l’ordine civile - anno II - n. 12 - 15 giugno 1960
b l'ordine civile pag. 17 Il malcostume, la separnzione tra Paese ·ù1}iciale e P<iese·- · reale, il motivo che -da. quasi cento anni ci induce a consi– derare sporca la politica. nasce invece quando ·questi signori dell'apparato ufficiale anziché difendere a spada tratta· - coi mezzi a loro disposizione - gli interessi - e solo quel-· :".dé-l ;giusto equilibrio. Però se tali pulsazioni non trovano cor– rispondenza adeguata· èd-·onesta in un sistema-111:eecanico per– fetto,_ come. quello che dovrebbe essere l'apparato ufficiale, nè conseguono inevitàbilmente ingorghi che provocano ap– punto il distacco tra Paese ufficiale e Paese; reale. li - degli strati. so_ciali che li hanno el~tti, difendono i loro," atteggiando-si a pretoriani del Basso Impero; ingenerano con– fusione e si permettono di provocare sfiducia nello scheletro dello Stato, favorendo così aborti di regimi come quello fascista. Il regime fascista infatti fu introdotto dagli indu- .. striali e dai borghesi, è vero. Però se non ci fosse stata l'inet: • titudine. dei Giolitt~ e_ dei Facta, industriali e borghesi non -Oggi questo distàècv· è 'all'àcme. La confusione è tale che, possiamo dire, neppure la .Chiesà nutre più fiducia nel partito che tradizionalmente -dovrebbe rappresentare i cat• tolici; tanto che si avanza • s·empre più la sua preoccupazio– ne di scindere -le responsabliità dall'operato del partito ulfi, c~ale. •• si sarebbero allarmati, non avrebbero tolto la loro fiducia allo Stato. E se po-i, invece, la classe sociale più forte è quella -ope!àia, carenze dell'apparato ufficiale favoriscono natiàalinente· esperlènze· d'altro genere, perché l'operaio - esasperato dalla beota insensibili_tà dell'apparat1J wlficiale se lo può tende all'istaurazione di una sua dittatura. Se nel '22 fossero. stati più forti gli operai anziché industriali e bor– ghesi, av,:emmo trasco_rso sempre una dittatura ( data la sfi– ducia neì Paese ufficiale) che ·non sarebbe stata quella fa– scista, ma quella proletaria. Scontri e ·scaramucce tra classi sociali rientrano ne-l gioco democratico, ed anzi sono necessari per il raggiungimento Certo - la confusione è pure nel campo di Agramunie, ~ ne è segno il poco chiaro ruolo dei nostri due o tre ( ma credo ,che siano, ad oggi, due) partiti socialisti, il cui fine pare che sia solamente ['-inserimento nell'apparato ufficiale. E fin qui nulla di strano. Ma dopo tale inserimento, che del resto per Saragat e già operante da anni, quei rappresentanti risulteranno onorevoli entità autonome? o si sforzeranno di mantenere i contatti con. •le· .basi, ·cio-è con gli elettori? Pur– troppo oggi occorre altro che un semplice cai-nbio di guar– dia per saldare la frattura quasi centenaria tra popolazione ed apparato. Bisognerà attendere, forse, un cambìo di ge- Stato democratico: «suonno e fantasia » Nel suo ultimo numero « Stato de– mocratico » ci ha· accusato di avere in serbo 1cc abra cada-bra >> culturali. E con– temporaneamente ha sostenuto che :noi vogliamo (C far leva ~ulla gioventù mu– sco-Iosa del C.S.I. ». cc Libro e moschetto », cari amici del~ la cc Base »: perchè non l'avete detto? E sì che l'estensore della nota sui cc po– veri di spirito » è un noto amatore del– l'umorismo greve. Non ci avete accusato d-i fascismo, ma di salazarismo, p·er mettervi in paro con l'on. Nenni che ci taccia di franchismo e ,non di gollismo. Finchè non sarete capaci cli vera ri– cerca, cioè di vera e dolorosa libertà, da voi, che pur nella D.C. siete i pri– . mi della classe, .non si può aspellare di meglio che la puntuale riedizione di uno schema. Purtuttavia si deve dire che abbia– mo trovato nella nota sui cc poveri -di spirito >i come nella •relazione -di De Stefanis a Merano, una nuova arma po– lemica nei nostri confronti: quella di darci la c<Jntinuità del dossettismo. O almeno ìli quel che del dòssettismo non è passato in cc Iniziativa Democrativa n, <ilma mqter frugum. Il -dossettismo, come oggi noi, era ca– pace di astratte trovate culi>urali, paUo– ni al vento che si sgonfia1110 al pri-1:11-0 tocco di spillo. • Ieri De Ga-speri, oggi Gedda avreb– bero in mano lo spillo. Ora noi ab-biamo, parecchi numeri fa, espresso il nostro giudizio sul -dos– settismo : nè ahbiamo da mutare o da integrare a quanto deHo allora. Solo ribadiamo ciò che già dicemmo : cioè che il dQssettismo ebbe un'auten,, ne razione. Cordialmente POLEMICHE tica vofontà di trovare una concordia tra Fede ·e vita civile, tra Cristianesimo e .politica: per questo diede alla D.C. un qualche apporto di i-dee ed, in cer– ti momenti, anche di costume. In Dossetti c'era una vera àn-sia di non acce-ttare il fatto compiuto, il dio del giorno: che quell'ansia avesse qual– cosa di agitato, che la sfiducia di Dos– setti verso le idee, unita alla sua gra•n– de capacità a trovar formule ta-ttiche, lo rendessero incapace a costruire e che la -sua eredità dovesse poi finire in ma– no agli opportunisti e ai gruppi di po– tere era per questa ragione inevitabile : e lo ahbiamo detto. Ma che, di fronte· all'opportunismo_ ed al cinismo tattico dell'on. Fanfani di aUora ( tutt'altro che a sinistra, tutt'altro che intransi– gente!): d-i fronte all'o•pportunismo tranquillo dei Taviani, dei Rumor e de– gli ahri eredi e coeredi di cc Iniziativa », dinanzi al mito de-Ila politica macchia– vellica che lìa preso le forze espresse dai Gruppi Giovanili, raggruppate nel– le varie sinis-fre, in cerca òi posti e di potere, che dinanzi a tutto questo, il dossettismo sia stato un momento mi– gliore e -maggiore, su questo non si può avere alcun dubbio. Quindi- le spiritosaggini dei veramen– te poveri non e< in Spirito », come dice il Vangelo, ma cc di spirito » come ha propriamente scritto il titolista di « Sta– to demo""cratico », non ci fanno -dispia– cere. Soprattutto ·quando sanno introdur– re qualche modesta variazione sul te– ma che suonano da ta,nto tempo, su µn solo tono ed a perdifiato, GLAUCO LICATA Le bugie di «Critica Sociale» Una rivista di buone tradizioni, "Critica sociale", fondata da Tarati e g,ià diretta da Mandolfo, ospita ·nel suo ultimo numero un articolo di com– mento alle recenti gravi difficoltà che ha attraversato la rappresentanza na– z-ionale deg.li universitari e che sono culminate nella elezione di una giunta composta dall'Intesa e da wna parte dell'Unione goliardica, la maggioranza in verità, di ben precise vocazioni fron– tiste. L'articolo è a fir.ma di Alfredo Livi, che ci si ·dice sia un ex presiden– te appunto dell'Unione goliardica ita– liana, della corrente socialdemocratica. L'autore, analizzando abbastanza gar– batamente le recenti decisioni deU'Unio• ne, si domanda, con preoccupazionP tut– ta socia-ldemocratica, dinanzi alla inopi– nata accettazione dell'Intesa di collabo– rare con la maggioranza neofrontista dell'Udi, e dinanzi quindi al capovol– gi1nento o comunque allo snaturarsi della tradizionale politica di collabora– zione ,laico-cattolica, se "q-uesta posiz-io– ne 'nuova' di una organizzazione cattoli– ca mo.lto vivace e situata da mo-lto tem• po su un terreno di sincero e intelligente progressismo, ha forse il senso di u,n al– lar~amento dell'area di influenza del ne;frontismo oltre il limite -laico, sino ad _uno dei centri più interessanti del mondo cattolico?" ( Per dovere di leal– tà, ci piace ricordare che molto respon– sabilmente la FUCI ha espresso una precisa posizione al riguardo, deciden– do di considerare l'attuale giunta come am-,,u,;,istrativa in preparazione del congresso straordinario). Ma, continua il Livi, "una tesi del genere è stata esposta ed energicamen– te denunciata dai portavoce de.f.la de– stra cattolica e del fronte anticomuni• sta geddiano. Sul Quotidiano e su Or– dine civile, una evidente, comoda po-
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