l’ordine civile - anno II - n. 6 - 15 marzo 1960

Spedis. in abb. poatale • Gruppo Il RIVISTA QUINDICINALE ' Anno II • n. 6 15 marzo 1960 Una copia L. 100 Editoriale: La vi~ dell'avventura • La· crisi del pensiero politico di Giovanni Baget-Bozzo I , Nel crepuscolo di un ((sistema" di Antonio De Sanctis - Una poli~ica per il tempo ·della distensione di Oddo Bocci - Studi: Lukacs contro il. settarismo di .Francesco Mercadante. Note e commenti: Ai margini del Congresso repubblicano - "ltaliamondo" e il centro sinistra - Adenauer in U.S.A. - Nuovi dati nell'agricoltura polacca • I profughi in Francia - Il XX annivers~rio della strage di Katyn~ Opinioni e • dibattiti: Lettera dall' «altra sponda» di Primo Siena. Polemiche: I successi di Da..:iilo Dolci - Come un libro rosa - L'ultima di Pierino. - Letteratura e costume: "La Linea,, - L'opinione di Waugli - I nomi delle cose - Le teste di turco. Il Vangelo della terza e quarta Domenica di Quaresima. La • via de]l'avventura La crisi si svolge in modo paradossale e giunige a risultati paradossali. Ma il nostro regime politico ha rottò ogni regola e non sappiamo più sè esso possa essere nemmeno defi– nito un regime parlamentare. Secondo le regole parlamentari, poste le dimissioni dell' on. Segni ( che erano corrette perchè il governo è, in regime parlamentare, primo giudice del rapporto di fiducia che lo lega al Parlamento), il Presidente ·della Repubblica avrebbe dovuto chiamare quegli uomini politici le cui azioni stavano formalmente alla base del-. la decisione del Presidente del · Consiglio ; cioè prima l.'on. Ma/,agodi e poi l'on. Moro. Le dimissioni di Segni erano infatti formalmente motivate dalle decisioni del partito liberale e di quello d.c. Il ritiro dell'appoggio liberale al governo Segni era stato considerato dal par– tito democristiano di tale significato da indurre la D .C. a pregare il governo di dimettersi: questo il fatto, o meglio i due fatti, che stavano alla base delle dimis- sioni. . L'on. Mo,lagodi e l'on. Moro erano i responsabili po– litici dei due fatti : ad essi correttamente, prima al– l'uno e poi all'altro, srrebbe dovuta _andare la designa– zione presidenziale. Se l'uno e l'altro avessero rifiutato, l'incarico avrebbe dovuto ritornare all' on. Segni. Queste regole parlamentari sono delle regole pro– vate, stagionate e, se seguite., hanno attitudine a pro– durre' ordine. Infatti, se guaidiamo le cose concreta-· me,nte, l'elemento di incertezza della situazione politica nasceva appunto dall'interpretazione degli atteggia– menti dell'on. Moro, che aveva esplicitamente aderito sia alla valutazione della situazione politica della III legislatura repubblicana fatta a suo tempo dall' on.le Fanfani sia alla giustificazione del governo Segni co– me governo "di necessità" fatta dal consiglio nazionale d.c. e dagli altri organi nazionali del partito dopo la crisi Fanfani,: e non era ben chiaro quali fosse~o i.,rap– porti, nella linea politica dell'on. Moro, tra il governo pr,eferito e. quello necessario. L'offerta dell'incarico all'on. Moro avrebbe per– messo di chiarìre questo punto, cioè· di mostrare se ve– ramente era mutata la maggioranza, se si era creata una maggioranza attorno a un'altra formula di governo : se ciò non era avvenuto, allora non restava che ritornare alla formula, precedente che si sarebbe così rivelata in– superata. Invece le cose non sono andate così. All'origine del disordine sta il fatto che, nelle crisi di governo, si contrappongono due diverse concezioni dei poteri dei vari organi dello Stato in relazione alla I

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