l'ordine civile - anno II - n. 8 - 15 aprile 1960

l'ordine civiu• e l'attualismo stava in ciò che il primo consacrava e giusti– ficava teologicamente una realtà storica già data ( il « Regno d'Italia », per i vecchi hegeliani italiani) e il secondo con– sacrava invece una realtà in movimento - di un movimento che nei fatti era diretto alla dissoluzione di quello stesso regno -. Questa alleanza di fascismo e di cultura era poi par– ticolarmente importante, dopo ,che la cultura aveva abban– donato il liberalismo neutralista, il socialismo ·positivista e il popolarismo. Si trattò dell'illusione, o della semplice prestazione sofi– stica di un professore, o invece l'attu~lismo era verimente obbligato a questo consenso, se anche non poteva incidere sul fascismo come forza pratica? Per rispondere dobbiamo riflettere alla curiosa contraddizione per cui l'attualismo si trovava per un verso travagliato dall'aspirazione verso l'azio– ne (per la tesi secondo cui il pensiero non è veramente pen– siero se noa è insieme azione) e per l'altro del tutto impoten– te, nonché a formare, a modellare e a progettare un movi– mento politico ; nonché alle negazioni a cui si trovava co– stretto nei riguardi delle forme ·politiche esistenti. Nel riguar– do della tensione verso la ·politica, si deve osservare come l'approfondimento giovanile della filosofia di Marx, ripen– sata allora nelle disposizioni meno marxiste che si possono immaginare, nell'astrazione cioè totale della filoso,fia della politica, sia stato per il Gentile l'inizio di un processo che lo portò alla politicità -della filoso,fia, rifacendo, in una certa guisa, il marxismo entro l'idealismo. Nel '22 •Gentile aveva, insomma, bisogno del fascismo perché assumesse parvenza di verità la sua formula sulla. identità del pensiero e dell'azione; reciprocamente, il fasci– smo aveva bisogno di una legittimazione culturale, e non po– teva cercarla che nell'attualismo anche se 'questo non fosse entrato per nulla nella ,ma genesi. La consueta caratterizzazione di Mussolini come di un avventuriero disposto' ad abbracciare qualsiasi causa purché questa servisse alla sua ambizione di pote1·e, -è del tutto ina– deguata. ·Gli stessi tratti giusti che vengono con essa sottoli– neati restano in un'approssimazione imprecisa, perché si di– mentica la disposiziope spirituale' da cui, più che guidato, fu posseduto e ossesso. In realtà la sua 'biografia è- il migliore documenio per lo studio dell'idea ,di rivoluzione - intesa con;ie sostituzione della politica alla religione nella libera– zione umana -- sganciata dal materialismo e dall'utopis•mo ( una fenomenologia, che finora manca, della posizione rivo– luzionaria mostrerebbe come il materialismo sia in essa neces– sario per mantenere l'utopia - passaggio dal 'regno della necessità al regno della libertà - e impedire il rovescia– mento in irra:iionalismo) e connessa invece con le suggestioni vitalistiche del pensiero del primo novecento. A questo proposito ha certamente rilievo il segnalare un'analogia tra Mussolini e Lenin. NeU'un caso e nell'altro c'è stata una scelta giovanile per il tipo ·del rivoluzionario e un giudizio sulle idee e sugli strumenti politici strettamente dipendenti da -questa scelta. Si tratt-a di un'analogia che ov– viamente non deve far dimenticare la misura della differenza; resta tuttavia che nessuna analogia diretta si può stabilire tra le personalità di Mussolini e di Hitler, a parte le negazioni di liberalismo e ,di socialismo democratico, comuni anche al comunismo. Approfondendo," si potrebbe raggiungere la pro– va che il fascismo non fu affatto, in primo luogo, anticomu– nismo, ma una sorta di alternativa nazionale a questo : i reali suoi avversari, data l'identificazione mussoliniana tra prima guerra mondiale e rivoluzione, furono le forze neutraliste. Ma che cosa' diventa lo spirito rivoluzionario quando venga scisso dal momento utopistico? Si converte nella pseu– domistica dell'azione, in quel che, si suol dire, con un ter– mine così sciupato nel parlare comune che si ha qualche esitazione a servirsene, cc attivismo »; nella tensione verso un'azione che è voluta per sé come semplice trasformazione della realtà, e non finalizzata a un ordine; con la conseguente retrocessione dei valori che, invece di dar significato morale all'azione, valgono soltanto come strumenti che pòssono pro– muoverla. Un parallelo tra i caratteri che possono venire de– rivati dall'analisi a priori della nozione di attivismo, e aue– gli empirici che la storia del fascismo ha manifestato. sarebbe davvero illuminante. La natura evidentemente decadentistica Ca v pag. 17 dell'attivismo spiega 1 poi come l'azione politica di Mussolini abbia potuto inserirsi inizialmente nella storia proseguendo e portando a successo ( continuando nella marcia su Roma l'im– presa di Fiume) quella iniziata da D'Annunzio. Ma il discorso sulle ragioni ideali dello scacco •pratico di D'Annunzio esige– rebbe tutta una serie di precisazioni e di distinzioni che ora non è il momento di fare. Per completare invece il raccostamento tra attualismo e fascismo è opportuno un cenno sul morµ.ento solipsistico essen– ziale all'attivismo. La logica -che gli è immanente porta in– fatti alla negazione della personalità degli altri, alla loro riduzione a oggetti: dato il conferimento del valore àlla pura azione, gli altri soggetti cessano di essere fini in se stessi per diventare puri strumenti ed ostacoli. E' però necessario di– stinguere questo riconoscimento dal semplice· disconoscimen– to morale; in questo caso si tratta di un rifiuto pratico di eseguire ,quel che la legge Ìnorale comanda. Nel caso, invece," dell'attivismo si tratta di una prospettiva totale per cui gli altri sono ridotti a oggetti, in modo che non ha più senso parlare di doveri morali nei loro riguardi. Credo che senza questa nozione di solipsismo non si pos-' sano spiegare i tratti proprii dell'azione di Mussolini. Alla quale non si addicono certo, né le qualifiche di anarchia, nonostante l'accentuato aspetto individualistico ed eversivo, perché resta sempre che l'anarchismo cercava l'abolizione del potere, e invece Mussolini la sua conquista; né· di reaziona– ria, perché non si può rintracciare la tra-dizione che Musso– lini abbia riaffermato e difeso; né, ovviamente, di giacohino o di comunista. Usandola invece, prendono pieno sensç> alcuni rilievi che sono stati già giustamente fatti a suo riguardo ( 3); per es., quello per cui egli non 'ha soltanto sempre identificato ogni idea con la sua stessa persona, ma ha operato questa identificazione nel senso che l'idea doveva venire assorbita dalla sua persona per esserne :potenziata. * * * Certamente, il rapporto tra fascismo e attualismo s1 m– tiepidì ,dopo la Conciliazione: il .fascismo cessò allora di ap– parire come la forma pratica corrispondente a quel che era l'attualismo sul piano della filosofia. Una parte degli attua– listi confluì in quel fascismo di sinistra che poi, almeno in notevole misura, offri i suoi quadri al partito comunista; un'ahra pa-rte passò all'antifascismo, e Gentile restò solo nella sua devozione al Duce continuata :fino alla morte. E' tuttavia da osservare che tali discepoli dovettero anche rompere con le sue posizioni teoretiche, e che in questa rottura la rifles– sione nei riguardi dell'azione politica ebbe una parte decisiva; nel che è la riprova del vincolo che si è ahbozzato tra attua– lismo e fascismo. Inoltre, ci si è ben guardati dal dire che fascismo e attualismo fossero la stessa cosa e si è soltanto parlato del carattere necessario del loro incontro: in cui c'era anche la 1possi'bilità della divergenza data la differenza tra l'attivismo vissuto mussoliniano e l'attivismo pensato di Gen– tile. La consacrazione gentiliana portava infatti a definire il posto di Mussolini come del riaffermatore, contro le conta– minazioni, del liberalismo risorgimentale. La volontà di emer– gere mussoliniana lo portava invece a ribellarsi contro ogni definizione, per riaffermare la sua « unicità >>. E' da osservare ,come il rilassamento di questo vincolo si sia accompagnato con la dissociazione, non più composta, tra fascismo e cultura. E infatti: con la Conciliazione il fascismo rompeva col risorgimentalismo laico senza d'altra parte po– tersi realmente collegare col c.attolicesimo, in ragione del suo aspetto di religione secolare. In rapporto a questa dissociazione deve venire spiegato il sorgere dell'antifascismo. L'opposizione dei giovani ai vecchi che nel decennio tra il '20 e il .;30 aveva giuocato a favore del fascismo, cominciò a ro'vesciarsi con un' processo lento, sino a da'r luogo alla maggioranza antifascista degli anni di guerra e al movimento popolare di quelli della resistenza. Rispetto al termine di antifascismo sono necessarie alcune precisazioni. In un senso generico sono antifasciste tutte -le posizioni a ·esso' precedenti o, per il loro sorgere, contempo– ranee, che lo rifiutino totalmente (liberalismo, cattolicesimo politico, socialdemocrazia, comunismo, ecc.). In un senso più

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=