l’ordine civile - anno II - n. 1 - 1 gennaio 1960
r ordine civile nelle anime di chi a Lui è vitalmente innestato con il batte– simo, è necessaria la povertà. Senza la povertà, subentra nel- 1 'uomo la cupidigia, che diventa avarizia, quindi usura. onde la legge naturale della proprietà diventa strumento perver– tito di sfruttamento dei poveri e del lavoro altrui, degene– rando in un peccato cl:ie il catechismo che la Chiesa pone tra le mani dei suoi bambini, cataloga tra quelli che grida- no vendetta al cospetto di Dio. ' Se la superbia è madre di tutti i peccati, l'avarizia ne è la radice. Di qui la corsa sfrenata alla moltiplicazione delle tecniche dell'uomo per arricchire sempre più, con il risultato di cadere in una Babele sempre più complessa nel suo con– tinuo rinnovarsi, fino alle convulsioni delle guerre e delle rivoluzioni, fino alla paralisi completa della vita civile, nelle • ombre della morte senza speranza vera di risurrezione alcu– na perchè senza Cristo non c'è più vita. LA POVERTA' NELLA VOCAZIONE CIVILE La povertà, pertanto, richiesta per la perfezione della semplicità della vita cristiana è quella assoluta. E' lecito però all"uomo desiderare ciò che è necessario allo stesso decoro della sua condizione sociale. Ed ecco un passo che sfata il preteso oscurantismo del Cristianesimo e il fanatismo inesi– stente di Savonarola. ccEssendo l'uomo, animale civile, e vi– vendo egli comunemente con gli altri uomini, non deve essere in offensione del prossimo o rendersi inutile alla comu– nità, ma piuttosto farsi membro utile e necessario di quella. Quando dun·que alcuno, o sia principe, o sia cittadino, o sia artefice, non intende di abbandonare il mondo e farsi prete o -religioso, o altrimenti mutare lo stato suo, ma vuole piut– tosto starsi nel secolo e secondo la sua condizione vivere civilmente, se questo tale ave·sse solo quelle cose le quali sono necessarie alla conservazione della vita corporale, non potrebbe decentemente vivere nella sua città. E però, non essendo ad alcuno proibito, anzi piuttosto essendogli coman– dato, di vivere decentemente, non pecca colui il quale cerca di avere ciò che è necessario alla proprietà dello stato suo, a.nche se non fosse indispensabile per la conservazione d~lla vita spirituale o corporale; anzi, non vivendo secondo che è richiesto dalla sua condizione, uscirebbe dall'ordine dovuto, sia perchè si dimostrerebbe un ostentatore di scienza, e sia perchè verrebbe giudicato meglio un ipocrita che un vero cristiano - e così offenderebbe l'animo di molti invece di edificarli - sia perchè si renderebbe inutile alla sua comu– nità, non potendo per questo onestamente esercitare gli uffici della città, i quali esigono vesti idonee, facoltà proporzionate e uomini onorati, e sia ancora perchè non potrebbe sovvenire ai poveri e così fare molti altri beni e utilità » ( pag. 87, n. 10). Ma tra la povertà eroica e questa povertà dell'uomo vivente nell'ordine civile, c'è tutta una zona di movimento che stronca a sua volta le gambe a qualunque riaffiorare dell'ipocrisia di chi, valendosi del dovere, più che del dirit– to, di star bene per fare il bene ( catena delle cariche tutte enormemente retribuite!), si adagia praticamente nell'indo– lenza, protetta dall'omertà, sostenuta dal peculato, stabiliz– zata con la .. tirannide dei partiti e delle clientele, da cui nascerà poi quello che noi ancora eufemisticamente chiamia– mo il dittatore o la dittatura ( non senza un certo compia– cimento di classicismo), mentre Savonarola li chiama esatta– mente e con supremo disprezzo : il tiranno e la tirannìa. Pagine memorabili, a questo proposito, immensamente più scarnificanti e vere del cc Principe >> di Machiavelli, Savo– narola scrive nel suo Reggimento di Firenze, nel quale ognu– no potrebbe vedere una sopra l'altra le fotografie imperi– ture di Hitler, di Mussolini, di Stalin e simili piccoli e grandi emuli. Tornando alla povertà, Savonarola entra in polemica, ben armato di un passo di S. Tommaso d'Aquino. cc E' mani– festo che coloro i quali dicono che S. Tommaso esiga, perché si debba fare elemosina, la povertà estrema da parte di chi riceve e il sacrificio soltanto di ciò che è superfluo da parte di chi deve dare, è in errore. Questo, oltre ad essere contro la mente di S. Tommaso' (se~unda secunde, q. XXXII, a. 5), è molto irrazionale, perché a colui che è in estrema ne·cessità dobbiamo dare non solo del superfluo, ma anche di •ciò che è necessario alla decenza del nostro stato,, se non proprio quel– lo. che è necessario per la nostra stessa vita. Poichè, secondo ,pag. 9 l'ordine della canta, la vita del prossimo è pm preziosa della decenza del proprio stato. Si deve piuttosto conservare la vita del prossimo, che non, la decenza del· proprio stato, tanto più che a un'estrema necessità può ciascuno con poco suo danno provvedere, il quale danno si potrà poi con poca difficoltà ricuperare. E sarebbe davvero assai contro la carità non volere sostenere qualche poco danno per conservare la • vita del prossimo. Onde dice S. Ambrogio: "Nutri colui che si muore di fame, perchè. se non lo nutri, lo uccidi" >>. ( pag. 94, n. 30 seg.). L'ER,RORE iDE,LLA SOCIETA' MODERNA Alla luce di questi principi, è chiara l'aberrazione della società moderna la quale, nelle codificazioni mercantilistiche dell'aristocratica Inghilterra e in quelle napoleoniche delle nazioni borghesi del Continente, ignora l'uso comune dei beni e l'espropriazione al di là della decenza, quando si trat– ta di dare il pane a chi muore di fame. Peggio che mai, le modernissime codificazioni laburiste o socialiste o comuni– ste le quali distruggono in radice, blandamente o violente– mente, il diritto di. proprietà che è fondamento di· ordine di natura e fonte esteriore della carità, cioè dell'amore di Dio. L'attuale distensione tra mondo capitalistico e mondo comunista, potrebbe essere un'.occasione d'oro per l'attuazione del Cristianesimo così come è proposto da ::ìavonarola nel suo trattato qui esaminato, grazie soprattutto agli innumere– voli Martiri e ai tanti non meno numerosi e ignoti Confes– sori della Fede, che in questi ultimi trent'anni hanno silen– ziosamente operato al di là della cortina di ferro e di. quella di bambù. Ma potrebbe anche essere un gravissimo inganno all'umanità intera la quale, dal mutuo accordo dei du.e cugi– ni laicisti, entrambi apostati dalla fede cattolica o neppure nati in quella cristiana, verrebbe defraudata ancora una volta nel suo anelito grandioso !r doloroso verso il Cristo e la sua grazia. Nulla di nuovo, d'altronde, sotto il sole: la 'filosofia più diffusa è sempre stata l'epicurea e la cinica, almeno in modo spiccio e spontaneo. Socrate, Platone e Aristotele sono per le accademie e per i tentativi in tempo di pace, salva la costante, maestosa costruzione che la Chiesa cattolica va compiendo, servendosi anche di quelle pietre, lungo il corso dei secoli. Ma godersi la vita è lo scopo dei più e, come si può notare con .sorpresa, persino una questione ,di onore. Le case nuove di questa sedicente civiltà moderna, nel segno di un NO pauroso al Cristianesimo, sembrano case di spettri o sepolcri di vetro in cui la luce al neon dà a ognuno l'aspetto di cadaveri ambulanti. Ma la gente vi è ben viva, preoccupata soltanto della vita del proprio corpo, come se non si dovesse morire mai, come se la giustizi'à di Dio, che proprio nelle morte ha il suo ·momento culminante, non do– vesse mai venire. Televisore, radio, radiolina e radiotascabile, elettrodo– mestici, riscaldamènto centrale a carbone o a nafta, con sup– plemento elettrico, telefono, citofono, luce, gas, orologio al polso, rasolet, dentifrici, saponette, bagno, scarpe e vestiti per ogni stagione, la macchina e il micromotore : alloggio con entrata, tinello, cucina, toeletta, sala, camera da letto, cantinato e solaio: tutto questo come minimo civile, già dif– fusissimo nei Paesi della distensione e di prossima violenta • realizzazione per tutti: per l'ingegnere come per il mano– vale, per il cow boy (vaccaro) come per il mugic "(bracciante). E di queste case dal benessere equivoco e mai sazio, dove la semplicità della sana povertà della miglior vita che si dia, è odiata appena venga conosciuta, la guardia silente e tirannica è la morte bianca : la morte che uccide i figli appena per sbaglio siano concepiti, perchè nel codice di que– sta civiltà non an,cor scritto ma ,già largamente praticato, i nascituri sono già macchiati del delitto di minacciare il livello del raggiunto benessere e gli ulteriori progressi del più esoso e feroce egoismo. Il risultato della vita cristiana, spiega Savonarola nell'ul– tima parte del suo libro, è la felicità: ciò per cui l'uomo è stato creato, perchè la stessa gloria di Dio si manifesta nel– la felicità dell'uomo che Egli ha creato a sua immagine· e somiglianza e ha destinato a divenire simile a Lui. La dimostrazione di Savonarola, che si muove tutta quan– ta sugli schemi di S. Tommaso d'Aquino, di una ben nota parte della Somma Teologica, stabilisce un presupposto molto realistico : cc Tutti si muovono per sfuggire la miseria .e con-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy