l’ordine civile - anno II - n. 2 - 15 gennaio 1960

l'ordine civile di libertà, giustizia, dittJatur-a,democra– zi;,_ ·ecc. e le loro definizioni. A. queSto già largo campionar-io s'è aggiunto nell'ultimo anno il termine di "distensione". _ Esso, inizialmente, entra nel linguag– gio politico co-me espressione di sintesi di uno stato d'animo che muove da,l bas– so; che trova .za sua matrict;, nella vo– lontà di pace dell'umanità prostralia da due guerre sanguinose, della umanità Quella wmanità che non servte pi,ù il valore ed il significato delle f,rontiere, che non crede più alla violenza come generatrice di giustizia fra gli individui, le classi e le nazioni. Ma -l'as-pirazione alla pace, la messa al bando della violenza, è l'antitesi più radicale i],;, qwanto ha voluto ed ha sa– puto esprimere il pensiero e la civiltà moderna. Ed ecco, allora farsi avanti gli epi– goni di quel pensiero e di qualla civ-il– tà - coloro che la ,logica impfocabile della Storia mossa d(!,l pensiero moder– no ha portJato alla gwida dei popoli - impossessarsi di quel moto p,rofondo e trasformarlo, 1 per far-ne •strumento di continuvtà per il loro potere. E' la "distensione" che si concreta in formule politiche, che null'altro espri– mono se non le antitesi radicali su cui si fonda l'instabile equilibrio mondiale del nostro -tempo. Tali formule si rifanno . a concez-id- · ni· e dottrine che nel passato hanno por– tato ai popoli lutti e rovine. Noi siamo contro tale tipo di elabo– razioni della "distensione". Perchè non solamente non rompono co•n U pass,ato, ma tendono a perpetuarne i mo-tivi-gui- ~ da di l ondo; ponendo così le premesse per nuovi sconvolgimenti interni ed in– ternaz"ionali. Peréhé, abbiamo già detto, la "disten– sione", prima ancora che una formula politica è un modo di sentire che affio– ra nei popoli dall'intimo ·.delle coscien– ze individwali, in ap~rta rivolta contro i frutti della "civiltà moderna". In aperta rivolta, anche se per or,a di– sorganica, contro tutte le dottrine che, muovendo da una esaltazione dell'uomo quak centro e signore dell'universo, harmo chiesto ed imposto all'uomo la lotta alla Tr-ascendenza, perchè egli po– tesse divenire padrone assoluto del suo de!Ytino, che doveva compiersi to,talmen– tente nella • immanenza della storia. Ipotizzare, in/ atti, ed· affermare per l'uomo e per la società ,la possibilità di conseguire uno stato di per/ ezione nel– la storw, significava escludere ogni li– mitazione etica nella scelta dei mezzi e degli strumenti di lotta giudic ati ess en~ ziali per il conseguimento di que.ll' ob- . biettivo finale. Significava, anzi, impo-rre come unico metro di valutazione per la liceità mo– rale degli atti dell'individuo e della col– lettività, ,['aderenza o meno degli stessi al disegno di pensiero e di azione che doveva concludere con il raggiungimen- o dii quella meta suprema. E poichè la stessa veniva posta non, solan_iente come po11ibile m,i come:•~~· ta, ecco che ogni atto - . anche il piu ripugnante alla le~ge di coscienza in– nata in ogni uomo - solo che fosse ri– tenuto essenziale per il progresso del– la società verso il suo ultimo fine ter– reno, veniva imposto non solo co,rne ne– cessar.io, ma come atto legittimo. E ' tale posizione _che ritroviamo nel mito e nella dottrina illuministica, se– condo la quale la ·ragione pure univer– sale, concretata nelle formule giur.idi– che, dovei:a organizzare una soci-è.tàper– fetta di diritto. Mito e dottrina che do– vevano cc,ncludere con la "grande rivo– luzione" e con la sanguinosa "epopea" napoleonica. E' tale posizione aU'origine.del mito e della dottrina della scienza sovrana, chreavrebbe -liberato l'uomo dalla schia– vi-tu del lavoro per mezzo della tecnica applicata alla produzione. Mito e do.t– trina· che dovevano-concludere cop,rendo le periferie deUe grandi città di s<!lve di. opifici, nei quali l'uomo, progressiv_a– mente, perdeva la dignità di figlio di Dio. Da essn muflvono i miti e le dottri– ne secondo -le qua1i nazioni dette, era– no chiamate, per diritto, ad im•por-re la loro supremazia sulle altre; ad origa– nizzare una perfetta ed o·rganica socie– tà gerarcb,ica - prima nell'ordine 11n– terno e ,poi nell'ordine internazionale - e che hanno portato ,i massacri della prima e della seconda guerra mondiale. E' tale posizione che ritroviamo nel mito e nella dot;trina della fotta· di clas-. se, deftinata a plasmar-e una ,società per– I etta nel diritto e nella giustizia, che • hanno concluso con l'innalzare a siste– ma il genoòidio ed il lavoro forzato. "Distensione" per la coscienza indi– vidual~ dei popoli -·in qualunque for– ma si esprima ed a qualunque grado di in•tensità - • significa dunque il r.igetto di tutto un passato. Significa 1 aneli-to v·erso forme di orga– nizzazione civile in cui si contem,perino l'ordine e la. libertà; in cui i reggitori dei popoli si sentàno investiti della re– sponsab,ilità di ptJrre alla base del loro oper_are un principio etico che trascen– da la storia, in ·una visione di giusti– zia superiore a cui riportare, e su cui misurare, il valore di ogni obbiet.tJivo a cui far tendere gli sforzi delle comu– nità che sono chiamati a ,governare. . Significa, quindi, rico11,oscere che il· de!Ytino dell'uomo e della società si com– pie -oltre la storia ma nella storia; at– traverso uno sforzo costante di atti in– dividuali e collettivi, che·,abbiano come. fine il creare,_le premesse perché ogni uomo possa intraprendere il giusto cam– mino che concluda con il compimento del suo destino oltre la storia. Ma contro· questo "sentJire" dei popo– li, sta il modo di "considerare" -la "di– stensione" di gran parte di quella che costituisce Za classe dirigente delle gran– di nazioni arbitre dei destini del mondo. Per g,li uomiroi di governo dei grandi paesi d'occidente e del blocco orientale, la "distensione" aÙro non è se non un messe_ a_ttrav•r.•o j,l quale t•ntar• di eoli- pag. 17 seguire quella egemon_ia mondiale, che - nç>nsembra più raggiungibile con la for- za delle armi. • • I capi del blocco orientale hanno, in– fatti, in termini assolutamente chiari, manifestato la volontà di servirsi della "distensione" quale strumento di paci– fica conquista della supremazia asso,luta nel pianeta. Essi sono certi che il clima di disten– sione sarà f ata'le per le strutture. econo– miche e le istituzioni politiche del cain– po avversario; che dalla "dist·ensione" dov-rà passare alla capitolazione avanti al comwnismo. Alcuni dei grandi c-wpidel blocco oc– cidentale sono convinti, per parte loro. che la. "distensione" sarà fatale ,al co• munismo, in quanto lo costringerà ad abbandonare, dietro la pres!Yione dellè masse che domina con la forza, i siste– mi di produz.fone e di governo che han– no pérmesso alla • Russia di • conquistare; in 40 anni, un terzo della popolazione mondiale al co•munismo. Ma allora è fa tale che I.in tale modo di considerare la "distensione", ancora– to alle vecchie concezioni di realizz-a– zione nella Storia di una società pe;fet– ta, non potrà che sfociare, se il sentire dei popoli non avrà· il sopravvento, in nuovi lutti e disastri per l'umanità. Per molti, e fra i più i'nfluenfJi, uomi– ni d'affari deU' occidente e pèr • i te~no– crati russi, ·la "distensione" altro non è se non un modo di raff o;zare le 'Posizio– ni di priviegio che essi hanno costituito per sè all'interno delle rispettive sfere di influenza.· Per gli uni si ,tratterà di sopperire "in •orizzontale" al progressivo esaurì- • mento di possib·ilità ricettive de·i mer– cati interni è tradizionali; ,per gli altri, di. potenziare ulteriormente - attraver– so l'appor-to di nuove tecniche e di nuo– vi mezii - un p,rocesso inteso ad allar– gare sempre p,iù fa larga influenza che essi esercitano sul mondo comunista. Per molta parte degli uomini di cul– tura dell'oriente e deU' occidente,. la "di– stensione" viene considerata come una occasione per scoprire nuove sensaz.ioni, che valgano a sostituire nella loro sen– sibilità, !Ytanca e fossilizzata, schemi e valori invecchiati e superati. Così ,l'intellettuale dell'occidente, do– po una plurisecolare ubria~atura di in– dividualismo, sfociato in forme di psi– cologismo e di solipsismo, "scopre" i valori dplla socialità e del coUettivismo e, così come aveva fatto a suo tempo con l'individualismo, li innalza al rango di valori assoluti. • • E l'in_tellettuale del mondo comuni– sta, abbrutito da una orgia di socialità e di collettivismo, "sco·pre" i v,alor.i del– l'individualismo; ed è portato per esso a dare a tale categoria un valore as– solu,to. Ed è tale tendenza a dare valore asso– luto a motivi che trovano radice ,nella condizione umana che impedisce agli uomini di cultura di cogliere il signifi– cato più vero del travaglio profondo che earatteriii:ta l'umanità contemporanea;

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