l’ordine civile - anno II - n. 9 - 1 maggio 1960
bi l'ordine eivile cienti l'isola di Cuba e che gli attentati avvenuti nel porto dell'Avana, sono cèr– tamente da attribuire ad elementi che operano negli USA. Il governo america– no ha lasciato fare, e questo è già un comportamento poco· amichevole verso i.Zgoverno di Castro. Ma perc-hè contro il, pittoresco ri-vo.Zuzionario cubano si scagliano tanti avversari? In che dif– ferisce la rivoluzione cubana dai pe· riodici rivolgvmenti politici che trava– gliano l'America Latina? La risposta da darsi è piuttosto complessa e trova al– cuni problemi di fondo di questa con– tinente. Gli USA si sono svilwppati storica– mente con una mentalità "anticolonia– le" nel senso che hanno sempre o qua– si sempre respinto metodi di espansio– ne politico-economica mediante l'effetti– va occupazione di territori interessa– ti. Questa americana è stata sem- - pre in prevalenza una espansione eco– namica avente lo scopo di riservare am– pi spazi commerciali alle potenti indu– strie del .paese. Il maggior interesse de– gli USA si è già dal tempo di Monroe rivolto verso l'America latina. Queste vaste· regioni che presentano una preva– lente economia agrico.la, sembravano ottimamente rappresentare una- partf!,er– shÌ!p che realizzasse quelle corvdizioni ideali di complementarietà economica. Di fatto il sistema funzi.onò ottimamente fino all'inizio della Il guerra mondiale, allorchè il sistema tradizionale fu scon– volto dalla necessità improvvisa creatasi nei paesi dell'America latina_ di creare una certa industria per far fronte alle deficienze dell'industria del N ord-Ame– rica, impegnata nello sforzo bellico. La vita politica di ,questi paesi, che. si era grosso modo venuta sviluppando in un rapporto di equilibrio instabile fra esercito, grandi agrari e Chiesa, si aggiungeva la componente sindacale, che sviluppò un vasto movimento di azione contro le tradizionali classi dominanti. Dal dopoguerra,in poi tutte le varie for– me di populismo, di progressismo ed anche di ,democraticismo, riflettono la crisi di rottura del vecchio sistema so– ciale ed economico. In genere la Chie– sa si comportò con saggezza ed equili– brio, cercando di non immischiarsi nel– la lotta politica se non quando fosse di– rettamente c•hiamata in causa a dif en– dere i diritti fondamentali della perso– na umana e della causa cristiana, non– chè recentemente contro il pericolo di una sempre maggiore infiltrazione co– munista. La lotta pertanto in molti casi si è po– larizzata tra la vecchia classe agraria e militare da iin lato, e le nuove forze po– polari dirette in -genere da una borghe– sia di piccoli proprietari, di intellet– tuali e addirittura di avventurieri. Que– sti ulti'mi sovente riuscirono paradossal- 1nente ad avere il sopravvento, finendo infine per allearsi per il proprio torna– conto, con le classi conservatrici. Fu questa l'o~igine di alcune delle dittatu– re sud-americane, fra le altre ad esem– pio quella venezuelana di J imenez e quella cubana di Batista . . CO Altri dittatori invece, cercando di sol– levare il li'l{.ellodi vita delle classi più disagiate a spese di quelle più ricche ed allo SCO'PO di procurarsi una più am– pia popolarità, si buttarono in una po• co sensata politica demagogica : questo fu il caso del dittatore argentino Peron. La rivoluzione cubana di Castro prese le mosse da una vasta reazione dei ceti intellettuali cittadini e di certa media borghesia, contro l'avventuriero Batista, il quale come diversi altri dittatori di bassa estrazione sociale, avevano finito per avere l'appoggio dell'alta borghesia e conseguentemente quella del governo di W as-hington. _Il movimento aveva per– ciò alle origini un carattere quasi esclu– sivamente politico di rivolta democra– tica, cioè contro uno stato dittatoriale. Tuttavia la rivoluzione nel suo sviluppo e nella sua conclusione, 'prese un carat– tere convpletamente diverso. Castro no– nostante il suo aspetto pittoresco, è cer– tamente un uomo non simile a tutti gli altri rivoluzionari americani più recen– ti. Ment-re il suo movimento ancor piccolo e con poche speranze di suc– cesso, già battuto in un primo audace tentativo si limitava-'alla Sierra Maestra, il barbuto rivoluzionar.io ebbe un'intui– zione· di notevole 'Portata. Castro, che apparteneva ad una fami– glia della media borghesia, proiprietaria di terre, ha avuto una educazione di ca– rattere universitario e. il suo spirito rivo– luzionario si è maturato in quel clima demo-cratico, spregiwdicato e con sim– patie giacobine, che cardtterizza la vita di molte università sud-americane. La rivolta di Castro partì pertanto con un programma radicale rivoluzionario. In condizioni normali l'unica possibilità di successo, sarebbe stata condizionata dal– l'atteggiamento di qualche ufficiale del– lo stato maggiore di Batista, stanco di seguire il ,dittatore. Così ad esempio è accaduto in Ve– ·nezuele, in Columbia, in A r_gentina • ed in altri stati sud-americani. Castro ha vinto contro l'esercito aven– do da.lla 'parte sua il paese. Castro nei 1 primi tempi di lotta nella Sierra Maestra, si è sbarazzato di colpo di tutto il bagaglio democratico e gia– cobino che così spesso porta nel Sud– America a - rovesciare i governi, senza sostanzialmente soddisfare le . vere esi– genze ,popolari. Castro capì bene che una rivoluzione specie ai giorni nostri, non può più fondarsi su programmi di carattere radicale, ·legati a soluzioni in– tellettuali o al massimo demagogiche, ma puntò nel vivo del più scottante ed attuale problema sociale dell' A meri-ca Latina, quello cioè, delle plebi rurali. L'economia sud-americana è" ancor og– gi in gran parte una economia agricola, che, come dicevamo, fino ad un recen– te passato costituiva l'altro termine del binomio del sistema industria.Ze nord– americano. ln~ltre insieme wd alcune grandi città, le grandi capitali in spe– cie, sono nell'America latina· in gran parte parassitarie o dedite ai più sva– riaìi commerci. Nel resto di questi paesi vive tutta una massa agricola di fittua• pag. 1'3 ri, mezzadri, salariati, che in certi luo– ghi è ancor ·oggi la grande maggioran– za della 'PO'polazione. Anche Cuba si trovava in questa situazione. Castro che conosceva i segreti dell'animo della classe rurale cubana, perché lu-i stesso apparteneva ad una facoltosa famiglia di agricoltori, promise ai contadini del– la provincia d'Oriente e poi a quelli di tutta Cuba, l'espropriazionè delle terre a loro favore, se lo avessero aiutato a· conquistare il potere. L'appoggio ci fu, tota.Ze ed entusiasta. Così l'opinione pubb.lica mondiale che non aveva ben capito la situazione reale di Cuba, vide l'esercito ben ar-mato del -dittatore Ba– tista cedere alle pittoresche bande di Castro, compostè in gran parte da -con• tadini. Quella che' noi abbiamo chia– mato l'intuizione di Castro, non è pe– rò veramente una cosa nuovissima. Per capire la logica di tutto ciò bisogna rifarsi alla logica rivoluzionaria di Mao 'fse Tung il ·quale giusta,riente ha teo– rizzato che il punto 'più vulnerabi.le del– le attuali società c.d. capitaliste, non industrializzate o che siano ancora ad una fase -iniziale di industrializzazione è costituito dalle plebi rurali e da quel- le di recente inurbate. • Nei paèsi Euroasiatici la penetrazio– ne comunista, non è avvenuta maggior– mentP. come prevedevano i classici mar– xisti nelle classi operaie e cittadine, ma fra i contadini e le plebi rurali di re• cente inurbate. Anche per l'Italia si os– serva, quasi con la rigÌ!dità di una legge scientifica, che contadino non colt-ivato• re dir.etto significa nella quasi totalità dei casi { con l'eccezione rarissÌ!ma- di zone con una tradizione bianca dovuta a singolari personalità locali, rivalità paesane, clientele ecc.) zona a grande prevalenza social-comunista. Tale situa– zione si estende alla pervferia della cit– tà di tali zone con una simbiosi carat– teristica in cui la campagna dà gli uo– mini, mentre la periferia cittadina dà l'organizzazione e l'ideologia. La verità è che il processo di indu– strializzazione o comunque la presenza di forti masse cittadine che si dedicano ad attività terziarie sconvol-ge 'profon– damente l'equilibrio tradizionale nella economia agricola. Il reddito agricolo deve diminuire ,forzatamente per far posto a quello di altri settori. Se in un paese -esiste solo l'attività terziJaria è chiaro come ovviamente tutto grava sull'agricoltura. Ma la situazione in cer– ti paesi industrializzati, fra cui l'Italia,· non migliora di molto perché in genere contropartita di prodotti industriali so• no prodotti agricoli, che vanno senz'al– tro ad aumentare il reddito delle classi industria.li. Stando così le cose la situa– zione dell'agricoltura nei paesi occvden– tali è destinata a peggiora-re sensibil• mente, laddove in particolare si deve aggiungere la presenza di una più o me– no numerosa classe di proprietari ter– rieri che incamera non so-lo quello che gli economisti chiamano reddito agra– rio, ma che per diminuire i costi è CO• stretta ad abbassare, dove può, i salari' dei lavoratori a-gricoli ( in agricoltura il
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