l’ordine civile - anno II - n. 11 - 1 giugno 1960

pag. 20 Ma in questa lotta. per le libertà, mentre affermiamo la nostra autonomia politica di servitori dello Stato, dobbiamo nel contempo riconoscere, proprio per essere buoni servitori dello Stafo, che non è contestabile il diritto della Chiesa di interessarsi dell'incidenza dello statuto spirituale sullo sta• tuto politico della società. •E lo confermiamo contro un odierno equivoco laicismo di nuova fattura il quale, mentre in polemica co,ntro noi sostiene quell'autonomia dello Stato nei .confronti della Chie– sa di cui noi non saremmo· sufficienti zelatori, non manca poi di invocare interventi di autorità ecclesiastiche quando si , tratta di combattere, anche su un terreno politico estraneo alla sfera religiosa, gli avversari degli, interessi politici n economici dei neo-laicisti. E ciò diciamo in polemica non solo contro i miscre– denti che teneramente invocano la Chiesa nella lotta contro il socialismo il quale ha la colpa di essere materialista 21- meno al pari di essi, ma anche contro un più conseguente laici-smo di certi ambienti di centro-sinistra che possiamo ri– tenere politicamente a noi vicini a condizione di considerare come archiviate le loro proteste del 1958 al Presidénte Zoli contro una presunta indebita ingerenza dei Vescovi neJle questioni elettorali, le loro adesioni al Convegno ·Ch:.esa– Stato .in cui fu domandata la denuncia del :Concordato, la· loro presenza ad un noto convegno sui problemi della scuola in cui si chiese l'abolizione delle ,norme attuali sull'insegna- mento relig,ioso. _ Dovremmo pensare che lutto ciò appartenga al pas-• sato, altri menti l'allargamento dell'area democratica diver• rebbe sinonimo dell'allargamento dell'area anti-elericale. Evidentemente errano coloro che pensano che, al di. fuori degli interventi della Chiesa, i cattolici possano sentirsi, me,no impegnati ad adempiere il loro dovere. Essi sarebbero falliti nella loro responsahilità politica se non fossero ca– paci di risolvere spontaneamente i loro· problemi secondo gli imperativi della coscienza cristiana, e si rendesse ,quindi necessario, ad ogni passo, l'intervento della Chiesa. Nessuno può desiderare che la Chiesa venga esposta a dure e pubbliche responsabilità, esposizione che si potrebbe evitare se og,ni uomo politico cristiano si comportasse con coerenza nel proprio delicato ufficio. Abbiamo sempre proclamato la nostra fedeltà ai prin– cipi cristiani ed alla Chiesa. Ma abbiamo effettivamente la– vorato per gli uni e per l'altra? Nei discorsi e nei Convegni politici facciamo spesso appello all'unità dei cattolici. Ma i cattolici sono uniti, e sanno •quello che vogliono. Siamo noi; loro rappresentanti, che dobbiamo superare le nostre •divi– sioni e volere concordemente ciò che dobbiamo volere. Il CRISI POLITICA l) Depressione e isolamento A questi, presupposti morali crisi r,olitica della D.C., crisi che tali: depressione, isolamento. e religiosi si connette la ha due aspetti. fondamen- Tre lustri di vita politica gtavata dal peso della respon– sabilità di dirigere- ininterrottamente lo Stato, e posta sotto il fuoco permanente dell'opposizione di sinistra e di destra, hanno •Condotto la Democrazia ·Cristiana ad accusare <lepres– sione in qualche settore interno, ed a sentire la mancanza di sostegni all'esterno. I principali aspetti della depressione interiore sono : . anemia ideologica, povertà del lavoro intellettuale, crescen– te emergenza della differenziazione fra le componentì ideo– logiche e sociologiche del Partito, crisi dell'organizzativismo, ci·isi di un movimento· giovanile fervido e spontaneo. In certi .momenti difficili, i Gruppi giovanili si fanno vivi con· una pioggia di telegrammi tutti uguali. Ma, mandate anche let– tere, cartoline postali o illustrate. In altri campi esterni il Partito corre il pericolo di es– sere gravato dalla pesantezza del profittantismo e dell'affa– rismo che tende sempre ad incrostarsi attorno ai movimenti politici che a lungo governano un paese, mettendo a dura prova il preciso dpvere di lottare nella difesa del pùbblico interesse contro l'aggressione ,degli interessi privati o di Grup- l'ordine civile po. Cimento questo che esige nella D.C. una più che mai robusta coscienza dello Stato. Se non si,pongono immediati ripari, si corre il pericolo di esporre il Partito ad un declassamento nell'opinione pub– l,lica e ad una riduzione della sua funzionalità negli organi dello Stato. La mancanza di chiai'ezza di .chi cerca di scusare il suo centrismo colorandosi di sinistra da una parte, _e dall'altra 1 parte catalogando e confinando a destra i non accoliti, ha pure influito sulle vicende della recente crisi che, iniziatasi per dar vita ad una qualche apertura a sinistra di serie A u di seri.e B, si è conclusa in senso opposto, perché « con– trari ai- voti, poi, furono gli eventi >>. E' stato seriamente lesionato ogni sistema organico di alleanze fra partiti democratici, ed il nostro Partito è stato condotto àd un pericoloso, e.d auguriamoci provvisorio, iso– lamento, che è l'aspetto nuovo e più negativo dell'attuale situazione. La base del Governo e l'area democratica che si dovevano allargare, secondo quanto era scritto sulle striscie di tela che addohhavano i palchi della Pergola, ·mai ·è stata, involontariamente, ridotta come oggi ad u~ microcosmo. E' vero che situazioni critiche ·si riscontrano in quasi tutti i partiti e che, d'altra parte, altri forse non avrebbero fatto meglio di noi, nelle difficoltà in cui a:h'biamo lavorato. Ma le difficoltà. dei partiti di maggioranza e di Governo hanno risonanze e conseguenze ben più vaste delle crisi dei partiti di minoranza e di opposizione. Comunque, la dif– fusione del malessere deve, semmai, accrescere il nostro do– vere di correggere errori e rettificare posizioni. 2) Pericolo del declino Si apprende dalla storia delle istituzioni che la morte dei movimenti politici viene talora accertata e certificata molto tempo ,dopo il loro effettivo d·ecesso. Il 25 luglio 1943, il fascismo era già morto. Il fasci– smo era ridotto a ca.rta sta·mpata, tessere, ritualismo e gergo rettorico. Mussolini aveva tutto in mano. ma tutto era carta o parola. • Noi vorremmo essere certi che oggi il nostro Partito ha la vitalità di ieri. A noi non è dato conoscere a quale punto della sua parab'ola vitale si trovi la D.C .. Tutte le cose umane conoscono alba e tramonto, e bisognerebbe sfor– zarsi di intuire quale ora della giornata stiamo attraversan– do, anche perché dipende dal fervore degli uomini ritardar-e il moto delle lancette e guadagnarsi nuove primavere. Se vi fosse una carenza d'anima le conseguenze· sareb– bero enormi, ed auguriamoci che non si facciang già sentire in un processo critico della struttura organizzativa. Il Partito ha la sua vitalità periferica, ma tutti gli orga– nismi rappresentativi della ·base hanno pari vitalità? Quan– do dispongono di maggioranze possono conservare il potere, se lo vogliono, ma tutti sappiamo che varrebbe ben poco conservare il potere nel ·partito se il partito non sapesse con– servare il potere nella Nazione. Qualcuno pensa che possiamo alleggerire le nostre dif– ficoltà interne contrapponendo corrente a corrente nella gara per la• conquista delle maggioranze interne. Piccolo e vano sforzo. Sia la maggioranza che 1a minoranza di Firenze. non sono più monocoi,di. Ed a che servono le stesse maggioranze di o·ggi e di domani se non si riesce a trovare una vitalità nuova, come auspica ogni buon milite della causa? 3) L'esaurimento del MRP 1 Non dimentichiamo l'esempio del MRP che è davanti ai nostri occhi. Partito con oltre 5 milioni di elettori nel– l'immediato dopoguerra, il MRP è sceso ad un milione. I~e sue aoque abbondanti sono andate ad arricchire altri fiumi. Ebbi occasicne di parlare con Phlemlin, ed ho appreso dalla sua bocca come consegnò il potere a De- Gaulle. Sentii dalla voce dell'ultimo e degno presidente democristiano di Francia il dramma di quel partito. Dalle giornate eroiche della resistenza guidata da Geor– ges Bidault all'azione intelligente di Pierre Henri Teitgen e François De M 1mton, d_alla grnnde politica estera di Shu~ mann, all'aziime moderatrice di Francisque Gay e André Colin e Robert Lecourt, si è approdati dopo anni di lavoro e di fatica al governo Phlemlin, quando né esercito, né poli-

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