l’ordine civile - anno II - n. 12 - 15 giugno 1960

• bi l'ordine eivile Macmillan dal canto suo ha già rispo– sto nel suo discorso a Città del Capo. Perciò per la diplomazia inglese si pone il non facile problema di compiere ogni sforzo, affinchè possa rendersi possibile un cambiamento del corso della politica , sud africana e impedire reazioni affret– tate da parte degli altri membri del Commonwealth. Un primo apparente successo è stato ottenuto da Whithall con l'esclusione dall'agenda delle sedute plenarie del tema sud afrocano. Ma, nei collo·qui più ristretti il ministro degli esteri sud affi– cano Louw, che rappresenta il primo ministro Verwoerde ancora convalescen– te delle ferite riportate nel noto aHen– tato, avrà maniera di ascoltare spesso, da parte dei suoi ospiti e degli altri partecipanti alla Conferenza, ohe, se il Sud Africa vorrà trasformarsi in repub– blica, sarà sempre bene accetto nel Commonwealth, ma che, se continuerà nella sua intransigente politica razziale, ciò porterà prima o poi ad una irrepa– ra-bile crisi alle sue relazioni con gli altri membri. Un altro fatto nuovo di grande e de– cisiva portata, che è stato trattato dalla conferenza dei primi ministri, riguarda la creazione sul continente europeo del– la « comunità dei Sei » che ha come scopo non solo una totale integrazione economica, ma anche una progressiva unificazione politica. Deve notarsi a questo proposito che gli aliri membri del Commonwealth mantengono un at– teggiamento molto meno negativo nei confronti di una più stretta collabora- zione della Gran- Bretagna con l'Europa occidentale, di •quanto a Londra si tenda a far credere. La tesi sempre richiamata ohe la Gran Bretagna dovrebbe sceglie– re fra l'Europa e il Commonwealth si fonda sulla premessa dell'esistenza del– le cosiddette preferenze imperiali. Al contrario nel Commo-nwealth si sono af– fermate crescenti forze ,che anzi esor- .tano la Gran Bretagna a cercare una strada per un accordo con paesi del Mercato Comune. Sir Anthony Nutting ha parlato più volte, dopo il suo giro di informazioni attraverso il Common– wealth, in •questo senso e la stessa po– sizione ,è stata presa dall'Economist. Le ultime settimane hanno del resto di– m~strato che la· necessità e le circostan– ze possono spingere il governo hritan– nico ad una' maggiore collaborazione con i suoi vicini del continente: così è avvenuto riguardo agli armamenti e allo sviluppo dell'aeronautica civile. D'altro fato un sempre maggiore nu– mero di organi di stampa sem'brano so– stenere la tesi di un riaccostamento in– glese all'Europa. Non soltanto i fogli liberali Observer, Guardian, Economist, ma anche l'orga– no del Bow•Group nel partito conser– vatore e il popolare Daily Mirror sem– brano piegare sempre più verso una politica più europeista. Ciò non signifi– ca che il governo di Maè Millan voglia capitolare davanti al fatto compiuto del Mercato Comune, ma certamente l'at– teggiamento del Commomveahh potreb– be influenzare in senso più moderato la fotura politica inglese verso il M.E.C. La situazione generale del paese L'on. Tambroni ha colto l'occasione della relazione economica fa~ta alla Ca– mera il 31 maggio per riconfermare al– cune sue precedenti dichiaraz-ioni e per ribadire i motivi del suo ricorrente ot– tiTnismo. Nello stesso giorno, il Governatore della Banca d'Italia esponeva all'assem– blea annuale dell'Istituto di Emissione i dati valutari, creditizi e finanziari, nei qnali megli può essere r·iconosciuto il significatÒ dell'andamento' favorevole della nostra congiuntura eco-nomica. Dovremmo, di fronte all'autorevolez– za di, queste cattedre responsabili, limi– tarci a ~ottolineare i punti salienti delle anzidette esposizioni, tanto più che spe– cialmente la prima è stata abilmente conclusa da alcuni succinti richiami alla necessità di prof onde revisioni in mate– ria fiscale : richiami quanto mai cari al'immaginazione ed alla buona fede dei contribuenti e, quindi, idonei a col– mare da soli le naturali lacune di ap– prossimazione riscontrabili nel discorso del Presidente. Sotto il profilo dell'esposizione tec– ·nica ed amministrativa, la relazione del– l' on. Tambroni può apparire completa: potrebbe paragonarsi ad una riuscita di Giacinto Gindre "fotografia" della situazione economi– ca del Paese. Se, però, si desse la giusta • attenzione a tutte le sfumature politi– che, che hanno voluto arricchirla, spo– standola abilmente dalla visuale es,posi– tiva a • quella delle conclusioni e della programmatic'ità,. dovremmo comparar– la ad un vero e proprio fotomontaggio, dove, è abbastanza difficile discernere le figure vere da queUe posticcie, ma nel quale è troppo apertamente con'fes– sata l'intenzione di ben propagandare i primi provvedimenti decis,i dal neo-Go– verno monocolore. Occorre sgombrare il terreno dai pre– giudizi. Se non lo facessimo immedia– tamente si potrebbe opinare che noi stessi, nel corso di questo commento, ci siamo fatti guidare da un preconcetto qzwlzmque. Sappiamo tutti come è nato il Governo Tambroni: ed a quali deli– cate leggi di equilibrismo partitico e di "correnti" esso sia soggetto. Sappiamo, pure, che si tratta di formazione gover– nativa, a scadenza prestabilita e con lo itinerario rigo-rosamente trace-iato dalla Direzione - e ciò può essere inteso cnme l'elemento più significativo_:_ che esso rappresenta il _Governo-cuscinetto, destinato, attraverso l'ordinaria ammi- pag. 13 nistrazione e l'approvazione dei bilanci, a mitigare l'attrito fra i partiti ed a_ fa– dlitare - se sarà possibile - la ricom– posizione dell'indirizzo unita~;,o della democrazia cristiana. Come si può, allora, straripare da tali condutture amministrative, iniettando il sostrato statistico ed indicativo della relazione economica con ingredienti ot– timistici, che, per essere te.ndenzialmen– te politici, se non "personalm,ente" po– litici, alterano la fisionomia de 1 l manda– to ricevuto e giustificano alcune per– plessità in sede interpretativa? Fin dal Governo Segni, che _rappre– sentò un'altra tregua nello scontro fra le diverse tendenze democristiane, ci eravamo preparati ad assistere a pro– grammazioni economiche "non politi• cizzate"; ci eravamo, cioè, convinti che la situazione partitica e parlamentare, diventata sempre più difficile e caotica, avrebbe dovuto ritrovare, col tempo e solo dopo una prolungata decantazione amministrativa, il suo specifico morden– te politico, inteso maggioritariamente come fu,sione di interessi generali e par– ticolari e non come sibillina espressione di demagogiche o reazionarie postula– zioni classiste. Il governo . amministrativo era stato accettato co,me la "formazione d'impe– rio", dettata daUa situazione reale e dall'impossibilità psicologica ed ideolo– gica della concordia e dell'equilibrio politic-i. Doveva, inoltre, riprodurre a favore delle categorie squisitamente economiche quella necessaria dose di fi– ducia e di "respiro", 'adatta a reinserire l'iniziativa degli operatori nel ciclo produttivo e competitivo dell'economia internazionale. Caduto il Governo Fanfani, la situa– zione econo•mica del Paese si avviò gra– dualmente verso un per iodo d i vivace pro·gresso, in quanto le for.ze maggio-r– mente impegnate in campo industriale e commerciale avvertirono la possibili– tà di operare al riparo dalle immediate influenze di un indirizzo politico, ba– sato sul velleitarismo socializzante. Il Presidente Segni, con i suoi collabora– tori, interpretò fedelmente la natura dell'incarico avuto dal Parlamento, af– frontando, con modestia, tenacia e senso di equilibrio, alcuni problemi partico– larmente urgenti, quali le rivendicazio– ni degli statali, le provvidenze crediti– zie a favore del comercio e dell'artigia– nato; il piano della "scuola", riespres– so in formule non vanagloriose, ma ade– guate soprattutto alla realtà finanziaria e sociale del Paese'; la critica e la revi– sione del Piano Vanoni ( anche se esse non sfociarono in alcuno risultato pra– tico e positivo L) ; l'impostazione del "Piano Verde", nella ricerca assidua di • una componente fra gli interessi dei proprietari, dei lavoratori e della eco– nomia nazionale; la questione della va– lidità dei contratti collettivi di lavoro "erga o·mnes"; l'enunciaz-ione delle mi– sure da adottare per la difesa della li– bera concorrenza e la repressione delle forme nocive di monopolio. Il Governo Segni si mos-se, fino aì giorni dell'ultima crisi, nell'ambito del-

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