l'ordine civile - anno II - n. 8 - 15 aprile 1960

pag. 8 aver saputo trasformare senza distruggerli, gli ele'menti mi– gliori del medioevo. . In questo senso la società inglese è vissuta sovente su un piano di giustizia maggiore di quello di altri popoli con– tinentali. Fondamento della so·cietà inglese, e naturale fon– damento di ogni società civilmente organizzata, è e fu sempre il concetto medioevale-cristiano di autorità impersonato dal Re che non soltanto simbolicamente viene consacrato in Wenstminster. Il continentale che anche oggi visiti l'Inghil– terra è singolarmente colpito dal fatto che in sostanza tutti gli inglesi sembrano appartenere all'unico partito della Co– rona, laddove anche conservatori e la'buristi non sono che una sfumatura della medesima concezione politica la quale / si ,propone· ·come fine ultimo l'obbiettivo vantaggio, empiri– camente raggiunto della società civile inglese, al di sopra e al di fuori di ogni preconcetta ,convinzione ideologica. In real– tà il consenso -popolare che si esprime attraverso le elezioni, concede la sua fiducia a dei citfadini che sono deputati a svolgere certe funzioni statali. Ma tutti i poteri dello stato provengono legittimamente daUa Corona, forte di ogni auto– rità. Per un inglese non si pone nemmeno il problema se la Corona si fondi o meno sul consenso popolare. E' piuttosto diffusa l'opinione che la Corona è la base stessa della società civile inglese e giuridicamente il Re è tale per grazia di Dio. Tutto qui il nocciolo della stibilità poli– tica britannica e della differenza degli organi dello Stato. E in questa- luce si può riconoscere l'errore di tutti coloro che hanno pensato di poter creare una ordinata società civile, imitando solamente in maniera formale gli organi del Regno Unit:o, senza comprendere il fondamento stesso della società civile britannica. Tuttavia non è da pensar-e che la società britannica, così ben equilibrata sul- piano pòlitico, sia rimasta immune ·da difetti. Innanzi tutto alla direzione dello Stato sono spesso andati degli uomini che hanno operato contro giustizia, e questo non può essere impedito da alcun sistema politico perchè l'uomo, a qualsiasì livello esso operi, è libero di agire bene o male. Secondariamente la struttura economica mer– cantile ha spinto la società inglese ad una perenne instanca– bile lotta per il danaro. Alla fine del 'regno di Enrico VII, anche la grande nobiltà inglese è stremata dalle continue lotte reciproche. Si aprono, come accennavamo, in questo pe– riodo le vie dei mari. In questo frangente e durante tutto il secolo XVI riesce a mantenere l'antico lustro nobiliare sol– tanto chi in realtà riesce con i traffici ad integrare le rendite della campagna. Molti degli antichi « yeomen ll andati in ro– _vina dopo aver venduto la terra ai signori, fanno la loro ·fortuna nei -commerci. • La corona .punta ora sui nuovi ricchi per imporsi defi– nitivamente alle vecchie casate ·ed a costoro concede titoli .ed onori, e infine li lega definitivamente a sè vendendogli le .terre confiscate ai clero. Quasi tutta l'attuale nobiltà imdese non vanta origini anteriori al XVJ.I e XVIII secolo. E' in realtà una classe borghese, ma su di essa è passata senza solu– zione di còntinuità anche l'antico prestigio carismatico della nobiltà feudale. Così in Inghilterra unico titolo per acqui– _stare onore e potenza rimane fin nell'epoca coi1temiporanea la ricchezza. Ecco perchè l'Inghilterra aprì infine le pagine del suo almanacco di Gotha persino agli israeliti. Su auesto piano si sviluppa anche una ·delle contraddi– zioni della coscienza britannica. -Da un Ìato rimane ancora intàtto lo spirito cavalleresco, una integrità morale, ed una profonda ispirazione ideale maturata nel cristianesimo quale tipica eredità m,edioevale, d'altro lato una sete insaziabile di ricchézza,' che non ha fatto indietreggi;ue gli inglesi davanti ad alcuna difficoltà ed alcun metodo moralmente condan– nabile. Da ,qui la non del tutto condannabile concezione della e< perfi-da Al'bione )> la auale ha -bisogno sempre di mascherare con nobili motivi ideali anche le azioni e manovre politirhe meno lecite. -Certo che a questi estremi. si è giunti di rado, ma ciò non toglie che vi si è giunti e, quel che è più grave, sul -piano della critìca storica, solo voci ribelli e non confor– miste hanno avuto il coraggio di ·condannare le storture della politica inglese· (Wrichtor wrong is my country). Tutto con– siderato irli stessi limiti della cultura inirlese si trovano e si spiegano in ragione di ·questo 'pesante confotmismo. Sul piano b1 11otecaginob1ao l'ordine civile politico, d'altronde, tale impostazione ideologica e morale permetteva un singolare sviluppo delle più spregiudicate ma– novre diplomatiche. Così Londra divenne il centro storico dei più complicati intrighi internazionali. Ma una tale 1 politica è possibile fintanto che esiste la possibilità di un ampio spazio -di manovra, entro il quale po– tersi muovere senza impegnirsi a fondo. Entro le complicate strUtture statali dei secoli ,scorsi, ,l'Inghilterra trovò il modo di sviluppare tutte le possibili mansioni politiche, gettando il peso della sua ricchezza e della sua potenza, ora da una parte e ora dall'altra della bilancia, disinteressandosi delle cose europee quando la confusa -politica continentale le per– metteva di contare su un ragionevole periodo di impotenza delle parti contendenti. Il reale pericolo per tale funzione di predominio -arbi– trale venne all'Inghilterra dai periodici tentativi continen– tali di predominio da· parte di qualchè' stato. In tal caso· si vide l'Inghilterra impegnarsi a fondo contro il perturbatore della sua politica di « bilance of power )). L'Inghilterra fu prima contro la Spagna, poi contro la Francia ed infine con– tro la Germania. Contro la Spagna giocò la carta della lotta di religione ed ebbe partita vinta anche per l'incapacità della nazione iberica a trasformarsi in società mercantile. Contro la Francia ricorse alle -coalizioni dinastiche ed infine, durante il tentativo na-poleonico, che veramente minacciò di isolare politicamente ed economicamente l'Inghilterra, fu giocata ]a carta del nazionalismo. Sembrò anzi· ai governi inglesi, du– rante quasi tutto il secolo XIX, che la formazione degli stati nazionali semplificasse la composizione dello scacchiere poli– tico europeo e -che -specialmente ·questa era l'unica via' per neutralizzare il più forte stato continentale, la Francia. ln questa linea politica gli inglesi favorirono la ·formazione dello stato nazionale italiano e il ,potenziamento dello stato prus– siano. ·Ma come è ben noto, la spettacolare crescita dello stato tedesco sconvolse i piani inglesi, fino al punto che la Gran Bretagna dovette in alleanza con la sua tradizionale rivale, la Francia, imJpegnarsi a fondo nella lotta, .che si .concluse con l'ab'battimento della poienza 'politica ·della Germania. • Ma frattanto la scena mondiale era profondamente mu– tata : le nazioni del continente europeo vinte o vincitrici ave– vano ormai perduto l'antica potenza e due grandi colossi extra– europei dominavano la scena mondiale. In questo nuovo con– testo politico l'Inghilterra stentò e stenta non poco ad adat– tarsi: Nell'immediato -dopoguerra ,pensò forse di tenere il pri– mo posto in una salda alleanza continentale forte della sua posizione di guida del Commonwealth. Ma. il rapido risorgere degli stati -continentali dopo la ,catastrofe e soprattutto la rina- , scita della concezione unitaria europea su nuove basi, ricolle– gantisi all'antica unità spirituale dell'Europa, e non più alle concezioni di predominio di una singola nazione sulle altre, pose gli inglesi di fronte all'alternativa di µmtare radica,1- mente quella tradizionale politica, che voleva il loro paese quale elemento determinante nel gioco ·d'equilibrio delle po– tenze. Così, posta al bivio di dover scegli-ere tra l'Europa ed il Commonwealth, l'Inghilterra -ha, almeno per il momento, scelto quest'ultimo, legato com 'è nella coscienza isolana alla tradizione imperiale ed alla grandezza passata. Ma qui è tutto Pequivoco: in realtà il Commonwealth è sul punto di sgretolarsi politicamente ed economicamente, nonostante gli sforzi e la tradizionale abilità dei governi inglesi. Solo quelle parti abitate interamente o quasi da popolazioni di origine britannica sem•brano rimanere strettamente collegate alla ma– dre patria. Ma è questione di tempo: per ragioni economiche e politiche, il mondo va decisamente verso delle compatte cèmcentraziòni di potenza a carattere continentale, poichè, in uri piano sia economico che politico, la divisione è causa di estrema debolezza. La possibilità anche minima di un suc– cesso ..della tradizionale impostazione politica britannica è quindi destinata al fallimento. E' inutile infatti che idi in– glesi tentinQ di spiegare la precipitosa liquidazione de-ÌÌe po– sizioni imperiali britanniche che ormai senza intermissione si _viene sviluppando dall'ultimo dopoguerra in poi con la tesi di una politica lungimi:rant,e e saggia, volta a compiere una grande· moderna trasformazione delle antiche strutture po– litiche. • -L'editto di Carncalla, • con cui l'imperatore estendeva. la

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=