l’ordine civile - anno II - n. 9 - 1 maggio 1960

pag. 1,6 sulle ·o•rigini della crisi che travagli-a la DC: e questo per due buone ragioni._ La p-rima, :in ,quanto avevamo ,previsto il compiersi dell'evento in momenti in cui la più ·gran parte dei commentatori politi,ci considerava la scissione della « Domus M-ariae » come un fatto defi. nitivo, ed indicava in Moro l'uomo nuo• vo, chiamato a rappezzare i· guasti che al partito av•eva procurato la gestione Fanfan,i. La second·a, in ,quanto ,la operazione d,i << ricucitura » rientra, a nostro giu– dizio, nella categoria di quelle che i gruppi dirigenti DC hanno compiuto nel oorso di qu-indici anni, sempre con il preciso obbiettivo di ,consòlidare la loro posizione di potere all'interno del pai-– tito, per meglio esercitare lo stesso sul– la vi•ta politic~, economica e sociale del paese. A ,commento dei ilavori del congres– so di Firenze, sul n. 10 della rivista, in d·ata 15 novemibre, ahbiamo scritto: « ... L'on. Moro si è fatto portavoce del gruppo che -conferma la preminente va- E nel n. 11 del 1° dicembre, •a com- 1-idità dell'impegno politico integral•e dei cattolici, ca,pace di c-aratterizzare in forme nuove il volto della società ita– liana. Ma l'on. Mor•o si è posto in con– tracldizione -con tale premessa -quando, indicando i mezzi e le vie da seguire per concretare' tale impegno, ha mostra– to di non discostarsi, se non per sfuma– ture, dala linea di azione fatta •propria dall'on. Fan,fani. Egli, in.fatti, ha dato una -patente di assoluta legittimità e va– lidità ideologica e politica non sola– mente al,l'impegno passato d·ella ne, ma anche a tutte le pregiudiziali program– matiche, politiche e di metodo che han– no caratterizzato l'azione degli u.ltimi cinque anni >>. mento della avvenuta elezione per parte del consiglio nazionale della DC della direzione cosiddetta unitaria, -aggiunge– vamo : « ... La formazione ed i trascorsi di partito dell'on: Moro, la ,impostazione data •alla sua •azione come segretario po– litico e, sopratutto, la relazione fatta a Firenz•e ,fanno concludere che ciò che lo divide da Fanfani una diversa va– lutazione dei tempi e dei modi relativi all'attuazione di una .linea politica che, nella visione dei due uomini, presenta divergenze assolutamente marginali ». 1 E ·più avanti: •« ... Un semplice sguar– do ,affa composizione deHa direzione ed alla distribuzione degli incarichi negli uffici, dimostra che i « duri » della fra– zione •«dò·rotea » e delle altre correnti decisamente schierate contro Fanfani, oltre che essere in netta minoranza, so– no relegate in posizioni prive di qu,al– siasi contenuto politico-organizzativo reale. Questo altro non significa che quando Moro lo ritenesse opportuno o necessario sarebbe in grado . di privarsi • del loro aP'po.ggio per dare vita ad una ~uova maggioranza, omo·genea, nella forma e nella sostanza». 1 Moro, pressato dagli avvenimenti, ha ritenuto necessario compiere l'operazio– ne d,a noi prevista sin dal mese di no– vembre. aginobianco Ma quale il valore d.i quest•a opera– zione? Non a·bbiamo, per rispondere a tale domanda, che riprendere quanto scritto nel n. 4 della rivista, in data 10 agosto, quando pareva che le trattati– ve per -la riunificazione pre-congressua– le di •«Iniziativa Democ-ratica » stesse– ro per giungere a buon porto : •«... Chi può pensare che· il meccanico scindersi e ricomporsi di una maggioranza possa punteHare una situazione carente sotto il •profilo ideologico, programmatico e politico, rischia di rendere un pessimo servizio alla ne e al paese. Sbagliano, a nostro avviso, anche coloro che riten– gono che la crisi di « Iniziativa Demo– cratic-a » sia la crisi di una il'azione del partito ; perchè la crisi di •« Inizia– tiva democratica » è, crisi del ,partito. E' -crisi del partito dal momento che sotto l'etichetta di •« lp.iziativa Democra– tica » milit,a o' ha miilitato tutta Ja 'classe dirigente più ,qualificata dal 54 ad oggi: quella classe dirigente che p•er 5 anni è stata arbitra delle sorti del partito di maggioranza e quindi del paese ». E ,che il riuni,f.icarsi dei due tronconi di 1« Inizi,ativa Democratioa » ·sia una pura e semplice operazione di •potere non cr-ediamo possa essere seriamente contestato. Perehè l'intento di Moro e di Fanfa– ni, mandando in -po-rto tale operazione, non può .che essere quello di ricomporre l'unità del pa·rtito attorno ad un rohu– sto nueleo centra·le, in modo da poterlo rilanciare, passahi1mente compat1:o, nel– le battaglie di autunno, per tentare di riconquistare le posizioni perdute a se– guito de~li •avvenimenti degli ultimi due anni. Ma il 1« rO'bustò nùcleo centr,ale » non può riformarsi sul terreno dottrinario, politico e programmatico: ,la ragione di tale f.atto è troppo evidente, aUa luce degli avvenimenti di questi ultimi mesi. ,Niente lega e può legare, politica– mente parlando, Fanfani a Segni, Moro a Rumor, Bo a Colombo, F,orlani a Mat– ta·rella e via dic•endo, che non sia la vo– lontà di conferma-re le rispettive. posizio– ni di potere. Che se poi, nei patteggiamenti inter, co-r,si tra .Fanfani e. Moro per la riuni– ficazione, si fosse deciso di escludere dalla •operazione uomini ·quali Tavianì, Colombo, Segni, Russo, Dal F,alco, Sar– ti, Rumor, Ma-ttare.Ua e via dicendo; verrebbe a mancare gran pa•rte della materia prima per la ricostruzione di quel nucleo centrale ciel partito di cui abbiamo pa·rlato. • Perchè - gli uomini che ahbiamo no– minato, disponendo di una forza ·rile– vantissima nei gruppi parlamentari, sa– rebbero in grado di bloccare ogni ini– ziativa della diarchi,a Moro-Fanfani; ac– centuando ,quella discrasia fra ,partito e gruppi parlament·ari che ha paralizzato l'azione ~ella ne negli ultimi due anni. Nè deve fare meraviglia che gli uomi– ni di cui sopra possano ritrovarsi m tutta tranquillità nello stesso· abitacolo deH'on. Fanfani. Essi ·hanno necessità, infatti, per po• ter esprimere i,l massimo· d,i potere di l'ordine civile cui sono capaci, di adornarsi di una qualsiasi delle varie etichette « progres– siste » e « sociali » di cui abbonda la DC, -ohe permettono di contrabbandare tra elettori ed iscritti ogni sorta di tra• sformismo. Operazione di ,potere, •dunque, op– pure operazione a 1 bortita. Questa è, ancora una volta, la ferrea legge che domina all'•interno di una for– mazione politica che appare sempre più svuot•ata, nella sua classe dirigente, di o·gni serio ·contenuto dottrinale, di ogni concreto impegno prog·rammatico e di ogni volontà di superare, con coraggio una situazione che r-ischia di precipitare il paese nel caos. COREA Fine di un . regime Tutta la stampa internazionale ha dato g~ande risalto ai gravi disordini avvenuti nella Corea del Sud che han– no causato centinaia di morti e di f e– ri ti. Gli incidenti sono stati particolar– mente gravi a Seul. In questa città gruppi di dimostranti, in maggioranza studenti, che erano in fermento dalla rielezione di Seengmaan Rhee, dopo aver occupato e devastato il Campido– glio di Seul, hanno distrutto la mac– china di un ministro e quella di un componente americano della Commis– sione d'aiuti per la Corea del Sud. Ma i disordini hanno preso una /orma gra– vissima allorché la folla ha tentato 'di dirigersi verso la residenza del Presi– dente Seengmaan Rhee, il quale abita in una villa alcuni chilometri fuori Seul e verso la residenzà del vice pre– sidente Lee Kee Pong. La polizia ha fatto allora fuoco sulla folla e lo scon– tro è durato circa • cinque minuti. Il giorno seguente si sono egualmente ve– rificati scontri sanguinosi, mentre di– verse decine di migliaia di coreani armati alla meglio si ritiravano sulle colline che circondano Seul. A Fusan· circa tremila dimostranti hanno preso ed incendiato la centrale di polizia. Altri sanguinosi incidenti si sono avuti a Toegn ed in altre città della Corea del Sud. Unità •della 16 8 Divisione sud– coreana• di stanza lungo il 33a parallelo venivano trasportate ,d'urgenza a Seul per cercare di controllare meglio la si– tuazione. Frattanto le prime reazioni all'estero non erano favorevoli a Seeng– maan Rhee. Principalmente la deplora– zione degli incidenti da parte del Di– partimento di Stato americano mette– va il presidente sud-coreano in una assai grave situazione. Finalmente dopo altri sanguinosi incidenti il presidente Sy~man Rhee riconosceva che la sua si– tuazione si era fatta insostenibile per• tanto era costretto a _dare le dimissioni. A questa notizia si è succeduta l'altra, ancor più -drammatica, del suicidio del Vice p,:esidente della Corea del Sud, Lee-Kee-Pong con tutta la sua famiglia. La notizia non doveva essere del tutto inaspettata, perchè, come si è appreso dopo, il ministero degli interni control-

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