hanno impressi sviluppi in questa o in quella ,branchia della vita, ùi uno o in ,altro tempo; per vero hanno dato quel ·che potevano dare. Altro e ben altro· ancora attende l'organizzazione della vita sociale mentre assi·stiamo tutti all'evidente impo,ienza dei partiti di dare un impulso. nuovo e forte -all'àvanzamento umano;· le loro correnti, -le loro lotte interne, le povertà dei foro uomini, la crisi dei parlamenti e delle amminisf.razioni attestano questa impo• tenza e anzi -ne sono il frutto. 6. - Eppure tutto non ~ finito. . Dipende dal-l'impiego della razionalità e della volontà degli uomi·ni, da un senso pro:prio di apo•stolato· che avvenga il superamento della crisi prima o più ,tardi. .Il popolo - e non solo in ItaHa_ - ha guardato, dopo .l'immane ultima guerra, ai cr.istiani chiamandoli ad assumere i · più alti com– piti, che mai nel corso storico siano stati corosegnati, così pienamente, a loro-. E' dilfi·cile altro tempo, diverso dal no– stro, nel quale a noi cris.tiani siano state date ·maggiori possi– bilità, chè •nel nostro tempo, di decidere degli avvenimenti umani. l'ordine civile Non è -lecito giudicare che l'esperimento politico dei cri– stiani #asi o-rmai - nell'epoca - chiuso e definitivamente corosum ato : è zin giudizio da cronaca giornalistica, molto som– mar.io; e definitivamente è volgare. Certamente i cristiani hanno dimostrato nella politica d_i questo quindicennio una imprepa·razione, purtroppo, ba– silare: non hanno ,proposto al .mondo, che attendeva, neppure' le .linee -di massima di una nuova organizzazione statale; di . conseguenza hanno formato un partito, e non suscitato ,un movimento_ ,che /osse sostanziato nella soÌuzione dei problemi immani delle genti, e fosse carico di ideali. ·Mostrando unai estrema povertà razio.nale hanno poggiato la f orliuna sulla paura del peggio, piuttosto che sull'entusiasmo apostolico di calare finalmente il crisiianesimo nella storia, nelle istitu– zioni; nei codici, nell'economia; tredici milioni -andarono a votare e parevano reggimenti di rassegnati piuttosto che ar• tefici di un destino; nessuna canzone corse sulle· labbra di un popolo, chiamato, o,rmai in libertà, a formarsi la sua nuova vita! Mancammo. Dove le nuove leggi? Dove i nuovi codici? Dove le nuove magistrature? Dove i travolgimenti radicali delle antiquate ,e arr,uginite amministrazioni? Dove l'esalta. zione degli illibati costumi e dei grandi sacrifici e degli studi severi e de,gli esempi nobili? • Perchè •dovevasi, nellà positività giuridica e nella f or'mu– lazione ideale e nella dedizione apostolica degli uomini, supe– rare decisivamente quanto -era onmai vecchio, ed era stato formato dalle massone.rie, dai liberalismi, dai socialismi, dal fascismo. 7. --;-- La impreparazione scientifica, morale, amministra– tiva ben subito, fino dal 1943 e dal 1945, apparve man.ifesta ai più attenti; quanto oggi avviene fu allora previsto, e anche detto per iscritto, come inevitabile; a Verona uo,mini che 1 avevano la fede e l'ingegno ,di Mons. Manzini dichiararono subito che l'esperimento non sarebbe riuscito; posso perso– nalmenf.e assicurare che Mons. Manzini lo disse nettamente allo stesso on. De Gasperi; del resto ·non occor.reva essere pro– feti, ma bastava tenere fissa avanti gli occhi la verità ; che dai "principi nascono le conseguenze" o (come 3 _ allora, si diceva fra noi non senza un penoso sorriso) dalla -mancanza di principio consegue il disordine, o il caos, o l'impotenza ad agire, I cattolici non possono affrontare l'impegno storico neUa nostra nazi<>ne· se dietro non vi sia ·una -scuola, dalla quale wnzitutto provengono definiti "i .fini" della vita organizzata - .i "mezzi" pet ,raggiungere quei ,fini - i "metodi" di attua. zione dei mezzi. La politica non è più e, meno principalmente, è mero ~sercizio del "potere"; essa· è nella 'SUaessenza e nei biso,gni del tempo, una scienza per il conseguimento di alti fini, è la più alta è la più ,difficile delle scienze. Su questa strada. ci avevano incamminato, in sia .pure remota prepara– zione, .gli uomini dell'Opera dei Congressi e i Sociologi Ca.t• tolvci e i(Magistero Pontificio; Leone XIII, Giuseppe Toniolo e, nelle nostre migliori città, i nostri venerati maestri. In questo momento di disordine e,di incertez:ze, del resto prevedute, il nostro pensiero va a loro, e sull'esempio della foro fe,de, oppressa e .tormentata, ,le nostre persone -si rìtirino nell'ombra e pieghiamo le ginocchia nella preghiera! Come essi, i nostri maestri, avrebbero fatto. Nulla è ·,perduto per la causa, che si serve, se gli uomini. di domani, i .giovani, vogliano avere idee chiare, e massime questa :' - Per operare nella vita sociale si studi e si mediti perchè l'azione, senza ;la. .forza del pensiero, è assolutamente illusoria. Si tragga ispirazione e controllo dalla dogmatica cattolica e dalla natura umana, ·considerata questa retta ra– zionalità. Altro è considerare l~ dottrine altrui è sceverare il valido dal non valido, e così µccogliere quanto compatisce con i nostri ,principi e può ad essi ricondursi e farsene sviluppo e integrazione. Aliro ,è aprirsi alle dottrine degli altri e subirle nei .foro principi e nelle loro applicazioni. Non è da meravigliarsi, se non per gli ignari e gli impreparati, che la Gerarchia deUa Chiesa condanni "le aperture"; ,,sarebbe da meravigliarsi del , . contrarie . . Casi facendo la Gerarchia ripara, e salva gli svi-

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