l’ordine civile - anno II - n. 1 - 1 gennaio 1960
pag. 22 l' o~dine cìvile -------,------,------~----------------------------~_:::_:_~:.::::__..:::.:~~ ti a volte così radicali, ai quali abbia– mo accennato; è· ciò è sufficiente a di– mostrare quanto esso sia vali,do. DAMIANO FucINESE "Estate violenta,, Millenovecentoquarantatrè: la guer~ ra è ormai perduta, gli Americani so– no in Sicilia. Bombardamenti, sfollati', miseria. Ma la fase più tragica non è ancora giunta. E' luglio e sulla spiag– gia di Riccione bivaccano, indecisi fra la noia e l'allegria, gli ultimi figli di papà, imboscati. Una bimba, spaventata da un aereo -che ha sorvolato· a bassis– sima quota la ·spiaggia, corre a r-ifu– giarsi fra le braccia ,di Carlo. Il gio– vane, figlio di un alto gerarca e ripetu– tamente sfuggito alla leva, conosce così la giovane madre della bambina, vedo– va di una medaglia d'oro. In quell'esta– te violenta una storia d'amore si -so– vrappone a fatti noti: la caduta di lVIus– solini, gli assalti alle cc Case del Fa– scio )), In cerca di un'oasi di tranquilli– ià i due amanti tenteranno la fuga su un treno carico di gente sino all'inve– rosimile. Poi, ad una. fermata, un'in~ cursione aerea bersaglia i binari, mi– traglia i passeggeri scesi dai treni in preda al panico. La donna deve torna– re al.la -sua bambina 1asciata a Riccio– ne. Carlo la saluta tra il fumo e le im– magini macabre della recente incur– sione. « Estate violenta >) forse è già ap- parso da queste sommarie indicazioni - segue la. formula di una storia d'a– more giocata su uno sfondo storico ac– cennato per allusioni, come un con– trappunto che solo di cmando in quan– do assurge al ruo-lo di protagonista. Analogamente a « J1 generale Della Ro– vere )); anche questo film ripete episodi che appartennero -all'epopea neoreali– sta.' Ma _ qui e13sistanno in definitiva a rappresentare il momento storico in cui la vicenda dei ,due protagonisti si col– loca. Anche se sarebbe errato parlare solo di uno cc sfondo )), proprio perchè la vi,cenda della_ tentata « evasione )) e dell'inevitabilità di uno scontro con la realtà, -con le proprie responsabilità, ri– ceve un suo senso ed un suQ veso uro– prio da questi episodi secondari. Così, fuori dal clima erQico del neorealismo, la caduta del Duce, la_ guerra, la fuga dei grossi gerarchi, le rappresaglie eser– citate sui piccoli, il clima della guerra, sono osservati -con gli ocçhi sbigottiti e confusi .di un semplice testimone, che_ si limita a registrarli nella loro muta irrazionalità, troppo· doloròsamente compartecipe per tra·sfigurarli in epo– pea, troppo tragicamente contempora– neo per .giull'gere alla ,comprensione sto– rica. In certo senso è il primo film ita– liano di questi ultimi anni, amhientato durante 1·a guerra, che ·della guerra -sap– pia cogliere soltanto quei minori epi– so-di di -esperienza comune, così come furono avvertiti in provincia, quale _drammatico riverbero •di eventi « ro• mani )) conosciuti soio ·attraverso le vo- biblioteca inob1anco ci ufficiali o •le indiscrezioni mormo– rate. La bellissima sequenza finale ( il bombardamento della stazione) salda insieme le due realtà, le due storie: e il « sottofondo >) diviene il vero pro– tagonista. E' una sequenza allucinante, di una saggezza est1rema, che non ripe– te nessuno dei magniloquenti effetti a cui, da qualche anno, i film di guerra alla Ald-rich -ci hanrto abituato, ma che tocca delle punte emotive molto· in– tense. Penso che non sarà affatto difficile trovare alcune pecche .in questo film: un certo ristagno nella seconda parte, piccole sviste ,d'ambientazione cronolo– ·gica, un -certo genericismo nelle battu– te e in qul!,lche personaggio di contorno (il gruppo dei giovani). Tuttavia non esitiamo a considerarlo di notevole in– teresse, innanzi tutto per aver isolato con tanta chiarezza un « tempo )J di un'atmosfera ormai non molto vicina, poi per il fatto di essere stato girato quasi interamente « in esterni )> e non a Roma, ma su un paesaggio nuovo, di provincia, con un gusto dell'inquadra– tura che rifiuta nettamente qualsiasi compiacenza di illustrazione: la « pro• vincia )) -dei « vitelloni ii felliniani è di– ventata qui uno « spazio >) spirituale, fatto di -cancellate, capanni, strisce di sabbia ,da spiagga « 'Littorio >), libero da riferimenti troppo precisi, dal riempi- tivo delle «· macchiètte J,.· ' Ricordavamo di Zurlini il suo primo ed unico '1ungomet~a,ggio, quello spiri- , toso « Le ragazze di San Frediano )J che era riuscito, in· un; tempo di « strapae– se >) cinematografiJo, a sollevare d~lla morta gora del macchiettismo alcuni fe. • lici' aspetti -di costume, anche se trat– tati con un non eccessivo impegno uma– no. Dopo un inc-oinprensibile ~ilenzio di alcuni anni ci troviamo ora di fron– te ad uno stile raffinato, ma agli anti– podi del virtuosism'o, che ha tenuto con– to delle più recenti esperienze francesi, precisate e sfrondate di tutto ciò che di inutile e di compiaciuto vi è in esse { a,d eccezione di un residuo torbido erotismo qua e là rion pienamente giu– stificato). Quel mo-do di tagliare l'in– quadratura su primissimi piani rivela finalmente un regista che sappia legge– re dei volti; che sappia intuire e _descri– vere ,degli sguardi, che non abbia pau– ra delle pause. N o'n a caso J ean-Luis Trintignant può per la prima •volta chiamarsi un attore,' e capa-ce di punte espressive notevoli. Eleonora Rossi-Dra– go dà un'interpretazione ammirevole, certamente la migli-ore prova della sua lunga ma non sempre fortunata carrie– ra cinematografica.· LEANDRO CASTELLANI Natali sconsacrati Il N atal_e e le feste di fine d'anno hanno documentato, una volta di uiù, come si diffonde sempre più capillar– mente, un atteggiamento paganeggiante ed edonistico dinanzi alle celebrazioni di uno dei più grandi misteri del Cri- stianesimo •Non è il Signore che s1 mcarna m1- ziando la redenzione del genere umano quello che si festeggia, nè il tempo di avvento è la preparazione al più subli– me miracolo: l'Avvento si consuma in una corsa pazza tra ne'gozi e grandi ma– gazzini, 'i rosari sono sostituiti dalle file di palle multicolori; l'augurio di pace e di vita cristiana viene soppian– tato dalle Cristma's Cards; la dramma– tica e illuminata figura dello Sp~so di Maria cede a quella panciuta e idiota , di Papà Natale; la comunione con Cri– sto e la Chiesa ~ appena una formalità molto meno importante del tradiziona– le « cenone >) e la vigilia di meditazio~ ne e preghiera costituisce soltanto un pretesto per cucinare il pesce nei modi . più insoliti. Il Presepe non viene più costruito ·nelle case dalle mani pazienti del padre e da quelle gioiose dei figìi quasi per partecipare più -sensibilmen– te al mistero che è per compiersi: l'al– bero ·a-cguistato al mercato e distibui– to dal ministero, decorato di fronzoli e luci, è una novità ben più interessa_nte. Non c'è alcun bisogno di star quì a· ricordare come il Natale _sia ben altro da tutto ciò, ma gioverà far notare co– me questo modo di celebrarlo ·(babbo natale, alberi decorati e Cristma's Cards) si sia -diffuso nell'immediato do• poguerra dopo il contatto violento, qua– -si drammatÌ<co, -con le truppe d'occupa– zione protestanti, come cioè, ci sia in tutto ciò uno spirito protestante che dispiacerebbe forse a Lutero, ma che costituisce l'esatta •conseguenza della cosidetta riforma. Dal protestantesimo, al positivismo scientista, allo sciocco edonismo prag– matista il pro'gresso è logico: e non si può non constatare come, nelle sue estreme e dannosissime conseguenze, ( quelle menò visibili e, più pericolose), un ce:r.toneo-paganesimo sia radicato nel costume e nella cultura contemporanea. Che si debba poi constatarlo proprio in occasione del Natale, ebbene è ancor più doloroso e drammatico. Così come non è certo piacevole vedere che c'è chi intende la pace ecumenica come un patetico •« volemose bene )> i,n cui la Chiesa Cattolica ceda la sua prerog~tiva di verità eterna per barattarla con i si– muÌa•cri della moda d'Oriente, -dallo Zen allo Yoga, combinati con gli antichi er– rori del razionalismo occidentale. M.B. I gazzettieri Sembra che lo Scià di Persia abbia finalmente trovato la donna capace di dargli l'atteso erede ma-schio. Ognuno fa quello -che vuole, ripudia moglie e rie -cerca un'altra, -e Reza Palhevi era nel suo diritto ( che poi abbia fatto bene o male era un altro ,discorso) spo– sando la giovane Farah Diba. Chi ·però non· aveva alcun diritto di comportarsi come si è comportata è la stampa, specia'lmente quella· -cosiddet– ta indipedente e i rotocalchi. Inviati speciali, pagine e pagine di foto e di testo : il tutto per dire che
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