l’ordine civile - anno II - n. 12 - 15 giugno 1960

bi l'ordine civile contributi di altri valenti studio·si {,Mo– menti di storia de'lla lingua italiana >> di· Alfredo Schiaffini; ·<e 1 Profilo di sto– :ria linguistica italiana » di Giaco-mo Devoto) l'opera del Migliorini rwp,pre– senta il primo lavoro unitario e com– pleto nel campo della storia della no– stra lingua. Mentre pe1r le altre lingue e_uropee moderne non mancano opere monumentali e di fondamentale impor– tanza ( si vadano quelle del Brunot per la Francia e del Menéndez Pidal per la Spagna), l'Italia, dove pur abbon– dano le storie letterarie, artistiche ecc., non possedeva una storia della lingua che abbracciasse in profondità e vastità il problema. Ciò sembra ancora più strano se si èonsidera che da noi, la "questio-ne della lingua" ha sempre rap– presentato - e rappresenta - uno dei punti più importanti della nostra cul– tura. Non abbiamo intenzione di entra– re nel vivo della polemica linguistica che si agita oggi in Italia soprattutto da parte di alcuni scrittori "rivoluzio– nari" in fatto di -linguaggio { e alla qua– le lo stesso Migliarini ha apportato il suo contributo chiar•ificatore: ricordia– mo l'interessantissima conferenza tenu– ta a Roma per i "martedì letterari"), ma vogliamo soltànto notare che le r,i– voluzioni linguistiche sono sempre le più difficili da attuarsi - checchè ne dicano i pù accesi innovatori .:_, in– quantochè, come le rivoluzioni vere, non si risolvono a tavolino; ma nelle piazze, nelle scuole, negli uffici, nei caffé e, innegabilmente, anche con i libri. Il terribile giustiziere, e nel tem– po stesso il giudice sereno, in fatto di lingua è l'uso. "L'interesse per la storia della lingua - avverte il Migliorini - comincia quando si commisura il lin– guaggio individuale d'uno scrittore con l'uso dei suoi contemporanei". Questa commisurazione finora no,n· non era ancora stata fatta; tutti i la– vori sulla -lingua dei singoli e più im– portanti scrittori, per mancanza di chia– rezza di idee e d'impÒstazione, più che in storie della lingua, si risolvevano in storia ,dello "stile" dell'autore preso in esame. La lingua italiana, a di,fferenza del– le altre europee, ha già la sua configu– razione grammaticale e lessicale nel periodo preumanistico ; e questa preco– ce fissità portò in un certo senso al culto della forma intesa come cristal– lizzazione nei modi e ne-l tempo. Di qui il paludamento retorico che la nostra letteratura ha mantenuto per tanti se– coli, e l'errato concetto di una lingua fittizia, e sempre u-guale a se stessa, fatta solo di formule e regole teoriche; di qui l'identificazione di essa nel li-n– guaggio di questo. o quell'autore. Malgmdo la necessità di dover in– quadrare nei tradizionali periodi stori– ci ormai acquisiti, adottando la suddi– visione per secoli; il Migliorini ha trac– ciato un quadro ampio e continuo del– lo svolgimento della lingua italiana, il– lustrandone i feno-meni più importanti e significativi senza ombra di retorica e in un linguaggio . iano- e .accessibile. Non poteva fare altrimenti uno studio– so della SIW' levatura e dalle idee ben chiare, consapevole e convinto che la lingua ne-i confronti dell'uso, è come fiume che scorre lungo le sponde della storia ( l'immagin~ è sua), alla cui su– pérficiè · 'Jàlgono goèèf di : acqùa • e si ghiacciano dando l'impressione, a chi contempla, ehe il ghiaccio che t!oprè il fiume sia sempre lò stesso, mentre il movimento de.lle molecole è vivacissimo. Ma per studiare una linguà in ·tutto il suo divenire era necessario non solo dottrina di grammatico e lessicografo, ma anche 1Jivo senso della storia per poter giudicare e tJalutare nella loro giusta luce gli asipetti • economici, so– ciali . . politici, artistici di un determi– nato periodo ; i quali 'Sono essenziali ai fini della esatta comprensione dei fe– nomeni linguistici. Così· come il De Saroctis attraverso la letteratura, i-l Mi– ~liorini ci ha daio una storia civile del– l'Italia, attraverso la sua istituzione più importante : la lingua. Si tratta di un'opera fondamentale, di altissima importanza scientilfwa re– datta in un linguaggio chiaro e· acces– sibile, lontano le mille miglia da quel– lo paludato e infarcito di retorwa di certi specialisti. Una rarità fra le nqn poche opere. accade-miche' della rwstra letteratura, un libro che può essere letto anche da chi no'n sia uno specialista, e con sicuro profitto. E' un'opera, in definitiva, lo ripetiamo, fondamentale per la nostra cultura e destinata ad avere il suo peso anche fuori d'Italia. D.F. A-LDO CAROSCI : Gli intellettuali e la guerra di Spagna, Einaudi 1959. Per un panorama indicativo delle po- • sizioni del mondo intellettuale relative al conflitto spagnolo, il quadro forma– to dallo autore può essere tranquilla– mente sfrondato di tutte quelle "testi– monianze", che hanno, in realtà, sol– tanto carattere di .~critti esplicativi, o propagandistici, cronachistici, anche se spesso vestiti esteriormente con qualche colore di romanzo. Guardando innanzi tutto al complesso dell~ "grandi firme", alla "elite" culturale della Spagna, non si può non notare la loro estraneità ideologie~ alla vicen:da politica. Questa rientra nelle loro creazioni • letterarie soltanto inquadrate e domi~ate da una visione più ampia, più complessa e di diversa ori~ine spirituale. Il loro filone di pensiero non si ali– menta a,ffatto daUa guerra civile, bensì da tutta una tradizione culturale che rimonta ai secoli precedenti. Il confl,itto riuscì semmai soltanto a concentrare . maggiormente sui problemi di civiltà e di storia del proprio paese la loro at– tenzione, prima rivolta ad un quadro più universale. I grandi nomi dèlla let– teratura spagnola dell'epoca non si pre– stano af!atto ad essere inquadrati ne.l– l' atmosfera che fa da sfondo alla guerra civile. La posizione pratica, da molti di loro assunta--allo -scoppio della ;rivolu- pag. 21 zione, è niente altro che un atteggia– mento influenzato e spesso d(!terminata ( quando non pure imposto) dalla si– tuazione del momento, atteggiamento che rimase poi condizionatore inevita– bile dei futuri rapporti col nuovo regi– me. L'esilio volontario rimase l'unica via alla loro coerenza, e il fatto che più d'unò si indusse poi a tornare quieta– mente in patria, sembra contraddire ad una vera e propria . incompatibilità ideologica da parte dei rientranti, e in– direttamente, anche degli altri ad essi ideologicamente vicini. Ben pochi sono invece gli intellettua– li di un certo significato, in cui il le– game con i motivi ideali della guerra civile fu davvero di natura intima, spi– rituale; e tutti dalla parte "repubbli– cana". Oltre Garcia Lorca, il cui valore poetico; soltanto a causa della sua in– giusta uccisione, fu elevato dalla propa– !!,anda politica a simbolo dei sentimenti libertari ( che in lui erano soltanto na– tivi e niente affatto rifl,essi e politicizza– ti), si possono citare A lberti ed H ernàn– dez che arrivano a vivificare in poesia la pubblicistica di guerra. Ma chi di questa posizione spirituale arriva ad una coerente· ed esasperante radicalizza– zione è Ramòn Sender: un animo irre– quieto che, nella sua ricerca, si sperde nelle sfere fumose deUa sua immagina– zinne fino a sfiorare una sorta di psico– patia artistica, e perviene ad esprimersi soltanto, in creazioni spiritualmente vuote di sif!nificato. La sua passione po– litica è soltanto l'estrinsecarsi occasio– nale de.Ila carica di irrsofferenza di uno spirito irreligioso che 1 ,fa pensare a un Voltaire più _coscier1;temente materiali- sta. i Per quanto· riguardp gli intellettuali l . I l ,, . . n_onspa!!,nOi, sono note e testimonian- ze antUasciste'.'. di alc 1 uni !!~~~si nom_i della letteratura. Osservando il loro de– te;minà~si ~ maturare; co~ì come risulta dal .libro di Garosci, s~ potrebbe aggiun– t,,ere soltanto qualche breve rilievo. Co– :~i, ad esempio, che l~ posizione spiri– t:nale di H e',,,,inpway sembra niù che al– t.ro u~i.fatto pratico legato alla sua man– sione di ·corrispondente di 14uerra. Chè, buon oss,ervatore, "reporter chia,ro, im– mediato, efficace", non riesce invece a co~liere le ra!!,ioni intime ed ideali del conflitto, nè tanto meno è in grado di parteciparvi miritualmente, uscendo dal suo mo'ndo abituale, generalmente chi1.i_– so in una' sostanzia.le mediocrità. Nè più nrolnnda comprensione si può trovare in Orwell mal~rado. sappia intuire ( e .rness~ anche prevedere) e:li aspetti este– riw, d~llo scontro ideolo!!ico. Mentre il pacifismo di Bernanos sem– bra; pi',;,tt~~to d_i n!1tura "riflessa, e inca: nace di occultare del tutto il carattere info/f;rente del suo animo; la posizione .;,iù u,;.,,ana,'e più. rpatetica anche, sem– bra aùe.lla di Simone W eil co·n la sua ~ute~tica sofferenza spirituale. . ·" U~ci soff;re.;,,za impostagli da una sua ~~~a i pr~pria stortura mentale, conse·r– vata e difesa fino in fondo. malgrado le delusioni,· con una ostinazione alla cui radice· non ~ forse estraneo un certo or-

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