l'ordine civile - anno I - n. 12 - 15 dicembre 1959
l'online civile fonda e complessa l'azione svolta in cinquant'anni da Mi– glioli; è di-fficile per esempio afferrare l'enorme portata cli una delle più grandi vittorie dei· contadini· nel primo quarto di secolo, il Lodo Bianchi, che fu proprio opera di Miglioli. Eppure il Lodo Bianchi segna non solo il culmine di tutta una serie di lotte vittoriose delle ccleghe bianche » ma è il primo e forse l'unico passo fatto per una. organica com– partecipazione dei contadini alla direzione dell'azienda ( e non solo agli utili). Altto spazio ed altro tempo .ci vorrebbero per illustrare l'opera di Miglioli e anche per discuterne i difetti .. Ma alcune poche cose, ancora, vogliamo ricordare. Prima di tutto che i democratici cristiani non solo non lo vollero ammettere nelle file del loro partito, nonostante la domanda che Egli fece nel febbraio del 1946, e che fu accolta dalla Federazione di Cremona ( vedi lettera del 4 marzo del Segretario provinciale avv. Rizzo), ma non vol– lero neanche ammetterlo ad assistere ai lavori del loro Con– gresso del '46 come semplice spettatore ( vedi carteggio con De Gasperi), preoccupati forse che una pàrte dell'assemblea gli tributasse quelle accoglienze trionfali che gli furono tri– butate al suo ingresso ( anch'esso contrastatissimo) nel Par• 'tito popolare rendendo impossibile alla Direzione ogni rifiu– to successivo. Quanto alla Sua criticatissima adesione al Fronte, inve– ce di entrare nel merito ad essa ci pare utile ripetere quanto Egli disse in proposito: cc... per la verità se accettai di esserne candidato, mi "pinse a questa decisione una conside– razione principale: utilizzare il grande agone elettorale, per riaffermare il più possibile le due maggiori aspirazioni della mia vita: una integrale riforma -delle sorti economiche e sociali dei nostri contadini; rieducare in essi quel senso cristiano, insito nella loro natura, che io ho riconosciuto costituire un fattore grandissimo di ogni loro progresso. Tut– ta la mia propaganda si aggirò intorno a queste idee, la cui accoglienza, spesso commovente, valeva per me più di ogni vittoria. Tu mi scrivi ( egli dice a Grieco) che dal quel 18 aprile è sorto fra noi un dissenso politico, accentuato da mo– tivi psicologici, quale quello deplorato e deplorevole della mia mancata elezione. No, caro Grieco. Tu erri. Andai alle elezioni senza chiedere nulla, i>ierchè ero dominato da quel– lo che ti ,ho detto. •Evitai. di guardare, quanto di fatalmente meschino avveniva intorno a me e mi colpiva; tanto che quando la stampa lo denunciò io mentii per negarlo >>. • Non solo m~ quando un amico gli documentò durante le elezioni, appunto, come dai suoi compagni di lista avve– nisse proprio il sabotaggio della sua elezione egli rispose « lo so, e per questo ho potuto accettare di essere candidato, perchè non avrò una contropartita personale; io sono trop• po cattolico e troppo facilmente collegabile ai contadini cat– tolici ... non vedi come è più facile sostenere dei repubblicani e dei socialdemocratici dissidenti, magari massoni!. D'al– tronde che potevo fare, lo sai che nell'altro fronte sono pre– senti tutti gli agrari italiani ». Per queste sue posizi-on{, nonostante i suoi legami per– sonali, la polemica con i comunisti andò crescendo, ma non mai su un piano demagogico, sempre su un piano . concreto. Egli polemizza con le smistre sulla base di errori che egli imputa loro di aver commesso nell'azione di ogni giorno per dei motivi, a suo modo di vedere, ideologici (il « mistero del contadino ... castigo del comunista »). Ma la sua polemica con gli altri avversari non scema per questo di vigore. Egli disse negli ultimi giorni di vita al suo amico figlioccio e medico curante Guido Castelli : biblibtecaginobianco pag. 7 « nessuno potrà convincermi dopo cinquant'anYJi· ili lotte con– tadine che possano tranquillamente convivere nello stesso partito gli agrari e i contadini senza che questo primo o poi subisca delle profonde involuzioni o si spacchi in ,due. E non mi si venga a ricordare il Par!~o popolare, che era ben altra cosa da quello che vorrebbero essere coloro che parlano in suo nome e che a breve scadenza per S4?prav– vivere dovranno rinnegare i suoi capisaldi: la proporzionale, la riforma agraria e il regionalismo >>. Egli fece tutti i tentativi pèr mantenere fino alla fine la sua azione nei termini il più possibile concreti. L'ultimo suo esperimento, quello deU'avanguardie cristiane, sul piano amministrativo, fu coraggioso, ma respinto da tutti, democri– stiani e comunisti. Era destino che egli dovesse, così come era sorto, tra– montare, isolato. Molti indubbiamente furono i suoi errori· e non ultimo quello di una certa deformazione « 'contadina >>; egli voleva risolveré tutti i problemi secondo una tecnica politica che peccava nettamente di contadinismo. Un altro suo errore fu quello di illudersi di poter tra• scinare •i suoi alleati, mutevoli, ,sulle sue posizioni. Un ultimo errore (ohe forse fu anche il suo più gra-nde valore morale) fu quello di un troppo assoluto disinteresse per le cariche e per le sistemazioni economiche che lo portò spesso ,ad un'azione senza delle solide strutture, anch(;) per• sonali, ed a morire letteralmente di fame. Abbiamo fatto delle brevi notazioni su Miglioli e spe– riamo comunque di poter riprendere ampiamente il discorso su di lui, sulla· sua vita, sulle sue opere. Ma ci premeva non lasciare il discorso nel limite di un necrologio più o ·meno occasionale. Il problema contadino è forse il problema più complesso e meno risolto nella faticosa costruzione in Italia di uno Stato democratico. Guido Mi– glioli aveva lanciato delle parole d'ordine, non tutte forse completamente accettabili, tutte però -comunque profonda– mente riflettenti la reale situazione del mondo contadino. Non ci sembra, non solo onesto, ma .neanche politica– mente utile a nessuno che voglia veramente costruire in Ita– lia una realtà democratica, non rendersi conto che, all'orga– nica soluzione del problema contadino, questa costruzione è legata; non a « uno scorporo in più o uno scorporo in me– no >> ma all'inserimento operante del contadino nella dire– zione dello Stato. Dice lo Zanibelli, nella sua introduzione al libro sul carteggio Miglioli-Grieco, che per Miglioli 1~ lotta contadina ha una sua propria autonomia e ragion d'es• sere è si impone attraverso una conquista che viene dal basso, che si inserisce nella natura delle cose, che gradual– mente sviluppa la p·ersonalità umana secondo le leggi natu– rali dell'uomo e dell'economia. E' proprio il problema di questa personalità del conta– dino che stava a cuore di Guido Miglioli in tutta la sua profonda essenza. Egli scriv•e a-ppunto: e< la personalità indistruttibile del contadino russo, la quale io sono certo resisterà contro ogni tentativo, per quante sapiente, di annullarla, e quella del nostro contadino, deve ormai essere riconosciuta e sancita , da quelle riforme che immettano tutte le categorie conta– dine, tutti i contadini il più possibile, nel possesso della ter– ra, nella sua coltivazione diretta, nella gestione dei suoi frut- ti, avvantaggiandosi di tutte le risorse di queHa solidarietà, che non ha termine agli effetti del 'miglioramento tecn'ico dello sviluppo economico, delle conquiste sociali. Questa ·è rivoluzione cristiana >>.
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